Vittime Assassini Processi

Vi racconto il mio libro, capitolo per capitolo.

Oggi inizio con la prefazione dello psichiatra Adolfo Ferraro.  

Prefazione: La cronaca e la storia

 

Una storia, se non la racconti, muore

Franz Kafka

 

 Leggendo il Testo di Ferdinando Terlizzi non possono non farsi alcune riflessioni, con l’intento che possano divenire indicazioni per chi si appresta a leggere l’interessante opera: il libro infatti analizza, con scrupolo e meticolosa attenzione, una serie di delitti avvenuti nel casertano dagli anni venti in poi, utilizzando il complesso meccanismo del racconto e della cronaca nera intrecciati tra loro.

Potrebbe essere letto come un libro di cronache quindi, intese come relazione o registrazione impersonale di fatti secondola successione cronologica. Ma in questa lettura ci sono Mcriteri interpretativi che trasformano la cronaca e la fanno diventare Altro. E che inducono, appunto, ad una serie di considerazioni.

La prima riflessione è che esistono alcuni crimini, magari anche efferati, che non sempre sono commessi da criminali, o meglio da soggetti che hanno una chiara tendenza al crimine, ma spesso da individui apparentemente senza precedenti delinquenziali, che si sono trovati nella condizione di commettere un delitto che magari prima dell’atto non era mai stato neanche pensabile ipotizzare.

Il crimine infatti, nel suo concetto di delitto di particolare gravità, efferatezza o vastità, è spesso figlio di modalità di caratteri, a volte di patologie o di interessi personali, a volte di cinismo o di cattiveria, condizioni che appartengono al genere umano.

 Il soggetto che commette un crimine apparentemente inatteso o inspiegabile, se non a volte con lo schermo protettivo della follia, in realtà è spesso uno a cui è sfuggito il controllo della realtà realizzando, con modalità a volte istintive ma a volte anche studiate e programmate, un passaggio all’atto che è segno di insofferenza, di incapacità a contenere le frustrazioni, di instabilità e scarse certezze. Che a loro volta vanno a intersecarsi con i caratteri personali, le personali paure, con la cattiveria che appartiene in un modo o nell’altro a tutti noi, con il senso di inadeguatezza che accompagna tutta la vita.

Elementi che interagiscono con il modello culturale di riferimento, influenzando un comportamento e indirizzandolo verso modalità in cui c’è tendenza ma non prevalenza. E in questo senso gli accadimenti criminali affrontati nel Testo non divergono troppo nella zona del casertano – luogo in cui Terlizzi ha effettuato la ricerca – da quelle di altre zone d’Italia, soprattutto quelle che, per scelta e per necessità, sono rimaste alle periferie di realtà che hanno teso ad espandersi e a relegare. Luoghi abitati da persone tendenzialmente legate alla terra e a quello che la terra produce, con strutturazioni sociali che basano i rapporti su regole che spesso possono risentire di arretratezza culturale o valori fuori tempo.

E gli specifici valori di una Italia che, sin dal tempo della ricerca ad oggi, non si è mai culturalmente amalgamata proprio perché esistono le diversità, ha prodotto nella zona geografica della ricerca di Terlizzi uno spaccato sociale di quelle che sono stati (e che a volte sono ancora) i modelli culturali di riferimento. E in questo senso il Testo trasforma la cronaca e la fa diventare ricerca sociale.

Ancora: dietro ogni protagonista di ogni storia ci sono delle storie, e spesso la conoscenza di queste spiega e indirizza verso una lettura che porta elementi che producono approfondimento e maggiore comprensione dei delitti e delle loro motivazioni.

Senza mai indulgere nel buonismo della giustificazione, ma appunto favorendo una comprensione che spiega e produce prevenzione e – in un certo senso – scienza.

I personaggi e i protagonisti che si incontrano nella lettura sono diversi per età, ceto sociale, sesso, e ognuno di loro ha una storia personale che ha una sua struttura narrativa che a sua volta eleva a letteratura la ricerca di Terlizzi.

E in questo senso il Testo trasforma la cronaca e la fa diventare racconto. Inoltre quello che contraddistingue questo scritto è il paesaggio, un Altrove del tempo e non dello spazio, dove avvengono e si intrecciano le storie più disparate che diventano cronaca in un susseguirsi di delitti e ferimenti, incesti e onore negato, gelosie patologiche e paranoie persecutorie. Spazi e luoghi a volte fuori tempo o in tempi che diventa difficile per noi oggi immaginare o ricordare: il casertano nel bianco e nero del novecento, e i suoi rumori e gli abiti e l’aria diversa che il passato induce a rievocare. Campagne o piccoli centri, qualche volta città, ma spesso con il sole in faccia e una quercia per ripararsi, cappelli per le signore e stracci per i poveri. Un mondo che apparentemente non c’è più, ma assolutamente attuale per le circostanze che producono delitti e crimini.

E in questo senso il testo trasforma la cronaca e la fa diventare storia. Ma il testo è anche studio scientifico della delinquenza e del fenomeno criminale, e allora la cronaca diventa a tutti gli effetti criminologia e in questo senso la visione che Terlizzi ci offre è anche quella permeata dal rigore scientifico di una ricerca che è conoscenza e crescita.

Le suggestioni e l’interesse che il Testo produce, quindi diventano difficili da inquadrare in un solo senso e lasciano al lettore la possibilità di approfondire quello che egli ritiene più interessante in relazione alle proprie inclinazioni: l’aspetto criminologico, quello storico, quello di approfondimento dei modelli culturali e sociali, quelli del racconto tout court.

E in questo senso Ferdinando Terlizzi segue un suo preciso disegno comunicativo e di ricerca, già osservato in altre sue pubblicazioni, che trasforma la cronaca facendola diventare storia, intesa come indagine o ricerca critica relativa ad una ricostruzione ordinata di eventi umani reciprocamente collegati secondo una linea unitaria di sviluppo.

Una ultima considerazione da lettore a lettore: questo testo può essere gustato anche aprendo a caso il libro e facendosi trascinare dalle suggestioni che produce la storia in cui ci si immerge, con le sue immagini e con le foto d’epoca che seducono e affascinano. Troverete mondi ruvidi, facce da ergastolano o da povere vittime, anche quando queste diventano le foto di corpi straziati, luoghi del crimine e ambienti fuori tempo. Ma ovunque troverete l’insegnamento e il contributo all’approfondimento che, ancora una volta, Ferdinando Terlizzi ci consente di conoscere e di non farci dimenticare.

 Ottobre 2020 – Adolfo Ferraro Psichiatra, Docente Psichiatria

 

(1- Continua)