A PARTIRE DA SANTA MARIA CAPUA VETERE,

NUMERI, STORIE, PROPOSTE PER UN NUOVO

SISTEMA PENITENZIARIO

Rapporto di metà anno 2021

Al 30 giugno 2021 il numero di persone detenute si attesta a 53.637, di cui 2.228 donne

(4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%), per 50.779 posti ufficialmente disponibili e un tasso di

affollamento ufficiale del 105,6%. Il reale tasso di affollamento nazionale è tuttavia

superiore a quello ufficiale in quanto, come ricordato dal Garante Nazionale delle

persone private della libertà personale, a metà giugno 2021 i posti effettivamente

disponibili erano 47.445 per un tasso di affollamento reale del 113,1%.

BEN 11 ISTITUTI HANNO UN AFFOLLAMENTO SUPERIORE AL 150%

Fra gli istituti sono evidenti alcune importanti differenze riguardanti le presenze. Se ne

contano 117 su 189 con un tasso di affollamento superiore al 100%. 54 istituti hanno un

affollamento fra il 100% e il 120%, 52 istituti si trovano nella fascia fra il 120% e il 150% e

infine 11 istituti hanno un affollamento superiore al 150%. I cinque peggiori: Brescia (378

detenuti, 200%), Grosseto (27 detenuti, 180%), Brindisi (194 detenuti, 170,2%), Crotone

(148 detenuti, 168,2%), Bergamo (529 detenuti 168%).

IN 7 REGIONI LA POPOLAZIONE DETENUTA E’ AUMENTATA RISPETTO AL 31 DICEMBRE

Rispetto a un anno fa (fine giugno 2020) la popolazione detenuta è diminuita in 11 regioni

(Abruzzo, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e

Valle D’Aosta), si è mantenuta pressoché stabile in 3 (Basilicata, Calabria e Friuli Venezia

Giulia) e aumentata in 6 (Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Trentino Alto

Adige e Veneto). Rispetto al 31 dicembre 2020 invece, la situazione è molto diversa.

Infatti sono solo 5 le regioni in cui i detenuti sono diminuiti (Basilicata, Lazio, Piemonte,

Sardegna e Toscana), 8 quelle in cui è rimasta stabile (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia,

Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto) e 7 quelle in cui è

aumentata (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Umbria).

UN DETENUTO SU QUATTRO È TOSSICODIPENDENTE. PIÙ DI UN DETENUTO SU TRE È IN CARCERE PER VIOLAZIONE DELLA LEGGE SULLA DROGA

Al 30 giugno 2021 i detenuti per violazione del Testo Unico sulle droghe erano 19.260 (il

15,1% sul totale delle imputazioni); di questi, 658 donne e 18.602 uomini. Il 33% sul totale

dei detenuti reclusi per droga è straniero, le donne sono il 3,4%, a fronte del 4,1% del

totale della popolazione detenuta. La detenzione per droga in proporzione dunque

incide più sugli uomini che sulle donne. Nel corso del 2020 sono stati 10.852 i detenuti

in ingresso negli istituti penitenziari per questo reato, il 30,8% sul totale.

IN 15 ANNI È ENORMEMENTE CRESCIUTA LA PRESENZA DI TOSSICODIPENDENTI IN

CARCERE. IL DECONGESTIONAMENTO DELLE CARCERI DEVE PARTIRE DALLA

MODIFICA DELLA LEGGE SULLE DROGHE

Se si volge lo sguardo alla persona e non al reato, i dati raccontano di come circa 1

detenuto su 4 sia tossicodipendente. Vi è stata una crescita di 10 punti percentuali – tra

il 2005 e il 2020 (i dati sono al 31/12) – negli ingressi in carcere di detenuti con problemi

di tossicodipendenza. Nel 2020 il 38,6% delle persone che sono entrate negli istituti

penitenziari era tossicodipendente. Nel 2005 erano il 28,41%.

Il dato sulle presenze di detenuti tossicodipendenti – come si legge nel Libro bianco –

restituisce una realtà preoccupante, in quanto al 31 dicembre 2020 i detenuti presenti

tossicodipendenti erano il 26,5% ovvero 14.148; molti se si pensa quanto i detenuti

tossicodipendenti siano maggiormente soggetti a contrarre malattie infettive.

