Il nuovo libro

LE RAGIONI DEL BOIA

La scelta del titolo:

 Il titolo trae origine dalle giustificazioni addotte dal boia contro l’accusa di poco rispetto per i giustiziati mossegli dall’Avvocato protagonista del libro, nella sua qualità di Avvocato dei poveri della Vicaria.

La trama del libro:

Un noto avvocato napoletano racconta le Giustizie succedutesi dal 1794 al 1809, da lui vissute come difensore degli accusati per circa quattro anni davanti alla Gran Corte della Vicaria nella qualità di Avvocato dei poveri. Le Giustizie: l’antigiacobina, la rivoluzionaria, la controrivoluzionaria, la bonapartista, la murattiana; provviste, ciascuna, da organi e regole procedurali proprie quali: le Giunte dei rei di Stato, i Consigli di guerra, le Commissioni ordinarie e straordinarie, il Tribunale rivoluzionario, i Quattro Tribunali straordinari.

Nel corso del racconto sono citati alcune clamorosi processi delle epoche:

Il primo processo è contro uno sbirro accusato di porto d’armi. Condannato e fucilato entro le mura di Castelnuovo. Il secondo contro dieci cittadini di Torre del Greco accusati di avere aggredito e derubato un giacobino. Condannati a morte e giustiziati. Il terzo narra le vicende di un   prete processato per avere gridato “Viva Ferdinando e Carolina”. Il quarto processo contro Agostino Mosca per mancato regicidio di Giuseppe Bonaparte. Giudicato e condannato, fu impiccato ubriaco. Il quinto processo contro il Generale Borbonico Gianbattista Rodio, accusato di avere istigato le popolazioni a sollevarsi contro le truppe francesi. Assolto dalla Commissione Militare, su ordine del Generale Massena, la stessa Commissione, lo stesso giorno, lo riprocessò e condannò a morte. Fu fucilato il giorno dopo. Il sesto riguarda il noto e storico processo contro Viscardi per l’attentato dinamitardo contro il Ministro di Polizia Cristofaro Saliceti, con il conseguente crollo dell’abitazione, la morte di un domestico, una ferita con sfregio al volto del Ministro, lesioni gravi alla figlia e al marito, finiti sotto le macerie. Il processo, celebrato a Napoli, dal Tribunale Straordinario aveva una caratteristica ripugnante: per salvare la propria testa, il vecchio Onofrio Viscardi accusò i figli dell’attentato. A tanto vi era stato indotto da Pietro Colletta, il futuro autore della storia del Reame di Napoli, componente del Tribunale e Relatore del processo. A rappresentare l’accusa privata il patriota Giuseppe Poerio, già condannato a morte e poi mutata la pena in ergastolo.  L’Avvocato protagonista del libro, difensore con Nicola Nicolini, di alcuni imputati, denunziò l’illegalità del processo, le violenze della polizia, i rapporti personali tra il Giudice Colletta e il Ministro Saliceti, parte offesa. Gli accusati, condannati, furono impiccati a Piazza Mercato. Qualche anno dopo fu provata l’innocenza degli accusati e Colletta, il giudice, dovette prenderne atto.

Il settimo processo è contro l’Avvocato protagonista e altri per corrispondenza col nemico, cioè Maria Carolina: trattandosi di reato attinente la sicurezza dello Stato, il processo fu di competenza della Commissione Militare sedente all’epoca  in  Capua. Il processo era nato per volere di Cristofaro Saliceti ma osteggiato dal Re Gioacchino Murat il quale lasciò liberi i giudici di decidere, ma ordinò di non eseguire le sentenze perché era sua intenzione concedere la grazia.

In quel processo si verificò una situazione anomala: tra gli imputati (in tutto trentuno) vi era Orsola Baccher, sorella di Antonio e Gerardo, fucilati nel 1799 dai Repubblicani per congiura. Componente del Tribunale e relatore del processo era colui che aveva comandato il plotone di esecuzione dei fratelli Baccher. Per di più, presidente della Commissione era Pietro Ruggi d’Aragona che, a sua volta, aveva avuto due fratelli, Antonio e Ferdinando, giustiziati dai Monarchici. Conclusione: sette condanne a morte, assoluzione dell’Avvocato.

Infine: a meno di un mese dalla sentenza, morte da veleno di Saliceti. Era stato a pranzo da un amico consigliere di Murat e agente segreto della Regina Maria Carolina.

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Garofalo è nato ad Albanova  ( attuale Casal di Principe – Caserta) nel 1926. Vive e lavora a Santa  Maria Capua Vetere: è un noto penalista, è scrittore e storico, dotato di sorprendente ironia, che gli deriva forse dall’amara comicità che le vicende giudiziarie spesso racchiudono, quelle contemporanee, nonché quelle storiche, verso le quali egli mostra una dotta dimestichezza.