Giulia Bongiorno: “Per limitare i contagi in cella esca prima chi è in custodia cautelare”

“Il ministro Bonafede si è affidato alla sola speranza che non ci fosse una seconda ondata di contagi. Non ha fatto nulla se non sperare. E adesso la situazione è disastrosa. Dalle carceri ai Tribunali”.

Giulia Bongiorno, senatore, ex ministro della Lega e avvocato, non trova attenuanti per il Guardasigilli e boccia anche i criteri che, con il decreto Ristori, concedono benefici a 3.359 detenuti (ai quali secondo un emendamento del Pd se ne dovrebbero aggiungere altri 2.000) per risolvere l’emergenza della diffusione del virus nelle carceri.

La pandemia ha ovviamente peggiorato la già drammatica situazione nelle carceri, al momento si prevede che vada ai i domiciliari chi abbia una pena residua di 18 mesi, ma i dem vorrebbero abbassare la soglia. Lei è contraria, perché?

“Il punto dal quale partire è il letargo di Bonafede: è evidente che una pandemia sia un fatto eccezionale e quindi se per la prima ondata di contagi, che secondo me è stata gestita malissimo, almeno c’era un’attenuante, adesso no. In questi mesi, il ministro avrebbe dovuto dare indicazioni precise per separare i postivi dagli altri detenuti, e prevedere anche nuove strutture. Invece leggo che ancora oggi stanno firmando protocolli. Contesto anche i criteri per ridurre la densità evidentemente per Bonafede e per il Pd, i presunti innocenti sono più colpevoli dei definitivi. Dentro le carceri, si sa, ci sono detenuti con una pena definitiva e detenuti in attesa di giudizio. Magari nella prima categoria ci saranno anche innocenti, ma intanto c’è una sentenza, per gli altri invece non c’è stato un pronunciamento. Quindi, in primo luogo, occorrono nuove strutture e comunque, se fosse necessario, fare una scelta immediata io manderei ai domiciliari chi è sottoposto a misure cautelari ma non è ancora stato condannato definitivamente. Ovviamente i criteri dovrebbero riguardare anche la tipologia di reati e le pene edittali. Più che miope la scelta fatta è cieca e non capisco da cosa sia dettata. Anche questa storia del braccialetto elettronico, con la quale Bonafede afferma di avere risolto il problema, è poco credibile. È uno strumento che non ha mai funzionato perché continua a esserci un problema di forniture. La verità è che Bonafede non ha nemmeno provato a creare sicurezza nelle carceri. Ed è gravissimo”.

L’epidemia ha frenato una macchina già inceppata, quella della Giustizia. Crede che anche su questo aspetto avrebbero potuto esserci interventi più incisivi?

“L’inerzia di Bonafede ha determinato anche nei tribunali una situazione devastante. Ci sono aule piccole e spesso senza finestre, tutti coloro che entrano in un tribunale, in questo momento, accettano il rischio di ammalarsi. Negli otto mesi trascorsi, il ministro avrebbe potuto stipulare convenzioni con gli hotel, per celebrare i processi, almeno quelli con più parti, nelle sale congressi. Avrebbe ottenuto due risultati: garantire la sicurezza di tutti gli operatori della giustizia e aiutare gli albergatori in difficoltà. L’ unica idea di Bonafede, contenuta nel decreto Ristori e Ristori bis, è quella di trasformare gli avvocati in intrusi nel mondo della giustizia”.

Non pensa che, per quanto riguarda le aule dei Tribunali, anche i presidenti avrebbero potuto prendere delle iniziative?

“C’è chi l’ha fatto, ma spetta a un ministro dare le linee guida. E invece Bonafede ha dormito. lasciando che ciascuno si organizzasse per conto proprio o non lo facesse per nulla”.

Perché gli avvocati sono stati trasformati in intrusi?

“Si è stabilito che nei processi di appello e Cassazione non sia prevista la presenza degli avvocati. Un legale, se vuole esserci, deve chiederlo. Circostanza che, a questo punto, può creare anche un fastidio. Anche l’arringa non è più prevista Non solo, per le camere di consiglio, i giudici potranno non riunirsi fisicamente e non credo affatto che ci saranno tre fascicoli. Temo che una decisione collegiale si trasformi in monocratica Resta il dibattimento di primo grado con assembramenti ovunque. Per non parlare del personale delle cancellerie che, in smart working, non è collegato con i registri di lavoro. Bonafede ora si è svegliato dopo il lungo sonno, ma essendo ormai tardi è costretto a fare uscire i detenuti dalle carceri e gli avvocati dai Tribunali. Una vera resa La verità è che il ministro ha abbandonato tutto e tutti. E i numeri dei contagi nel mondo della giustizia lo dimostrano”.

Fonte: di Valentina Errante/ Il Messaggero, 15 novembre 2020