venerdì, 19 Aprile 2024
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I 53 milioni di euro falsi trovati i dai carabinieri in una cantina a Villaricca (Napoli), 12 febbraio 2015. Si tratta - secondo quanto riferito - di uno dei pi˘ ingenti sequestri di denaro. I militari della compagnia di Giugliano, durante una perquisizione domiciliare in un'abitazione al corso Europa hanno trovato una 'montagna' di soldi falsi stipati in una cantina. Si tratta di 53 milioni di euro in banconote da 100, 50, 20 e 10 euro. Centinaia di migliaia di pezzi gi‡ pronti per essere distribuiti.ANSA/ CIRO FUSCO

Corruzione, in Italia un indagato ogni 14 ore

 

Corruzione, in Italia un indagato ogni 14 ore

Corruzione, in Italia un indagato ogni 14 ore

Il “Fatto” ha conteggiato i casi emersi nel 2021: c’è chi accetta prosciutti o opere d’arte, chi prende soldi in bottiglie di rum. E persino chi fa la fattura

di  | 2 LUGLIO 2021

Un indagato ogni 14 ore: 332 dall’inizio dell’anno. È questo il bilancio dei primi sei mesi del 2021, realizzato dal Fatto Quotidiano analizzando le inchieste in corso. E chi pensa che la corruzione sia sempre legata a grandi somme di danaro si sbaglia. Da gennaio Il Fatto assegna – ovviamente in modo ironico – il Premio Mazzetta della settimana, con l’altrettanto ironico impegno di revocarlo se gli indagati saranno poi archiviati o assolti. Ecco la carrellata dei premi assegnati in 183 giorni.

Tangente di Parma, ovviamente al prosciutto

Serafina La Placa, poliziotta dell’ufficio immigrazione di Parma – incastrata dai suoi stessi colleghi – è accusata di aver favorito alcuni immigrati nell’ottenere i permessi di soggiorno. Tariffario: dai 100 ai 500 euro per pratica. In un’intercettazione si lamenta perché un suo “cliente” 2 anni prima le avrebbe dato un prosciutto e quest’anno, invece, niente.

Le soffiate al clan in cambio di migliaia di euro

Carlo Ninnolino, in servizio nella Squadra mobile di Latina: secondo l’accusa, per un tariffario tra i 1.500 e i 10mila euro, rivelava a un membro del clan Travali notizie riservate sulle indagini in corso. Premio Mazzetta a rischio: scarcerato perché secondo il gip mancano i gravi indizi di colpevolezza.

Anche la permuta dal concessionario di moto

Salvatore Giuseppe Basiricò, funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Brescia, per l’accusa ha compiuto accessi abusivi al sistema informatico del suo ente in cambio di un motociclo a titolo gratuito (al massimo, secondo i pm, l’ha pagato mille euro). Il collega Gaetano Vitrano, funzionario Inps, per lo stesso servizio ha ottenuto una Jeep Compass, del valore di 32mila euro, pagata con la sola permuta per 12mila euro della sua vecchia Hyundai Tucson.

90mila banconote contate in nove ore

A Salvatore Abbate, imprenditore nel ramo rifiuti, la Guardia di Finanza ha sequestrato 4,6 milioni. Non si tratta dell’importo della tangente – è coinvolto in un’inchiesta per corruzione – ma in quanto a mazzette è record: 90mila banconote da 50 euro. Per contarle la Gdf ha impiegato 9 ore.

A Vibo Valentia un rum davvero molto pregiato

Maurizio Piscitelli, ispettore del Miur e provveditore agli studi, indagato dalla Procura di Vibo Valentia. L’inchiesta riguarda la presunta compravendita di diplomi, attestati e master e scambio di favori tra dirigenti della pubblica istruzione. Secondo i pm, Piscitelli attestava la legittimità dell’istituto Fidia e in cambio otteneva soldi. Già, ma come li incassava? “… dentro la bottiglia del Rum (…) La bottiglia… chi ce l’ha?” chiede un intercettato. “Io” risponde tale Igor “gliela porto a Davide che gliela porta a lui… è un liquore da 70 euro”.

