Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 29 gennaio
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Pinocchio ha cambiato mestiere: il burattino di Collodi diventato l’icona dei mentitori ora fa il benzinaio. E in questa veste è il protagonista della copertina del nuovo numero de L’Espresso. “Un pieno di bugie” è il titolo, che rimanda a un’inchiesta di Vittorio Malagutti sulle vere cause dei rincari della benzina che stanno mettendo in crisi il Paese: non solo speculazioni e tasse ma gli impianti di raffinazione vecchi e piccoli e un intero settore che ha urgente bisogno di una riforma. Per la politica, Susanna Turco racconta i guai del partito-famglia di Giorgia Meloni, sempre più diviso; Carlo Tecce racconta lo scambio tra gas algerino e armi italiane; Goffredo Bettini invita il Pd a unire questione morale e democrazie; Giorgio Chigi presenta i comunicatori che guidano le strategie dei leader.
Eugenio Occorsio spiega perché, malgrado le promesse fatte in campagna elettorale, al governo serve tenersi buona l’Europa, mentre Alberto Bruschini invita a non perdere tempo nel ratificare il Mes. E Sergio Rizzo rivela che, con il governo di destra, l’Autorità anticorruzione è caduta nel dimenticatoio.
Gianfrancesco Turano racconta il declino della borghesia, ora che i grandi industriali hanno perso prestigio e i nuovi ricchi non arrivano al potere. Tra nuova ricchezze e nuove povertà, sottolinea Alessandro Mauro Rossi nel suo editoriale, l’unica garanzia di salvezza è la creatività.
Dagli Stati Uniti arrivano le prove del traffico di reperti greco-romani che coinvolge il Metropolitan Museum di New York: la rete dei complici, scrivono Paolo Biondani e Leo Sisti, nell’inchiesta esclusiva condotta con il consorzio giornalistico Icij, arriva fino all’Italia. E svela il ruolo di un ricco mercante siciliano sospettato di avere legami con Matteo Messina Denaro.
Intanto Enrico Bellavia ricostruisce contatti e trame della mafia nel nord del Paese: tocca alla società civile, commenta Nicola Graziano, combattere infiltrazioni di questo genere.
Gli opinionisti si concentrano sulla riforma fiscale (Carlo Cottarelli), sul carcere duro (Diletta Bellotti), sulla lentezza nel Parlamento nel formare le commissioni d’inchiesta (Virman Cusenza). Maurizio Costanzo scrive di notizie curiose su uomini e animali, Francesca Barra racconta il sogno realizzato dell’egiziano Remon Karam. Bianca Senatore dà la parola a Harry, uno dei migranti arrivati in Spagna seduti sul timone di una petroliera. Gloria Riva fa parlare il dipendente della Atm licenziato e processato dopo aver denunciato la truffa sui biglietti dell’autobus. Sabato Angieri si fa raccontare da una donna ucraina le torture subite dai russi. E Matteo Novarini fa il punto sui licenziamenti dei colossi della tecnologia.
E L’Espresso chiude con un’inchiesta di Simone Alliva sull’ossessione per la bellezza alimentata dai social (ormai solo i bambini sono liberi e quindi belli, commenta Toscani). Giuseppe Fantasia annuncia le novità della rassegna bolognese Arte Fiera, Claudia Catalli chiacchiera con il regista Damien Chazelle, Federico Morgantini intervista Marco Montemagno, campione di social media e di comunicazione.
Il 7 febbraio inizia il Festival di Sanremo: L’Espresso lo racconta con un’intervista a Levante (di Emanuele Coen), un commento sul cerchiobottismo di questa edizione (di Beatrice Dondi) e un focus (di Angiola Codacci-Pisanelli) sulle strade che hanno portato sul palcoscenico della kermesse i protagonisti di quest’anno: tra X Factor, Youtube, e il conservatorio.