Processo d’appello

Brigadiere Santino Tuzi morto suicida nel 2008

Brigadiere Santino Tuzi morto suicida nel 2008

Il processo d’Appello per l’omicidio della giovane Serena Mollicone, di Arce (Fr), sta volgendo al termine. Riportiamo di seguito il commento del professor Carmelo Lavorino all’ultima udienza svoltasi presso la Corte di Assise d’Appello di Roma. Lavorino, criminologo di fama nazionale, è portavoce del pool difensivo della famiglia del Maresciallo Mottola.

Il Criminologo Lavorino sulla deposizione dell’amico del brigadiere Santino Tuzi

“Il brig. Santino Tuzi dopo sette anni ricorda/decide di ricordare di aver visto entrare Serena Mollicone in caserma il fatidico 1 giugno 2001, però era un segreto, non lo aveva detto a nessuno per sette lunghi anni, nemmeno ai famigliari di Serena che la sera erano andati a denunciarne la scomparsa in caserma; non lo disse nemmeno ai colleghi, nemmeno alla moglie, ai figli, al fratello, al prete, all’avvocato…. però lo confidava all’amante, al compare, a chissà chi… poi, in modo contraddittorio e incerto il 29 marzo 2008 lo confessò ai CC ed ai PM, però pruducendo contraddizioni e inverosimiglianze, incertezze e stranezze, poi ritrattò, subito dopo ritrattò la ritrattazione… per suicidarsi tre giorni dopo.

Nel 2017 Carmine Belli ritrova la memoria e ricorda che l’avvistamento di un ragazzo biondo mechato (o ragazza?) che strattonava una ragazza che gli sembrava Serena (!?) non è più del 31 maggio, ma del 1° giugno.
Nel 2019, ben 18 anni dopo, ritrova la memoria uno psichiatra di Frosinone, il quale dichiara che il giorno dopo il delitto due tossicodipenendti gli hanno esternato che l’assassino di Serena era il figlio del maresciallo, peccato che quando il tizio è venuto a dirlo in Tribunale (2022)… i due erano morti da sette anni… che caso strano.

Il 9 aprile 2008 Tuzi si suicida, dopo qualche minuto dal ritrovamento del corpo il compare Marco Malnati sbraita ai giornalisti che lui sa che l’assassino di Tuzi è il m.llo Mottola, che il telefonino a casa di Serena ce lo ha messo proprio lui il maresciallazzo cattivone, che l’assassino di Serena è il figlio del m.llo Mottola, però, appena convocato dai Carabinieri e da altri smentisce, poi intervistato ammette, poi testimone al processo di primo grado smentisce, oggi al processo d’appello dichiara che il compare Tuzi gli confidò che Serena era entrata in caserma proprio quel giorno (sic!); dichiara anche di avere detto il contrario perché aveva paura.

La Difesa Mottola gli chiede “Paura di chi? Di cosa? Chi ti ha minacciato? Dove? Quando? In che modo? Quali minacce?…”… NESSUNA RISPOSTA, tranne che temeva per figlia, ora diventata maggiorenne (!?… cosa significa…?!): i misteri di Arce.

Ritrovano la memoria tutti coloro i quali gradiscono la condanna dei Mottola perché convinti della loro colpevolezza grazie alla propaganda velenosa che dura da anni.

Anche altri hanno ritrovato ricordi e memoria: il fosforo della testa del pesce sembra avere funzionato!
Ancora aleggia attorno la mente dei testimoni contro i Mottola la nebulosa di una Spectre assassina mafiosa camorrista massonica che minaccia: terribile organizzazione criminale che distrugge e toglie la memoria ai testimoni che sono a favore dello sgangherato ed arruginito impianto accusatorio… poi la memoria ritorna.

A tutte queste corbellerie ci crede una SOLA persona, che lentamente, goccia dopo goccia, fonema dopo fonema, battito di ciglia dopo battito di ciglia, mentre pensa di essere in alto è arrivata sull’esatto contrario: il nucleo dello zero mischiato col nero, ma la malvagità, l’ipocrisia e l’egosimo glielo impediscono di comprendere.
Omnia Munda Mundis!”

Prof. Carmelo Lavorino, Criminologo e portavoce del pool difensivo della famiglia Mottola