domenica, 9 Novembre 2025
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Vespa “artista” uno e trino: arrotonda anche con i documentari e prende: il compenso è 3,3 milioni a biennio (1 milione e 650 mila annui) per Porta a Porta e 5 Minuti. I documentari sono compresi, ma pagati a parte, una specie di fuori sacco. Massimo Giletti arriva a 1,1 milioni l’anno, Maria Latella a 730 mila, Monica Setta a 700 mila. Sui 500 mila si aggira il contratto di Salvo Sottile per Far West, mentre l’ex Iena Antonino Monteleone percepisce circa 360 mila euro l’anno. /

Un nome che torna alla ribalta delle cronache a distanza di cinquant’anni. La sera del 13 novembre 1975, con la fidanzata Doretta Graneris, sterminò a Vercelli cinque famigliari della ragazza, genitori, fratellino e nonni. Uno dei plurimi omicidi fra le mura di casa più cruenti della storia.

Già condannato all’ergastolo per quel massacro, poi ammesso alla semilibertà, Guido Badini, oggi settantatreenne e residente a Novara (lo era anche all’epoca, quando conviveva in città con la Graneris), è tornato in carcere qualche giorno fa nell’ambito dell’indagine sul tentato omicidio ai danni del titolare della Cavifer, società di Montichiari (Brescia) che opera nel settore dello smaltimento di materiali ferrosi. Per l’assalto a mano armata del marzo 2024 erano stati utilizzati proiettili provenienti dai lotti Nato, che i carabinieri lombardi hanno trovato nel corso delle perquisizioni proprio a casa di Badini – uno degli otto arrestati – assieme a numerose armi, due pistole, quattro fucili, e due mazze, e un ingente numero di munizioni. Del novarese il gip di Brescia scrive: «È un punto di riferimento per chi avesse bisogno di pianificare un’azione violenta e procurarsi armi, e che ha precedenti specifici, inclusa una condanna per tentato omicidio».

La sera del 1° marzo dello scorso anno l’imprenditore bresciano Angelo Ferandi, all’uscita della ditta, era rimasto gravemente ferito. Nell’azione criminale erano stati esplosi otto colpi di pistola calibro 9×19 Gfl (i proiettili Nato detenuti da Badini), sei dei quali lo raggiunsero all’addome, agli arti superiori e inferiori e all’interno coscia. In pericolo di vita, era stato trasportato in ospedale e salvato e poi dimesso dopo un lungo periodo di ricovero.

L’indagine sul fatto, condotta dai carabinieri, ha fatto luce sul possibile movente, un presunto vecchio debito non saldato dalla vittima, e anche su un’organizzazione criminale dedita allo spaccio. A sparare un pregiudicato albanese, in concorso con altre persone, mentre il novarese Badini avrebbe fornito le munizioni.

L’uomo, cinquant’anni fa, si presentò con la fidanzata Doretta a casa della ragazza, in via Caduti dei Lager a Vercelli: lì si preparavano a cenare Sergio Graneris, la moglie Itala Zambon, il figlio Paolo di 13 anni, e i nonni materni Romolo Zambon e Margherita Baucero. La coppia entrò con due pistole, una Beretta calibro 9 e una Browning calibro 7.65, con le quali freddarono tutti, anche il cane, perché abbaiava troppo. A provocare la mattanza, un risentimento della giovane verso la famiglia, che in precedenza aveva osteggiato il matrimonio con Guido. Badini, ai genitori di lei, non andava a genio. Ragioniere senza lavoro, divideva tutto il tempo fra tiro a segno e palestra. Era stato trascinato nel piano folle di Doretta con un amico, rimasto ad attenderli in auto. La Corte d’Assise di Novara aveva condannato i due all’ergastolo, e l’autista a 22 anni. Doretta aveva ottenuto la semilibertà nel 1992, e poi la condizionale nel 2000. Badini, invece aveva ottenuto la semilibertà nel 1993.

Aser: «Piena solidarietà e vicinanza ai cronisti rimasti feriti negli scontri in piazza a Bologna»

I tafferugli martedì 7 ottobre 2025, nel corso della manifestazione non autorizzata organizzata dai Giovani Palestinesi. Il sindacato regionale: «Sia fatta piena luce sull’accaduto, i responsabili vengano identificati e puniti».

