I mali della Destra di Stelio W. Venceslai 

Questa di Berlusconi di cercare un accordo per rientrare nei giochi è una vecchia storia, fin da quando con l’ambiguo patto del Nazzareno, ai tempi di Renzi, pronosticava un’intesa con il PD

  Forza Italia, ogni tanto, batte un colpo. Lo batte in genere nella direzione sbagliata, ma l’importante è far sapere che sono vivi. Adesso Berlusconi sembra offrire una sponda al governo Conte. Possono collaborare per l’approvazione della manovra, afforzando la maggioranza con loro voti come nell’auspicio di Mattarella che nell’emergenza Covid, invoca l’unità dei partiti.

     Questa di Berlusconi di cercare un accordo per rientrare nei giochi è una vecchia storia, fin da quando con l’ambiguo patto del Nazzareno, ai tempi di Renzi, pronosticava un’intesa con il PD. È il vecchio sogno dell’ammucchiata di centro sinistra che allora non andò e che oggi si ripropone. Zingaretti non sarebbe alieno dall’accettare questa proposta. Pur di stare a galla tutto va bene. I 5Stelle, duri e puri, invece, hanno già detto con Berlusconi mai. E allora?

     Dubito che fra i tanti contrasti insorti tra i partiti al governo questo possa essere un casus belli tali da implicare un cambio delle maggioranze, un cambio che, tra l’altro, non avrebbe neppure i voti per un nuovo governo PD-Forza Italia.

     I voti di Forza Italia possono far comodo, “graditi ma non richiesti”, come si diceva una volta, quindi la generosa disponibilità di Forza Italia resta solo un sasso nello stagno. Intanto, tre deputati forzisti abbandonano il gruppo parlamentare ed entrano in quello della Lega. La frana parlamentare continua, nonostante le periodiche resurrezioni berlusconiane.

     La verità, purtroppo, è che il centro-destra continua ad essere frammentato, diviso da interessi diversi, arroccato su posizioni incomprensibili (v. MES) e, soprattutto, senza una chiara strategia, a parte quella di fare l’opposizione. La nomina della Meloni a Presidente del gruppo parlamentare dei conservatori, al Parlamento europeo, è un fatto di grande rilievo politico, anche se la questione è passata quasi inosservata in Italia. La Meloni può non solo svolgere una politica attiva e non semplicemente ostativa (come invece fa la Lega a Strasburgo) ma può anche tingere di europeismo il suo partito sul piano interno.

     Manca la leadership. Berlusconi si sente il padre putativo del centro-destra, avendo a suo tempo sdoganato Alleanza Nazionale. Ma poi il gioco gli ha preso la mano: I figli sono cresciuti e si stanno spartendo l’eredità. La Lega è ancora molto forte, nonostante le sciocchezze combinate da Salvini, ma la grave erosione dei consensi, pur restando il partito che ha più voti di tutti, almeno secondo i sondaggi, è la dimostrazione che non basta fare la faccia feroce stando all’opposizione. Troppo facile con un governo come questo.

     Fratelli d’Italia, invece, cresce, strappando consensi un po’ dovunque. In conclusione, nel centro-destra c’è un leader in declino (Berlusconi), un leader in calo (Salvini), ma ancora molto forte, un leader in ascesa (la Meloni).

     A parte quest’aspetto, indipendentemente dalle simpatie personali, al nostro sistema politico manca del tutto una strategia per il futuro. Dopo la fine della pandemia, il mondo non sarà più lo stesso. Vediamo sin da ora gli inevitabili segni del cambiamento: i tradizionali equilibri geopolitici saranno sconvolti. Sarà così anche in Europa. E in Italia?

     Il governo attuale cerca di salvare capra e cavoli frenando (male) la pandemia, con un occhio all’economia che è disastrata. Ma è un occhio volto più alla restaurazione del passato che alle nuove incognite del futuro. In questo è in buona compagnia con l’opposizione, ancorati tutti a ciò che hanno conosciuto e non protesi, invece, sul cambiamento. Il governo sembra aspettare fideisticamente il Recovery Fund come se fosse la soluzione. Allontanandosi la sua prospettiva, siamo sempre alle solite: debiti e incapacità progettuale.

     In realtà, questo del futuro è il problema vero. In un Paese come il nostro, dove, praticamente, tutto è da rifare, sarebbe un’occasione d’oro per un rimpasto generale del sistema Italia.

     Sappiamo da tempo che il funzionamento della macchina Stato è inceppato in mille parti. Un progetto per il futuro s’impone, non tamponando qua e là le falle più evidenti. Se l’offerta di Berlusconi servisse non a far adottare un bilancio ma a cominciare una rivisitazione di ciò che non funziona, avrebbe un senso politico ben oltre una semplice questioni di voti. L’opposizione radicale dell’altro partner di governo, 5Stelle, non lascia sperare in un approccio sostanziale e, d’altronde, che c’è nella proposta di Forza Italia? Solo una prospettiva di rimescolamento di carte, troppo poco per essere una proposta politica seria.

     Fisco, giustizia, scuola, sanità e burocrazia attendono da decenni una riforma complessiva nel quadro di un più generale riassetto dei poteri fra il centro e la periferia. Fin quando non sarà tagliato il nodo gordiano della passività complice e deleteria delle Istituzioni, qualunque tentativo di rinnovamento sarà estremamente difficile.

     La pandemia sta preparando una pagina bianca per il futuro del mondo. Gli equilibri geopolitici tradizionali saranno sconvolti. Come si situerà il nostro Paese nel nuovo scenario che si sta preparando? Anche qui occorre una politica estera attiva, diversa dalla non politica che ci ha emarginato, ad esempio, dal Mediterraneo, ogni volta, ritualmente, aspettando mamma Europa che, invece, non se ne interessa.

     Occorre fare uno sforzo d’immaginazione? L’Italia è un Paese che vive di rapporti internazionali. La politica estera, strettamente unita a quella commerciale, sono vitali per noi. Anche questa è una priorità, non una poltrona da dare a qualcuno tanto per toglierselo di mezzo.

     Occorre scriverla questa pagina bianca, o altri lo faranno per noi.