DETENUTI STRANIERI IN COSTANTE FLESSIONE DAL DICEMBRE 2018

Al 30 giugno 2021 la percentuale di detenuti stranieri ristretti negli istituti penitenziari

in Italia era del 32,4% (17.019 persone). Una presenza in costante flessione dal 31

dicembre del 2018, quando la percentuale sfiorava i 34 punti. Si tratta anche del

secondo dato più basso nell’ultimo decennio, solo successivo al 32,22% registrato al 30

giugno 2018. Una tendenza in diminuzione quella che viene fuori comparando i dati

dell’ultimo decennio, che è iniziato con valori che sfioravano il 36%.

Le detenute straniere, al 30 giugno 2021, erano 2.228, rappresentando il 4,15% dei

detenuti presenti e il 12,8% rispetto ai detenuti stranieri. Una presenza straniera

femminile che si è mantenuta pressoché costante nell’ultimo decennio dove la media

delle donne straniere recluse ha rappresentato il 4,25% delle presenze.

I detenuti stranieri in attesa di condanna definitiva, al 30 giugno 2021, rappresentavano

il 32,3% dei reclusi non italiani totali; i condannati il 67,2% e gli internati lo 0,4%. Le

donne straniere si trovano ad attendere in carcere la condanna definitiva meno degli

uomini stranieri rappresentando il 30,5% delle detenute straniere totali.

IN CALO I RUMENI E GLI ALBANESI. LA NAZIONALITÀ PIÙ RAPPRESENTATA TRA GLI

UOMINI QUELLA MAROCCHINA

Le nazionalità più rappresentate sono la marocchina (19,3%), la rumena (11,8%),

l’albanese (11,3%), la tunisina (10,2%), la nigeriana (8,3%). Una classifica che cambia se si

volge lo sguardo alle sole donne straniere, dove due nazionalità su tutte spiccano, la

rumena (26,6%) e la nigeriana (17,5%) delle detenute di origine non italiana.

L’1,7% DEI DETENUTI HA PIÙ DI 70 ANNI

Al 30 giugno 2021 dei 53.637 detenuti presenti il 42,6% aveva tra i 30 e i 49 anni. Il 25,6%

tra i 50 e i 69 anni e il 17% tra i 18 e i 29 anni. La fascia di età più rappresentata è nel

complesso quella tra i 50 e i 59 anni che – da sola – rappresenta il 18,1% sul totale;

mentre pochi i giovanissimi tra i 18 e 20 anni, solo lo 0,9% dei detenuti. L’1,7% dei

detenuti ha più di 70 anni nonostante le misure anti Covid abbiano ridotto la presenza

negli istituti di persona anziane e/o con patologie.

BEN 19.271 DETENUTI, CIOÈ IL 36% DEL TOTALE, DEVE SCONTARE MENO DI 3 ANNI. SE

SI PUNTASSE SULLE MISURE ALTERNATIVE SI RIDURREBBERO SIGNIFICATIVAMENTE I

NUMERI DELL’AFFOLLAMENTO

Al 30 giugno 2021 erano 7.147 le persone detenute a cui era stata inflitta una pena

inferiore ai 3 anni (per 1.238 era addirittura inferiore all’anno, per 2.180 compresa tra 1 e

2 anni e per 3.729 tra i 2 e i 3 anni). 8.236 detenuti avevano una pena inflitta compresa

tra i 3 e i 5 anni, 11.008 tra i 5 e i 10 anni, 6.546 tra i 10 e i 20 anni e a 2.470 era stata

inflitta una pena superiore ai 20 anni. Gli ergastolani erano 1.806 (erano 1.784 a fine

2020, 1.224 nel 2005).

Per quanto riguarda invece il residuo pena, cioè la parte di pena ancora da scontare, al

30 giugno a 2.238 detenuti (di cui 1.806 ergastolani) restavano da scontare più di 20

anni; a 2.427 tra i 10 e i 20 anni, a 5.986 tra i 10 e i 5 anni, a 7.281 tra i 5 e i 3 anni e infine a

ben 19.271 detenuti, il 36% del totale, meno di 3 anni (a 5.609 tra i 2 e 3 anni, a 6.705 tra 1

e 2 anni e a 6.957 meno di un anno). Questi ultimi, se si eccettuano i condannati per reati

ostativi, avrebbero potenzialmente accesso alle misure alternative. Se solo la metà vi

accedesse il problema del sovraffollamento penitenziario sarebbe risolto.

