*La débâcle dei “Superboni”* di Vincenzo D’Anna*
Chi da bambino ha letto il “Corriere dei Piccoli”, ricorderà senz’altro uno dei personaggi illustrati in quel foglio dedicato ai fanciulli: Superbon de’ Superboni. Erano quelli tempi in cui si concepivano e si impartivano ai ragazzi maleducati, salutari punizioni: la cosiddetta pedagogia del mattarello e del manico di scopa. Quest’ultimo, metodo educativo artigianale e piuttosto rozzo, funzionava, eccome, con buona pace del telefono azzurro e di tutte le altre varie elucubrazioni venute in seguito. Insomma Superbon, ragazzotto preadolescente dall’inconfondibile ciuffo, a causa della sua boria, finiva con il combinare disastri e veniva immancabilmente inseguito dalla zia armata di ramazza. Quell’esempio, che veniva dalle gesta indisciplinate di un ragazzo “testa-calda”, era da considerarsi un monito per i giovani lettori: un richiamo morale ad esercitare l’umiltà e la bontà nei confronti del prossimo. Non saprei dire se la lettura del “Corriere dei Piccoli” abbia interessato Matteo Renzi e Carlo Calenda e quanti tuttora li seguono nel loro eterno peregrinare sulla scena politica italiana. Certo i due avevano fatto coppia, unendo le forze, formando il cosiddetto “terzo polo”, salvo poi smontarlo dopo pochi mesi a causa sia dell’immarcescibile furbizia dell’ex sindaco di Firenze sia per la supponenza elitaria del fondatore di “Azione”. Eppure a guardare i risultati delle recenti elezioni europee, quel tentativo di coprire lo spazio politico che intercorre tra Meloni e Schlein si è dimostrato un’ottima intuizione ed ha dato buoni frutti. Quello spazio, infatti, è stato coperto da Tajani e Forza Italia e, per taluni versi, anche dalla stessa alleanza tra Verdi e Sinistra, sia pure sul versante opposto. Per farla breve: oltre a quel cinquanta percento di astenuti esiste una fetta di elettori a cui non garbano né FdI, né il Pd. Gente che per il passato votava i partiti moderati o i riformisti oppure la sinistra antagonista (non di governo) e gli ambientalisti. Questa parte di cittadini si è casualmente identificata con gli slogan scanditi nei cortei pacifisti e di solidarietà alla Palestina e si è recata alle urne optando per quella rappresentanza politica, quelli del versante moderato e riformista hanno invece disertato i seggi oppure hanno scelto di sostenere ciò che rimaneva del movimento di Berlusconi. L’analisi dei flussi elettorali ci dirà quanto veritiere siano queste ipotesi che allo stato appaiono verosimili. Quel che invece appare già certo (e vero) è che quegli elettori hanno scartato i due “Superbon de’ Superboni” presentatisi al gran ballo separati e saccenti. Da un lato ecco il leader di Italia Viva cimentarsi, per mesi, in una paradossale piroetta sulla propria candidatura, smentita, di volta in volta, con tanto di critica acclusa nei confronti degli altri candidati, dall’altro Calenda il quale ha invece scelto la strada dell’identità che non si mischia e non si confonde. Entrambi però sono stati fregati dalla soglia di sbarramento insieme alla Bonino ed a Della Vedova, sia pure in compagnia dei voti di Mastella, tanto discusso quanto utile, ancorché quei consensi non siano risultati sufficienti per giungere allo sbarramento del 4%. Niente seggi quindi per nessuno dei due e né per i vari loro compagni di cordata. Altri Superboni possono essere identificati in quei rappresentanti della cosiddetta intellighenzia anti fascista, ossia da coloro che, da mesi, martellano gli italiani sul pericolo incipiente del ripristino di un regime totalitario e liberticida solo perché Giorgia Meloni governa la nazione. Piaccia o meno agli studenti che occupano le università , ai pacifisti ad oltranza, che hanno votato Sinistra e Verdi, ai piddini della Schlein che, scarsi in aritmetica, pensano che il “campo largo” abbia oggi più chance di poter sovvertire il rapporto di forze con il centrodestra. I voti dell’alleanza di governo raggiungono il 48% dell’elettorato recatosi ai seggi mentre Pd, M5S e Avs, messi assieme, raggiungono a stento il 40%!! Pensare di poter colmare il divario mettendo insieme tutto il rimanente, compreso l’arcipelago contenente Renzi-Calenda-Bonino, è roba di congetture boriose, ossia da Superbon de’ Superboni. Se volete ve lo diciamo con altre parole: l’8 e il 9 giugno è andata in scena la débâcle elettorale di tutti i superbi e gli immaginifici politicanti anti fascisti : ha vinto Vannacci non Scurati, hanno vinto quelli ai quali non piace” il mondo alla rovescia”. In politica chi assume per vero quel che gli conviene credere, dall’alto di una boriosa supponenza, finisce per prefigurare una politica che non ha agganci con la realtà, né sintonia con la società e con quegli elettori che ancora vanno a votare. E’ anche vero però che, al contempo, la destra deve riflettere, non abbandonarsi anch’essa ai trionfalismi ed alia superbia. Capire che è la moderazione l’arma che oggi le consente di vincere e che meglio farebbe a non scassare le istituzioni, con riforme avventate o parziali. Ad esempio : con l’autonomia differenziata che crei sperequazione tra Nord e Sud, con il “premierato” senza la riforma dei partiti, con la riforma della magistratura senza però tipizzare i reati come il concorso esterno e cambiare la legge sui pentiti. Questo è il minimo sindacale, per mantenere il consenso e Meloni resti coi piedi per terra.
*già parlamentare