L’Associazione della stampa Emilia-Romagna esprime, in una nota pubblicata mercoledì 8 ottobre 2025 anche sul proprio sito web, la «massima solidarietà e vicinanza ai giornalisti che sono rimasti feriti nel corso degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine avvenuti nella sera di martedì 7 ottobre a Bologna» durante la manifestazione non autorizzata organizzata dai Giovani Palestinesi.

Quattro – come riporta l’agenzia Ansa – i giornalisti rimasti feriti e contusi nel corso dei tafferugli, colpiti da manganellate delle forze dell’ordine o da oggetti lanciati dal corteo.

Per il sindacato regionale «non è accettabile che chi si trova a svolgere il proprio lavoro di cronista, esercitando un diritto costituzionalmente garantito, sia fatto oggetto di comportamenti violenti e aggressivi e, comunque, non venga tutelato».

In conclusione, Aser «auspica che sia fatta piena luce sull’accaduto e che i responsabili dell’attacco ai giornalisti vengano identificati e puniti». (mf)

 

Il Papa: fare il giornalista non è mai un crimine, liberare i reporter imprigionati

Leone XIV riceve i partecipanti alla 39ª Conferenza dell’Associazione MINDS International e ricorda che “l’informazione è un bene pubblico” da tutelare. Esorta a non dimenticare i reporter in zone di conflitto, “vittime dell’ideologia della guerra” e chiede la liberazione di quelli imprigionati e perseguitati: se oggi sappiamo cosa è successo a Gaza e in Ucraina lo dobbiamo a loro. Monito contro il proliferare dell’informazione “spazzatura” e la tecnologia che non deve mai sostituirsi all’uomo

Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano

“Se oggi sappiamo che cosa è successo a Gaza, in Ucraina e in ogni altra terra insanguinata dalle bombe, lo dobbiamo in buona parte” ai cronisti e ai reporter inviati sul campo. Molti però sono perseguitati e imprigionati: bisogna liberarli perché “fare il giornalista non può mai essere considerato un crimine, ma un diritto da proteggere”. Leone XIV insiste sul ruolo fondamentale dei giornalisti nella società e nelle dinamiche mondiali, durante l’udienza ai partecipanti alla 39.ma conferenza dell’associazione MINDS International, rete globale di agenzie stampa, ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. In un intenso discorso, il Papa esorta a continuare a promuovere “un’informazione libera, rigorosa, obiettiva” e a formare “coscienze” e un “pensiero critico”, specialmente in un’epoca di informazione “spazzatura” e nell’era del digitale in cui spesso si scambia “il falso per vero” e “ciò che è autentico con ciò che è invece artefatto”.

 

I reporter che rischiano la vita

Il pensiero del Pontefice è soprattutto per i reporter in zone di conflitto: “Ogni giorno ci sono reporter che rischiano personalmente perché la gente possa sapere come stanno le cose”, sottolinea, evidenziando come “in un tempo come il nostro, di conflitti violenti e diffusi, quelli che cadono sul campo sono molti” e sono “vittime della guerra e dell’ideologia della guerra, che vorrebbe impedire ai giornalisti di esserci”. “Non dobbiamo dimenticarli!”, afferma Papa Leone. E citando uno dei suoi primi discorsi subito dopo la sua elezione l’8 maggio, ovvero quello rivolto ai giornalisti di tutto il mondo che avevano coperto il Conclave, ribadisce lo stesso appello “per la liberazione” degli operatori dell’informazione “ingiustamente perseguitati e imprigionati per aver cercato di raccontare”.

L’informazione libera è un pilastro che sorregge la costruzione delle nostre società e, per questo, siamo chiamati a difenderla e garantirla.

