Esplosiva intervista della collega Marilu’ Musto per  Il Mattino al Procuratore della Repubblica di Isernia

«Io denunciai dieci anni fa i profili negativi del contesto associativo, quando decisi di uscire da Unicost (ai cui valori ho continuato ad ispirarmi) spiegai che il sistema correntizio era ormai degenerato perché si faceva avanti la logica della distribuzione delle assegnazioni. Da quando è scoppiato lo scandalo per le nomine al Csm sto ricevendo messaggi di colleghi da tutta Italia, quelli che conoscono la mia storia e le mie battaglie. Non voglio generalizzare, ma come i fatti stanno dimostrando avevo inteso bene. Nel corso degli anni ho presentato 12 domande per diventare procuratore aggiunto o procuratore della Repubblica, e per 12 volte sono state bocciate. Ho presentato tre ricorsi e li ho vinti tutti, qualcosa significherà, no?».Carlo Fucci da un anno è a capo della procura di Isernia. Ma per trent’anni è stato sostituto procuratore a Santa Maria Capua Vetere. Non ha mai cambiato sede pur chiedendo promozioni altrove. E, a un certo punto, ha cominciato a chiedersi il perché di quei dinieghi. Perché lui, nel curriculum, ha inchieste serie. Si occupò, tra l’altro, della «tangentopoli casertana» finendo per scontrarsi con il pool di Mani Pulite a Milano che voleva per sé l’inchiesta. Riuscì a recuperare parte del denaro frutto della tangente alla Fiat, in Svizzera e ci provò anche con le Bahamas, però il governo locale non volle collaborare con la magistratura italiana. In udienza, fece condannare un sottosegretario e i vari politici. E poi, ha una lunga carriera nell’Anm. La sua battaglia principale, però, non l’ha combattuta nelle aule, ma fuori.Tra le correnti più colpite nella guerra tra toghe c’è Unicost (Unità per la costituzione), coinvolta nello scandalo delle nomine al Csm e nelle manovre per scegliere i procuratori. Ma riguarda solo Unicost?«Non credo. Rompere con il sistema dieci anni ha pesato doppiamente nel mio caso, perchè tagliai i ponti con la logica delle correnti e, nello stesso tempo, ho portato avanti un discorso di denuncia sul piano associativo e con i ricorsi. I miei atti, le mie proteste alle decisioni del Csm sono stati fatti per affermare dei principi utili per tutti i colleghi. Sono stati affermati determinati principi che hanno inaugurato un filone giurisprudenziale di cui il Csm dovrà tener conto ora. Ovviamente le mie denunce non erano relative a fatti di natura penale in ordine ai quali non mi pronuncio.E dopo la sua rottura con Unicost cosa è successo?«Mi sono candidato al Csm due volte da indipendente. La prima volta, da solo, ottenni il 12, 5 % di preferenze sul piano nazionale. Ero stato il primo a sallevare il problema morale e ne ho subito le conseguenze. Ma il nodo non riguarda solo Unicost, coinvolge tutti. Dieci anni fa bisognava porre attenzione alla questione morale, quando scoppiò la vicenda Toro, procuratore aggiunto di Roma, tornai alla carica. Bisognava agire di conseguenza in regime di autotutela della stragrande maggioranza dei colleghi che con onestà e competenza lavorano dietro alle scrivanie in silenzio e che nulla hanno a che vedere con quanto oggi viene alla luce. Spero che sia giunta l’ora».Lei è stato per 4 volte presidente dell’Anm a Santa Maria Capua Vetere, ha fatto parte del parlamentino dell’Anm, eletto vicepresidente, per poi diventare segretario generale per cinque anni. Rifiutò il ruolo di presidente e anche quello di un incarico al Ministero. Perché?«Oggi si parla molto di cambiare regole. Sono anni che sostengo che non bisogna fare confusione fra attività associativa e incarichi, ma questo principio l’ho anche attuato. Quando terminai la fase di segretario generale, mi fu proposto dal ministro della Giustizia l’incarico di Capo del dipartimento di amministrazione penitenziaria cioè di una delle quattro Forze di Polizia del Paese. Risposi di no perchè quando si ha incarico associativo non si può passare subito a un incarico istituzionale. Almeno questa è la mia regola. Poteva apparire, agli occhi degli altri, che tutte le battaglie che avevo sostenuto fossero solo il frutto di un pregiudizio politico. Volevo dimostrare che non era così. L’ho fatto, poi, in altri momenti, ho detto no anche ad altre proproste». Quali sono le procure in cui aveva chiesto di andare come procuratore aggiunto?«Napoli, Avellino, Santa Maria Capua Vetere e Nola. Dopo nove richieste respinte dal Csm, decisi di impugnare la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura. Non ho proposto 12 ricorsi sia perché i ricorsi hanno un costo,sia perché in qualche caso ho condiviso le scelte del Csm di concorrenti diversi. Eppure, su tre presentati ho avuto ragione su tutte e tre. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio e il Consiglio di Stato ha accolto le mie istanze».Perché il Csm ha respinto sempre le sue istanze di promozione?«Come io ho già specificato in altri casi, i ricorsi per i quali ho avuto ragione non erano dettati dal giudizio negativo su altri colleghi, ma sulla mia maggiore esperienza professionale, anche sotto il profilo della dirigenza. Trent’anni di sostituto procuratore in una Procura di frontiera come Santa Maria Capua Vetete è un bagaglio enorme, l’esperienza deve valere a qualcosa».Come fare per eliminare il pregiudizio sulla magistratura in queste settimane?«Io credo che la magistratura abbia la capacità di recuperare rispetto, abbia il coraggio di cambiare e bisogna fare attenzione che la politica non colga questa occasione per incidere di più sull’autogoverno della magistratura e sul ruolo che la Costituzione affida alla magistratura».