L’inventore della prima stecca detraibile

Alessandro Bandini, sindaco di San Vincenzo in provincia di Livorno è un fautore della mazzetta detraibile. Intercettato dice: “Parlando fuori dai denti, con Dal Pont c’era l’impegno di anda’ a fa qualche sponsorizzazione di 5mila euro qua e là… c’è la campagna elettorale … era il 2 per cento dell’appalto se non sbaglio… ”. Giorni dopo, quando l’appalto edile viene affidato e un collega gli chiede quanto sborserà Dal Pont: “15 mila… ma vengono girati tutti sul comune… al nero non te li dà più nessuno… loro li scaricano, questa è una fattura, la più grossa di tutte, 6.750 euro”.

Quando la corruzione diventa un’opera d’arte

Il catanese Orazio Buda, secondo l’accusa, estorceva al pittore Vittorio Ribaudo un quadro per donarlo a Calogero Punturo, direttore dell’Istituto autonomo case popolari di Catania, mirando in cambio all’assegnazione di un appartamento per suo nipote. “No… ”, dice intercettato mentre sceglie il quadro che sta estorcendo, “a lui piace il legno… come ti sembra questo per il direttore?”. E poi, quando porta l’omaggio a Punturo – dopo aver premesso “…ho scherzato che gli ho detto che gli bucavo la ruota…” – Buda spiega: “…questi vanno accompagnati (certificati, ndr) così non pensano che sono rubati… ”. E al direttore dell’Iacp che gentilmente ringrazia, ribatte: “Lei non mi deve dire niente, mi ha già pagato…”.

Per mille euro ti porto droga e coca in carcere

Michele Pedone, poliziotto penitenziario in servizio nel carcere di Augusta, secondo l’accusa, con tariffa standard da mille euro, introduceva nel penitenziario “bicarbonato di sodio”, ovvero cocaina, nonché cellulari e accessori. Non è solo il modo in cui s’intasca la mazzetta a fare la differenza, ma anche la sceneggiatura e la presenza scenica. Raccontano i testimoni: la consegna del materiale al detenuto avveniva in infermeria dove uno dei destinatari “simula di stare poco bene in modo da farcisi portare… una volta che in infermeria si sono accertati che non c’è nessun problema particolare, Pedone riaccompagna il detenuto alla cella e lo scambio avviene durante il tragitto (…)”. In altre occasioni il poliziotto rimprovera il detenuto che ha simulato il malore e lo porta con sé, per effettuare la consegna. Due grandi attori.

Olio e castagne per dimezzare una multa

Domenico Tedesco, direttore del dipartimento prevenzione Asp di Crotone, secondo l’accusa s’è impegnato a dimezzare l’importo di un’ammenda (per violazioni sull’igiene) in cambio di due latte d’olio e alcuni chili di castagne.

10 euro per segnalare un paziente da trasportare

Vito Pappalardo – ausiliario specializzato nel pronto soccorso dell’ospedale siciliano di Gravina di Caltagirone – è accusato, in qualità di incaricato di pubblico servizio, di aver “sollecitato” la “dazione… di 10 euro” per aver segnalato un paziente da trasportare.

Una bustarella chiamata Pippo Baudo

Gaetano Giannini, dipendente della società Smp Srl di Barletta, è indagato con Massimo Borgato e Antonio Capozza (presidente del Cda di Gelsia Ambiente Srl, società a partecipazione pubblica, con sede a Desio, in provincia di Monza, che gestisce il servizio di raccolta rifiuti e considerati pubblici ufficiali), Cosimo Sfrecola (amministratore di fatto della Smp Srl) e Fabrizio Cenci (amministratore di fatto della Cmb service Srl). Per i pm, Borgato e Capozza accettavano, con l’intermediazione di Giannini, la promessa di 60mila euro da Sfrecola, facendo ottenere un appalto a Smp che affidava un subappalto a Cmb. Giannini spiega come deve essere compilata la causale delle fatture: “Deve essere una frase che non deve puzzare nelle intercettazioni… in fiera tu dirai: devo chiamarlo Pippo? Devo chiamarlo Pippo Baudo? Chiamalo Pippo Baudo (…) te lo inventi nel momento… non devi averne modo di parlarne al telefono”. Ottima l’idea di indicare Pippo Baudo nella causale. Ma soprattutto va premiata l’avvertenza, per evitare d’essere intercettati, di non parlarne al telefono. Avvertenza fornita mentre era intercettato.