Rispetto al periodo precedente alla pandemia vi è una diminuzione del numero di

persone detenute con pena inflitta inferiore ai 3 anni. A fine 2019 erano il 23,5% del

totale, oggi sono il 19%. Si è dunque fatto un minore ricorso al carcere per reati lievi, per

quanto in misura non sufficientemente significativa.

CONTINUA A CALARE IL NUMERO DEGLI OMICIDI, IN DIMINUZIONE COSTANTE DA 10

ANNI

Nel primo semestre del 2021 sono stati registrati 140 omicidi, di cui 57 hanno avuto

come vittime delle donne (49 uccise in ambito familiare/affettivo). Un decremento del

5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo riguarda anche i

femminicidi, passati da 66 a 57 (-14%).

UN DETENUTO SU SEI È IN ATTESA DI PRIMO GIUDIZIO. UNO SU TRE E’ IN CUSTODIA

CAUTELARE

Al 30 giugno 2021, il 15,5% dei detenuti era recluso in attesa di primo giudizio, il 14,5%

era condannato ma non ancora definitivo e il 69,4% stava scontando invece una

condanna definitiva. Gli internati rappresentavano lo 0,6% sul totale.

Dei condannati non definitivi il 48,4% sono in attesa della pronuncia della sentenza

d’appello, il 39,2% invece della Cassazione. Il 12,4% ricade invece nella categoria dei c.d.

“misti”, ovvero sono detenuti i quali hanno più procedimenti aperti per i quali cioè non vi

sono condanne in via definitiva.

Il numero dei detenuti definitivi, negli ultimi 18 mesi è cambiato in maniera

considerevole: se al 31 dicembre 2019 questi rappresentavano il 68,3% della

popolazione reclusa totale, a giugno 2020 erano scesi al 66,9% per poi tornare a salire al

67,8% al 31 dicembre 2020 fino a raggiungere il picco del 69,4% di giugno 2021.

GLI STRANIERI ASPETTANO LA CONDANNA DEFINITIVA IN CARCERE IN

PERCENTUALE MAGGIORE RISPETTO AGLI ITALIANI

Se guardiamo ai soli detenuti stranieri vediamo che la percentuale dei condannati in via

definitiva scende di due punti percentuali, rappresentando il 67,2% sul totale dei

detenuti stranieri.

LE DONNE SONO IL 4,2% DELLA POPOLAZIONE DETENUTA TOTALE

Sono 2.228 al 30 giugno 2021 le donne detenute all’interno delle carceri italiane. Il 4,2%

dell’intera popolazione detenuta. Si conferma così il valore percentuale riscontrato

negli ultimi decenni che vede la presenza delle donne attestarsi sempre tra il 4 e il 5 %.

Le donne detenute di origine straniera sono 732 ossia il 32,8%, un punto percentuale in

più rispetto ai detenuti stranieri uomini.

SONO SOLO 4 GLI ISTITUTI PENITENZIARI DEL TUTTO FEMMINILI

Solo quattro sono gli istituti penitenziari esclusivamente femminili in Italia. Al loro

interno sono attualmente recluse 528 donne, quasi un quarto dell’intera popolazione

detenuta femminile. Le restanti tre quarti sono detenute all’interno delle 43 sezioni

femminili collocate in carceri maschili, sparse in tutte le regioni del Paese.

Per quanto riguarda l’esecuzione penale esterna, su 67.334 persone 7.842 sono donne.

Di queste, 2.838 sono in misure alternative alla detenzione. Le donne in messa alla

prova sono 3.688 mentre 1.006 svolgono lavori di pubblica utilità. Da osservare come il

totale delle donne rappresenti quasi il 12% delle persone in esecuzione penale esterna.

Percentuale ben superiore rispetto all’esecuzione penale interna, riflesso di pene

tendenzialmente più brevi comminate alle donne e del maggiore accesso a percorsi

alternativi soprattutto per donne con figli minori ai 10 anni di età.

