Scioperi Italpizza, i giudici: “I danni li paghi il SiCobas”

A PROCESSO – In caso di condanna rifonderà 500 mila

DI LEONARDO BISON 
5 OTTOBRE 2022
È iniziato con un colpo di scena il processo, nel Tribunale di Modena, per gli scontri e gli scioperi avvenuti tra l’autunno 2018 e l’estate del 2019 davanti ai cancelli di Italpizza, il colosso della produzione di pizze surgelate, con un fatturato da 166 milioni nel 2021. Processo che parte dalle denunce dell’azienda, costituitasi parte civile, che chiede 500 mila euro di danni al sindacato Si Cobas, principale animatore delle proteste che tra blocchi, scioperi, picchetti e denunce mediatiche aveva portato all’internalizzazione di parte dei lavoratori (e soprattutto lavoratrici, in larga parte straniere) e adeguamenti contrattuali, ma anche a “danni alla società e al territorio” secondo gli avvocati di parte civile.Nell’udienza preliminare tenutasi nel pomeriggio di lunedì, il giudice, oltre a rinviare a giudizio 66 persone, sindacalisti e lavoratori, per reati quali violenza privata, resistenza aggravata e manifestazione non autorizzata, ha ammesso la possibilità di processare il sindacato come responsabile civile di tutti i reati contestati. In sostanza, il tribunale non solo concede a Italpizza la possibilità di vedersi risarciti i danni derivati dai ritardi nelle consegne dovuti ai blocchi, ma anche da tutti gli altri reati avvenuti “in piazza”. Come notano i Si Cobas in un comunicato stampa, in breve “se un imputato venisse riconosciuto colpevole, ad esempio, di aver mandato a quel paese un ispettore, non solo dovrebbe scontare la condanna penale, ma anche risarcire Italpizza”. Si tratta di un precedente assoluto per l’applicazione della responsabilità civile in senso così ampio, su tutti i reati contestati, e con possibilità che il sindacato scioperante si veda costretto a risarcire i danni all’azienda.Nonostante la difesa dei Si Cobas si dica fiduciosa e pronta a dimostrare nel processo che le accuse sono prive di fondamento, al di là dell’esito processuale, un’applicazione giurisprudenziale così innovativa ha allarmato il sindacato. Secondo Tiziano Loreti, delegato Si Cobas, che contattato dal Fatto non nasconde lo stupore per la decisione del giudice, l’ammissione della responsabilità civile in un processo simile non riguarda solo gli accusati o i Si Cobas, ma piuttosto è una questione “che ha a che fare con la democrazia e, quindi, con la possibilità di fare attività sindacale”. Una richiesta di 500 mila euro è in grado di minare le fondamenta di qualsiasi attività conflittuale per i diritti dei lavoratori.

Il processo in corso a Modena è il primo di tre filoni aperti nel 2019, in seguito alle denunce di Italpizza e alle indagini della Procura (che hanno portato a un totale di oltre 120 indagati), seguite ai lunghi mesi di scioperi e lotte davanti ai cancelli di Italpizza.

Gli scioperi nascevano perché l’azienda, in costante crescita dal 2007 e presente con le sue pizze in oltre 55 Paesi, applicava ai dipendenti e ai lavoratori in appalto il contratto Multiservizi e non quello di settore, ottenendo una compressione degli stipendi del 40% circa, oltre ad avere solo una piccola percentuale del personale internalizzato.

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