La promessa di 2mila litri di gasolio agricolo

Leonardo Iaccarino, ex presidente del Consiglio comunale di Foggia, è accusato di essersi fatto corrompere (insieme con un ex dipendente del Comune) per “influenzare” gli uffici del municipio. Obiettivo: accelerare i tempi di una “istanza di liquidazione” di un’impresa e il “suo successivo pagamento”. Non solo soldi per Iaccarino, ma anche la promessa di 2mila litri di gasolio agricolo.

L’asfalto per il parcheggio lido di Molfetta

Mariano Caputo, ex assessore ai lavori pubblici di Molfetta, e Riccardo Di Santo, rappresentante legale della “costruzioni generali Di Santo srl”, è accusato di aver indotto una “dirigente dell’Ufficio di ragioneria a liquidare fatture ” per una Ati, alla quale partecipava Di Santo, “in assenza della necessaria copertura (…)”. In cambio riceveva da Di Santo “50 metri cubi di asfalto (…) del valore di 10mila euro (…) che residuava dai lavori in corso sulle strade di Molfetta (…) destinata a essere impiegata da Caputo per realizzare un’area parcheggio al servizio del Lido a opera delle stesse imprese Disanto s.r.l (…)”.

L’assunzione dei “figli di” la pagano i cittadini in bolletta

Marco Campione, presidente della Girgenti Acque Spa, secondo l’accusa, in cambio dell’approvazione di un nuovo calcolo tariffario per le annualità 2012-2013, ha fatto assumere tra il 2013 e il 2014 i figli di Eugenio D’Orsi, Commissario Straordinario e liquidatore del Consorzio di Ambito Territoriale Ottimale di Agrigento. Una trovata geniale: se l’accusa fosse confermata, l’assunzione dei figli di D’Orsi l’avrebbero pagata i cittadini di Agrigento direttamente in bolletta.

P.S.: STIAMO AGGIORNANDO L’ELENCO CON I CORROTTI DELLA CAMPANIA MA IL COMPITO E’ ARDUO NON BISTERA’ LO SPAZIO DI TUTTO IL GIORNALE  

Piacenza, 12 anni al “boss” dei carabinieri. Condannati gli “infedeli” della caserma

Piacenza, 12 anni al “boss” dei carabinieri. Condannati gli “infedeli” della  caserma

A un anno dalla maxi-operazione che portò al sequestro della caserma Levante, arriva la sentenza per cinque dei sei carabinieri di Piacenza che hanno scelto il rito abbreviato. Il gup Fiammetta Modica ha condannato a 12 anni di reclusione a Giuseppe Montella, considerato il dominus della banda. Poi 8 anni a Salvatore Cappellano, 6 anni a Giacomo Falanga, 4 anni per il maresciallo della stazione Marco Orlando e 3 anni e 4 mesi per Daniele Spagnolo. L’inchiesta ha svelato orrori e abusi da film al pari di Gomorra, ma nella felix Emilia-Romagna. Una stazione dove succedeva di tutto: spaccio, arresti falsificati, perquisizioni illecite, sequestro di persona, tortura e pestaggi. “Questo processo offende ancora prima delle vittime, cioè le persone picchiate e arrestate illegittimamente, la parte sana, che è la stragrande maggioranza, dell’Arma dei carabinieri: credo che l’Arma si debba ritenere soddisfatta”, ha commentato all’uscita Grazia Pradella, capo della Procura di Piacenza. Per i militari le indagini non sono ancora concluse.

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