De Michè, ma tu si estorsore? O estorsore estorsore? Secondo me si nu strunzu, che hai infangato tutta la categoria di chi butta il sangue e rischia la vita per vedere la propria firma sul giornale in questa terra di camorfisti.
Facevo bene io a scrivere in epoca non sospetta sono un giornalista di marciapiede, plurilaureato all’Università della STRADA, che racconta storie vere di questa terra di camorfisti, barbari e ladri; infestata da politici traffichini, falsi intellettuali e giornalisti prezzolati, con tante bocche di rosa, non tutte italiane…
16 maggio 2021
Nessun titolo in prima pagina, nessuna diretta indignata, nessun post sulla “libertà di stampa violata” sui suoi canali. Perché stavolta il protagonista della notizia è lui stesso: Mario De Michele, giornalista di 53 anni che si autodefinisce “cronista parlamentare” e che per anni si è presentato come un baluardo dell’antimafia e della legalità, è stato arrestato con l’accusa di estorsione aggravata. Secondo la Procura di Napoli Nord avrebbe chiesto 10mila euro all’ex sindaco di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, per evitare la pubblicazione di presunti “fatti privati” e articoli di stampa diffamatori.
Un ricatto in piena regola, secondo gli inquirenti, mascherato da attività giornalistica. Non è la prima volta che De Michele finisce al centro di una bufera: circa sei anni fa fu lui stesso a inscenare false intimidazioni, arrivando a sparare contro la propria abitazione per fingersi nel mirino dei clan e ottenere scorta (poi tolta con la condanna nel 2022 a 3 anni e 10 mesi) e visibilità come “giornalista scomodo”. Oggi, quell’immagine costruita a colpi di dirette social e articoli sul blog “CampaniaNotizie”, poi denominato “Italianotizie.online” crolla sotto il peso di un’inchiesta che ribalta i ruoli: da vittima di minacce a presunto estorsore. E sul sito da lui diretto, questa volta la notizia almeno ieri non è comparsa. Ad arrestare De Michele – che è in carcere a Santa Maria Capua Vetere – sono stati i carabinieri di Marcianise.
L’arresto ieri è scattato nei pressi di una piscina di Succivo: De Michele aveva appena intascato dall’ex sindaco Brancaccio 5mila euro in contanti, come prima tranche di una somma di 10mila. Dalle indagini è emerso che De Michele avrebbe ricattato Brancaccio, che conosceva da anni, pattuendo la prima consegna di metà della cifra nella struttura dell’agro aversano, dove ad attendere lo scambio tra De Michele e Brancaccio c’erano anche i carabinieri. Brancaccio aveva infatti denunciato il ricatto posto in essere da De Michele, prima ovviamente dell’appuntamento di Succivo.
Così i carabinieri hanno potuto preparare la trappola e agire al momento in cui De Michele intascava la somma. Il giornalista, dopo i primi guai giudiziari legati ai falsi attentati, era stato sospeso dall’Ordine, ma dopo la scadenza del provvedimento era tornato in servizio. Ieri, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, ha sospeso dall’albo De Michele, per la seconda volta.
Sul web, intanto, ancora sono presenti gli attestati di solidarietà (per quelle minacce del 2019) da parte politici, associazioni e sindacati e gruppi di giornalisti che sostengono i colleghi minacciati, pubblicazioni mai rimosse anche dopo la scoperta che era tutto falso. Diventato nel frattempo anche “reporter” dal Parlamento, De Michele, che in un articolo del 28 giugno attaccava il suocero dell’attuale sindaco di Cesa residenza anche del giornalista ha rischiato anche di essere candidato a consigliere alle prossime elezioni comunali. Una notizia rilanciata da varie testate dopo la proposta avanzata da Giuseppe Fiorillo, ex sindaco di Cesa e futuro candidato, il quale in un post di risposta del 21 giugno scriveva: «Reputo De Michele di alto profilo umano e politico, penna arguta che merita l’attenzione del nostro paese e spero che per il suo bene e quello di tutti, scelga di misurarsi anche come amministratore».
A questo punto De Michele, rispondendo a sua volta sottolineava come «nella futura campagna elettorale fosse necessaria serietà senza omissioni, se qualcuno pensa di usare mezzi ricattatori o diffamatori non si deve tentennare, va denunciato tutto alla magistratura». Un consiglio, a quanto, pare seguito alla lettera dall’ex sindaco di Orta, Angelo Brancaccio. <Questo messaggio è stato modificato>
FONTE: IL TESTO E’ RIPRESO DA IL MATTINO IL TITOLO E’ DI FERDINANDO TERLIZZI
RIPORTO DAL MIO ARCHIVIO I PEZZI PUBBLICATI ALL’EPOCA DEL PRIMO REATO
Il caso del giornalista Mario De Michele non è nè il primo né l’unico né l’ultimo!