Sostenere le agenzie e i giornalisti

Il Papa ricorda come “queste testimonianze estreme” sono “l’apice del tributo di quotidiana fatica di tantissimi che lavorano perché l’informazione non sia inquinata da altri fini, contrari alla verità e alla dignità della persona”. E afferma che “l’informazione è un bene pubblico che tutti dovremmo tutelare”. Per Leone XIV è infatti “un paradosso” il fatto che “nell’era della comunicazione” sia le “agenzie di informazione”, sia i “fruitori dell’informazione” siano in crisi. “Nessuno oggi dovrebbe poter dire ‘non sapevo’”, riflette. Incoraggia allora ancora più fortemente i giornalisti nel loro servizio “così importante” ed esorta anche a creare un “circolo virtuoso che fa bene al corpo sociale” tra chi legge e chi produce:

Ciò che è davvero costruttivo è l’alleanza tra i cittadini e i giornalisti all’insegna dell’impegno per la responsabilità etica e civile. Una forma di cittadinanza attiva è quella di stimare e sostenere gli operatori e le agenzie che dimostrano serietà e vera libertà nel loro lavoro

Il Papa sottolinea che “le chiavi per restituire ai cittadini il loro ruolo di protagonisti del sistema, convincendoli a pretendere un’informazione degna di questo nome” sono la “trasparenza delle fonti e della proprietà”, l’“accountability”, la “qualità”, e l’“obiettività”.

Il Papa incontra i partecipanti alla conferenza dell'associazione MINDS International

Il Papa incontra i partecipanti alla conferenza dell’associazione MINDS International   (@Vatican Media)

L’antidoto all’informazione “spazzatura”

Leone XIV sottolinea ancora come in particolare i giornalisti delle agenzie di stampa sono “chiamati ad essere i primi sul campo, i primi a dare la notizia”, specialmente “nell’era della comunicazione permanentemente live, della digitalizzazione sempre più pervasiva dei mass media”. Molte volte devono infatti “scrivere con rapidità, sotto pressione, anche in situazioni molto complesse e drammatiche”. Svolgono quindi un servizio particolarmente “prezioso” e “deve essere un antidoto al proliferare dell’informazione ‘spazzatura’”; questo richiede “competenza, coraggio e senso etico”. Le agenzie di stampa, continua il Pontefice, sono chiamate “ad agire nell’attuale contesto comunicativo secondo principi – purtroppo non sempre condivisi – che coniugano la sostenibilità economica dell’impresa con la tutela del diritto ad una informazione corretta e plurale”.

Occorre infatti liberare la comunicazione dall’inquinamento cognitivo che la corrompe, dalla concorrenza sleale, dal degrado del cosiddetto click bait

Vigilare sugli algoritmi

“Non siamo destinati a vivere in un mondo dove la verità non è più distinguibile dalla finzione”, assicura inoltre Papa Leone XIV. E cita anche Hannah Arendt, quando disse che “il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma la persona per la quale non c’è più differenza tra realtà e finzione”. Pone quindi delle domande importanti, specialmente riguardo le nuove tecnologie.

Gli algoritmi generano contenuti e dati in una dimensione e con una velocità che non si era mai vista prima. Ma chi li governa? L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo con cui ci informiamo e comunichiamo, ma chi la guida e a quali fini?

“Dobbiamo vigilare”, mette in guardia il Papa, “perché la tecnologia non si sostituisca all’uomo, e perché l’informazione e gli algoritmi che oggi la governano non siano nelle mani di pochi”. Ringrazia infatti i giornalisti dell’associazione per la loro “riflessione” su queste sfide attuali.

Il Papa incontra i partecipanti alla conferenza dell'associazione MINDS International
Il Papa incontra i partecipanti alla conferenza dell’associazione MINDS International   (@VATICAN MEDIA)

Un baluardo di civiltà rispetto alle sabbie mobili dell’approssimazione

“Con il vostro lavoro, paziente e rigoroso, voi potete essere un argine a chi, attraverso l’arte antica della menzogna, punta a creare contrapposizioni per comandare dividendo; un baluardo di civiltà rispetto alle sabbie mobili dell’approssimazione e della post-verità”, evidenzia infine il Papa. “L’economia della comunicazione non può e non deve separare il proprio destino dalla condivisone della verità”.

Mi raccomando: non svendete mai la vostra autorevolezza!