PREMIO GIORNALISTICO FRANCESCO LANDOLFO

Passione. Per il giornalismo, per la natura, per i giovani. L’essenza di una vita racchiusa in una parola. Quella più utilizzata per tracciare il profilo umano e professionale di Francesco Landolfo, vicedirettore del Roma e segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania scomparso 14 anni fa, nel cui nome è stata celebrata, mercoledì 3 febbraio, la nona edizione del premio di giornalismo a lui intitolato. Una cerimonia a porte chiuse, aperta solo ai premiati e ai componenti della giuria, nel rispetto delle vigenti normative anticovid.

Nella sala dell’Istituto di cultura meridionale di Napoli, debitamente distanziati, sono intervenuti il direttore del Roma, Antonio Sasso che ha portato il saluto dell’avvocato Gennaro Famiglietti, presidente dell’Istituto; il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Ottavio Lucarelli; il segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri; Gerardo Ausiello, consigliere nazionale Fnsi e Antonella Monaco, consigliera nazionale Unarga. I saluti finali affidati a Geppina Landolfo, figlia di Francesco e presidente di Arga Campania, che ha dato appuntamento alla prossima edizione, quella del decennale, nella speranza che la cerimonia possa essere aperta al pubblico.

Poi spazio ai premiati, per tracciare uno spaccato sulla professione e le sfide che la attendono. Per la carta stampata il riconoscimento è andato ex aequo a Stefano Renna per ‘Castel Volturno, gli invisibili al tempo del virus’ (la Repubblica) e a Dario Sautto per ‘Il pm ferma i lavori nella Valle dei Mulini: «Paesaggio a rischio»’ (Il Mattino). Per la radio-televisione a Davide Uccella per ‘Scampia tra Vele e integrazione’ (Vg21, Canale21). Per il web (ex aequo) a Rosario Balestrieri per ‘Potature pericolose: a rischio la salute degli alberi e la nostra incolumità’ (NapoliToday) e a Giuseppe Delle Cave per ‘L’ultimo samurai delle vigne flegree’ (Roma online).

Nell’ambito del premio viene assegnata ogni anno una targa nel ricordo del giornalista Gianpaolo Necco, consigliere nazionale Fnsi e Unarga, che quest’anno è andata a Raffaele Perrotta per ‘Pattumiera Vesuvio, vergogna senza fine’ (Il Mattino).

Collaboratori del Mattino in stato di agitazione: «Azienda riveda decisioni»

Dopo l’ennesimo taglio dei compensi da parte del Mattino di Napoli, i collaboratori della provincia di Salerno ai quali si sono aggiunti anche quelli delle altre province scrivono all’azienda chiedendo di tornare sui propri passi e proclamano lo stato di agitazione. Chiediamo una revisione delle decisioni assunte e chiediamo l’apertura anche di una discussione intorno al futuro di questo pezzo di Mattino che siamo tutti noi collaboratori, scrivono. Il Sindacato dei giornalisti, che ha fatto richiesta di incontro all’azienda, sarà al loro fianco in ogni sede per la tutela della loro dignità e del loro lavoro. Nei prossimi giorni sarà organizzata una assemblea sul lavoro autonomo e sulle iniziative da intraprendere nella vertenza.

LA LETTERA DEI COLLABORATORI

Il quarto taglio operato in pochissimo tempo ai nostri compensi, già minimal, costituisce un ulteriore depauperamento di quella dignità del lavoro che da sempre proviamo, e con fatica, a tenere alta con il nostro impegno quotidiano. La crisi dell’azienda, addotta quale giustificazione di una misura di tal genere, è una crisi anche nostra. Anzi, per noi è una crisi doppia, che diventa tripla per i collaboratori della provincia. Il taglio costituisce infatti la scure con cui ci avete saettato in un momento che già è di per sé di difficoltà, considerando che i nostri guadagni (?) sono estremamente ridotti. Se in ogni luogo si prova a tutelare i lavoratori dalla pandemia, dai licenziamenti, dalla riduzione del lavoro in generale, nel nostro caso non solo non siamo tutelati ma si fa pesare sull’elemento più debole la crisi stessa. Inoltre si opera una differenziazione tra collaboratori della provincia e quelli di Napoli. Ecco la terza beffa che si aggiunge.