SONO 29 I BAMBINI IN CARCERE CON LE LORO MAMME

Al 30 giugno 2021, sono 29 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivono insieme alle

loro madri detenute all’interno di carceri ordinarie o di Istituti a Custodia Attenuata per

Detenute Madri (ICAM). Di questi, 21 sono bambini di origine straniera e 8 bambini con

cittadinanza italiana. Il gruppo più consistente si trova nell’ICAM di Lauro (12), seguito

dalla sezione nido di Rebibbia Femminile (7), dalla Casa di reclusione di Venezia

Giudecca (4), dalla Casa circondariale Femminile di San Vittore (2), dalla Casa

circondariale di Torino Lo Russo e Cotugno (2) e dalla Casa circondariale di Firenze

Sollicciano (2). Negli ultimi 12 mesi il numero di bambini in carcere si è mantenuto

sempre intorno alle 30 presenze, quota ben inferiore rispetto ai numeri registrati negli

anni precedenti quando le presenze si attestavano nella fascia compresa tra i 50 e i 70

bambini.

LAVORA UN TERZO DELLA POPOLAZIONE DETENUTA MA A TEMPO E IN ATTIVITÀ

DOMESTICHE

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Dap, al 31 dicembre 2020 erano 17.937 le persone

detenute lavoranti. Di queste, quasi l’88% (15.746) alle dipendenze dell’amministrazione

penitenziaria e il restante circa 12% (2.191) per datori di lavoro esterni. Nella prima

categoria, rientrano in primis i detenuti impiegati in attività concernenti i servizi

dell’istituto (13.009) e la manutenzione ordinaria dei fabbricati (1.014). Delle persone

assunte da datori di lavoro esterni, la maggior parte è impiegata in attività all’interno

degli istituti penitenziari per conto di cooperative (680) e imprese (297).

IN CALO LA FORMAZIONE PROFESSIONALE RISPETTO AL 2019

I corsi professionali attivati all’interno degli istituti di pena nel secondo semestre del

2020 sono stati 117, di cui 92 portati a termine. Sebbene si registri un aumento rispetto

al primo semestre del 2020, si è ancora lontani dai numeri pre-pandemia quando i corsi

attivati superavano i 200 (dicembre 2019). All’apertura dei corsi di formazione erano

iscritte 1.279 persone detenute mentre 1.184 risultavano ancora iscritte al loro termine.

Di queste, solo 157 sono state promosse.

SCUOLA E DAD. SI POTEVA FARE DI PIÙ E MEGLIO. SONO POCHI I CASI IN CUI È STATA

GARANTITA LA DIDATTICA A DISTANZA, A DIFFERENZA DI QUANTO AVVENUTO

ALL’ESTERNO

Antigone, assieme al CESP, ha monitorato lo svolgimento delle attività scolastiche nel

corso del 2020/2021. È stato un anno ancora segnato dalla pandemia, in cui scuola e

carcere non hanno messo a frutto la lezione fornita dalla prima ondata.

La scuola in presenza ha conosciuto interruzioni in quasi tutti gli istituti (nel 94% del

totale). Nel 60% delle carceri le attività in presenza sono state interrotte per almeno 3

mesi, cioè per almeno un terzo dell’anno scolastico. Sono pochi i casi in cui è stata

garantita la didattica a distanza, a differenza di quanto avvenuto all’esterno.

Nei mesi di maggio e giugno, quando dentro e fuori i contagi erano al minimo, nel 41%

degli istituti permanevano restrizioni al normale espletamento delle attività scolastiche

(spazi inadeguati, blocco da parte delle ASL, etc.).

NEL 20% DEGLI ISTITUTI MONITORATI ALMENO 1 STUDENTE SU 3 HA ABBONDATO LA

SCUOLA

All’andamento irregolare della attività scolastiche ha corrisposto un alto tasso di

abbandono scolastico. Nel 20% degli istituti monitorati almeno 1 studente su 3 ha

abbondato la scuola. Nel 23% il tasso di abbandono scolastico è stato di una

percentuale compresa tra il 10 e il 30%.

