La musica, una madre dai grandi seni. “Nutre tutti, specie adesso”- Renato Zero. Esce con il secondo album della trilogia “ZeroSettanta”

Renato Zero spiega. “Non voglio risultare superbo e non lo sarò perché ho passato il valico, però l’obiettivo di questo lavoro è di consegnare una memoria storica di quello che sono stato e di ciò che sono oggi”.

E così la memoria storica avvolge e accarezza con cura anche il secondo album della trilogia Zerosettanta (il terzo è previsto per il 30 novembre) e mixa con precisione, cura ed esperienza quattro generazioni di “Zero” con tutte le sfumature che lo hanno accompagnato in questi decenni. C’è la ballata. La provocazione. La memoria. L’amore. Il j’accuse. C’è la voglia di suonare, di ritrovare la band, di giocare con i Neri Per Caso, di coinvolgere l’orchestra del maestro Pennino.

C’è la voglia di non guardare per forza indietro.

Al Fatto ha raccontato della differenza tra Renato e Zero. Oggi canta “mi dimentico di me”…

È per la persona e non per l’artista; ormai la parte “zeriana” si è fusa a Renato, non me la sento più di essere separato in casa.

Secondo album.

Cerco di muovere questa aria, questo stato comatoso; volevo rispolverare il coraggio di un’operazione in una fase negativa: è nei momenti di bassa che si deve intervenire con energia.

È un lavoro artigianale per quanto è cesellato.

Sono stato presente in tutte le fasi della lavorazione, in alcuni momenti ho cercato di mantenere la giusta distanza, ma alla fine resto il supervisore di tutto e me ne prendo la responsabilità; (ci pensa) non avrei voluto offendere la sensibilità dei miei collaboratori mettendoci un po’ troppo del mio.

Eppure…

È più forte di me, non riesco a stare in panchina se gli altri giocano.

Ha paura di diventare ingombrante?

Sì, ma chi mi conosce sa che non c’è malizia.

In un brano canta: “Anche se non cogli il senso il senso arriverà”. Il periodo rende questa frase complicata.

Il senso avremmo dovuto coglierlo qualche decennio fa, quando abbiamo cominciato con la diossina, o quando si sono avariate le nostre tiroidi per colpa di Chernobyl; dovevamo togliere il piede dall’acceleratore e usare un’andatura più morbida e rispettosa verso noi stessi e soprattutto per quelli che verranno dopo di noi.

Sempre nel disco: “Calcio in culo alla mediocrità”. A chi, in particolare?

Alla politica, a questi uomini con una tranquillità economica che abitano in quartieri alti, con autisti che li portano a casa, con stipendi gratificanti; mi piacerebbe che ogni tanto si recassero nelle periferie per assaggiare quella solitudine, quella depressione e quell’imbarazzo di non avere un piatto di minestra per i figli.

Canta: “Questa memoria che non sempre tiene”. Nell’ultimo tour a un certo punto proiettava sullo schermo i nomi degli artisti che non ci sono più. E il pubblico si alzava i piedi.

I momenti sono sempre esaltanti, soprattutto su un palco; uno può realizzare le più belle melodie, può appagarsi del piacere di attingere al proprio piccolo genio per offrire un piccolo contributo a migliorare la vita delle persone; ma senza un pubblico come il mio, tutta questa sollecitazione non si sarebbe manifestata, non sarei arrivato a un tale livello.

In questi mesi si è mai sentito solo?

Non me lo potrei permettere: ho un figlio, delle nipoti, tre sorelle, un fratello e una famiglia fantastica. E poi tanti amici; (cambia tono) è un momento in cui ricevo parecchie telefonate, a questa età non tutti possono festeggiare dei compleanni sereni, così il tempo lo impegno per cercare di essere utile e risollevare le loro sorti.

E…

Il tempo impiegato così in qualche modo distrae da qualche piccola insicurezza o malessere; alla fine poi abbiamo sempre a che fare con questa musica che è una mamma con delle tette grandi così (e allarga le braccia a dismisura).

“Basta con i cantanti già siamo in tanti”.

È per generosità verso chi potrebbe illudersi, ma senza quel talento necessario per sconfiggere le critiche; certo, la musica deve regalarsi a tutti con eguale forza, però bisogna farsi l’esame di coscienza su capacità, forza e dedizione.

Nei talent è il grande artista forse meno rappresentato. La temono?

Quello che mi rattrista è che il plagio avviene tra di loro: usano gli stessi loop, gli stessi plug in, le stesse combinazioni ritmiche e ambientali; mai diventare l’imitazione di qualcun altro, meglio restare se stessi.

È un fan di Elton John. Ha visto il film a lui dedicato?

Mi ha un po’ deluso: tutta la sua ricchezza risiede nel repertorio, non nella vita privata, mentre il film era morbosetto, il regista andava sempre a sparare nel torbido; dovevano dare più spazio alle partiture di Elton: ha scritto brani talmente moderni da restare un esempio.

In un film, chi potrebbe interpretare Renato Zero?

(Sorride) Renato Fiacchini.

Fonte: di Alessandro Ferrucci | 31 OTTOBRE 2020/ IL FATTO QUOTIDIANO