Siamo giornalisti senza tutele e pienamente nelle mani di un editore che, nei fatti, taglia come vuole, quando vuole e quanto vuole. Uno stato di cose che non tutela minimamente i collaboratori, pur lavorando ogni giorno con quell’impegno e quella dedizione che rappresentano il cuore pulsante della credibilità del nostro giornale. Ed è grave che tutto ciò accade anche in un momento di rischi altissimi per la nostra salute, rischi che corriamo per rendere informazioni corrette, precise, diffuse ai cittadini e quindi al nostro giornale. Sì, il nostro giornale, perché noi, al di là di tutto lo sentiamo tale. Lo sentiamo NOSTRO. Ma non sentiamo da parte dell’editore lo stesso senso di appartenenza e rispetto verso di noi, la nostra professionalità, le nostre persone.

Siamo consci che è fondamentale cambiare le regole di questo lavoro o saremo sempre merce per gli editori. Ciò che accade a noi del Mattino non è poi così distante da ciò che accade anche ad altri. Ma fino a quando potrà accadere? Fino a quando non si riconoscerà questo come lavoro da strutturare concretamente all’interno di un’azienda a cui tantissimi di noi appartengono anche da molti e molti anni? Come pensiamo che giovani leve possano avvicinarsi?

Chiediamo quindi una revisione delle decisioni assunte e chiediamo l’apertura anche di una discussione intorno al futuro di questo pezzo di Mattino, che siamo tutti noi collaboratori. Coloro che ogni giorno sono sui territori, coloro che ogni giorno incontrano ed ascoltano le persone consentendo al NOSTRO quotidiano di essere radicato ed autorevole. Se siamo autorevoli noi, con il nostro impegno, che auspichiamo riconosciuto anche sul piano economico, lo è anche il giornale, lo è anche la testata, lo sono anche i redattori, lo è anche l’editore. In un momento di assenza totale di credibilità della politica, ma anche di una parte dell’informazione, vogliamo lavorare per essere diversi, grazie a quell’impegno che da sempre ci contraddistingue, ma che, evidentemente, non ci vuole essere riconosciuto.

Fatou Diako presidente di Articolo21 Campania

Nel novero delle sue ultime iniziative ci sono stati i progetti di raccordo con Action Aid Italia “SEEDS” ossia SEMI, le Associazioni della Diaspora e Associazioni locali di immigrati, al fine di sostenere, in pieno periodo Covid, le famiglie, non solo immigrate, ma anche italiane (!), attanagliate dal precariato, offrendo loro beni alimentari e coinvolgendoli in un percorso partecipativo per orientare la ripartenza durante la pandemia. Sarà Fatou Diako la nuova Presidente di Articolo21 Campania. Per la prima volta un’attivista della Costa D’Avorio, da anni cittadina a Napoli, presiede un’associazione di giornalisti che lotta per la libertà di stampa e in difesa degli ultimi. La nomina è stata comunicata da Désirée Klain  (portavoce di Articolo21 per la Campania), che l’ha fortemente voluta presidente dello stesso distretto. A Fatou Diako sono arrivati anche gli auguri del segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, e di tutto il direttivo, che con Articolo21 ha una intensa collaborazione.

“Questa investitura –  ha detto la Diako – mi rende felice e orgogliosa, anche perché non sarò più sola nelle mie battaglie quotidiane, sempre più difficili da sostenere in questo momento storico. Quando si dice ‘aiutateli a casa loro’, non si capisce che in molti paesi la terra dove si vive sta bruciando e non si può fare altro che scappare!”. “In questo senso quello che è accaduto in tribunale stamattina al fratello Hilarry Sedu ha detto ancora l’attivista ivoriana –   è un fatto intollerabile, che ci dimostra che certe forme di pregiudizio, sono ancora diffuse, anche in luoghi dove dovrebbe regnare la giustizia. Mi auguro che questa brutta vicenda si risolva in tempi veloci e che l’avvocato e consigliere dell’ordine riceva le doverose scuse”

“Sono tanti i progetti portati avanti, in questi anni, con Fatou ha raccontato la Klain ammiro la sua grinta e professionalità. Insieme faremo una piccola rivoluzione, accendendo una luce ancora più forte sugli ultimi. Nella città dell’accoglienza e dai porti aperti. Un’avventura dove saranno insieme professionisti dell’informazione e della solidarietà, all’insegna dell’integrazione e per una nuova rinascita”.

Nata in Ouragahio (Costa d’Avorio), dove ha vissuto fino a trasferirsi a Napoli, al seguito del marito italiano, dalla cui unione sono nati due figli, di 15 e 10 anni, la Diako ha costituito nel 2012 un’autonoma Associazione, denominata Hamef.

Fonte: Sindacato Unitario Giornalisti Campania/ Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/B – primo piano int.3 – 80121 Napoli