18 I SUICIDI DALL’INIZIO DELL’ANNO. NEL PRIMO TRIMESTRE 2021 2.461 ATTI DI

AUTOLESIONISMO

Nel 2021 fino al 15 luglio secondo il dossier Morire di carcere di Ristretti, i suicidi sono

stati 18, di cui 4 commessi da stranieri e i restanti da italiani. Il più giovane aveva 24 anni

e il più anziano 56. Nel 2020 i suicidi sono stati 62 e il numero di suicidi ogni 10.000

detenuti è stato il più alto degli ultimi anni, raggiungendo gli 11. Per quanto riguarda i

casi di autolesionismo, per il primo trimestre del 2021 la Relazione al Parlamento del

Garante Nazionale ne riporta 2.461. Nel 2020 sono stati 11.315, in aumento rispetto agli

anni passati.

CARCERE DI BOLLATE
PRIGIONE GALERA DETENZIONE
TERZO REPARTO
SBARRE STRUTTURA STRUTTURE DETENTIVA DETENTIVE

IL CARCERE COSTA 3 MILIARDI DI EURO. IL 68% È IMPIEGATO PER LA POLIZIA

PENITENZIARIA

Ogni anno vengono spesi i circa 3 miliardi per il funzionamento delle carceri per adulti e

i 280 milioni per il sistema di giustizia minorile e alle misure alternative alla detenzione.

Dei 3 miliardi che sono stati destinati al carcere per il 2021, il 68% è impiegato per la

polizia penitenziaria, la figura professionale numericamente più presente con oltre

32.500 agenti. Il divario con l’organico previsto dalla legge (37.181 unità) si attesta a circa

12,5%.

NEL 35,1% DEI 73 ISTITUTI VISITATI DA ANTIGONE NON VI E’ UN DIRETTORE

INCARICATO SOLO IN QUELL’ISTITUTO

Secondo i dati raccolti durante le visite dell’osservatorio di Antigone fra 2020 e 2021, il

numero di detenuti per agente è di 1,6. Diversa la situazione dei funzionari

giuridico-pedagogici che, con un organico previsto di 896, sono ad oggi poco più di 730

(-18,4%). Il rapporto medio rilevato dall’Osservatorio di Antigone è di 90 detenuti per

ogni educatore, ma in 24 istituti sui 73 visitati fra il 2020 e 2021 questo numero sale a

ben oltre 100. Infine, anche nel caso dei direttori, l’Osservatorio di Antigone riporta che

nel 35,1% dei 73 istituti visitati non vi sia un direttore incaricato solo in quell’istituto. La

speranza è che i recenti concorsi di assunzione aiutino a colmare questi divari, ma

sarebbe necessario aumentare gli organici di funzionari giuridico-pedagogici perché

possano svolgere le loro funzioni in maniera efficace in tutti gli istituti.

QUASI 31.000 SONO IN MISURA ALTERNATIVA ALLA DETENZIONE. 22.721 SONO LE

PERSONE SOTTOPOSTE ALLA MESSA ALLA PROVA

Al 15 giugno 2021 sono 67.334 le persone in esecuzione penale esterna. Fra queste,

quasi 31.000 svolgono una delle tre misure alternative previste dall’ordinamento

penitenziario: affidamento in prova al servizio sociale (18.382), detenzione domiciliare

(11.836) e semilibertà (749). Osservandone l’andamento storico, vediamo come il totale

di persone in misure alternativa sia più che raddoppiato negli ultimi 10 anni: erano

infatti poco più di 14.000 nel 2010, quasi 29.000 a fine 2020 e superata la soglia delle

30.000 nel primo semestre del 2021. Guardando nello stesso lasso di tempo invece

ognuna delle tre tipologie di misura, vediamo un costante aumento nei numeri della

detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova (rispettivamente 5.219 e 8.142 nel

2010) mentre risulta in leggero calo il numero delle persone in semi-libertà (886 nel

2010).

Oltre al complessivo incremento delle misure alternative, un significativo aumento si

registra anche nelle persone in messa alla prova (22.721). Aumento a conferma di un

trend sempre in crescita sin dall’introduzione dell’istituto nel 2014. Seguono poi i numeri

delle persone che svolgono lavori di pubblica utilità come sanzione di comunità (9.089)

anch’essi in crescita rispetto agli anni precedenti.

(1- Continua )