Parallelismi con il caso di Saviano e gli altri pseudo minacciati nella “Svizzera della Camorra” –
Caserta – Prendo lo spunto dalle notizie che ci sono sette indagati per minacce a Paolo Berizzi, giornalista de “La Repubblica” e che il “giornalista”
Mario De Michele è indagato per aver simulato gli attentati. De Michele è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, inoltre, per calunnia e per detenzione di armi da fuoco perché, in concorso con un ex consigliere comunale di Orta di Atella, avrebbe simulato i due attentati subiti il 14 novembre e il 5 maggio scorsi.
Ho appreso, inoltre, che “A tutela dei colleghi minacciati e impegnati sul territorio e più volte presi di mira dallo stesso De Michele sul suo sito internet il Sindacato si costituirà nel processo come parte civile”. Bene.
Voglio ricordare a chi mi legge un passo nel Film
“Fortàpasc”, (del 2009, diretto da Marco Risi, sulla breve esistenza e la tragica fine del giornalista Giancarlo Siani giovane praticante, impiegato “abusivo” per Il Mattino col sogno di un contratto giornalistico e di un’inchiesta incriminante contro i boss), c’è un dialogo tra l’aspirante giornalista e il suo caporedattore che gli spiega: “giancà… ce stanno i giurnalist… e po ce stanne e giurnalist… giurnalisti…” ovvero i giornalisti con la palle, quelli non hanno mai scritto un articolo ( e sono passati all’esame) e quelli che copiano le veline della procura e dei carabinieri.
Di pseudo giornalisti in Campania ve ne sono molti. E le minacce non sempre sono vere ma non esiste solo il caso di De Michele. Lui è uno dei tanti. Spesso si scrivono lettere anonime e le fanno arrivare alle loro redazioni.
Ci sono precedenti di telefonate di boss fatte per chiarimenti che sono state poi trasformate in (ipotetiche) minacce e al soggetto è stata finanche assegnata una scorta.
E’ un poco come quella questione -recente – dove un giornalista di Caserta si è sentito minacciato da un boss (che è detenuto) attraverso una intervista rilasciata ad un altro giornalista.
Ci sono poi quelli di Pignataro Maggiore (la cosiddetta scuola della “Svizzera della Camorra”) che ci hanno sguazzato per anni sulle minacce vere, presunte o inventate. I giornalisti di quella zona sono tutti minacciati dalla “camorra di Don Chisciotte”. Anche dopo la morte di Don Chisciotte.
E’ un mondo di mezzo che vive da sempre tra “eroismi” (veri o falsi che siano) e illegalità.
Ma chi sono i giornalisti che ricorrono a questi mezzucci per farsi una notorietà? Tutti quelli che non valgono una cicca.
Molti hanno raggiunto il top con le estorsioni a mezzo stampa. A Napoli negli anni 80 vi era un giornalista che raggiunse con il suo settimanale (pare si chiamasse La Voce o simile) a ricattare perfino i ministri.
Un altro esempio può essere il caso di Saviano e la sceneggiata della minacce “camorristiche” a mezzo di un atto di remissione letto in udienza da un avvocato. Il processo “che ne occupa” è a ruolo a Roma (dopo la sentenza di Napoli che ha dichiarato la propria incompetenza) la cui prossima udienza è fissata per l’11 giugno e che riserva sorprese rilevanti.
Sono imputati due avvocati e le parti lese sono due giornalisti: Rosaria Capacchione e Roberto Saviano; oltre a due magistrati.
Il rinvio dell’ultima udienza è dovuto sia alla malattia di un avvocato (difensore di uno degli avvocati imputato) e sia al fatto che “il signorino” è bloccato a New York e non è potuto rientrare in Italia.
Saviano per esempio è un pioniere nei confronti di De Michele perché si è inventato minacce (dal 2006) di cui non vi sono tracce. Ne ebbe perplessità per l’assegnazione della sua scorta perfino Vittorio Pisani, all’epoca capo della Squadra Mobile di Napoli “A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta”.
Io sono stato querelato dal Saviano (due giudizi conclusi con remissione di querela e pagamento delle spese da parte del “signorino”) perché avevo scritto – in occasione di un articolo e in sede di una intervista televisiva – sulla recensione del libro l’”Impero dei Casalasi”, scritto dall’inviato de Il Mattino, Gigi Di Fiore, che lui in “Gomorra” aveva scritto “cazzate”.
Ebbene l’editore alle rimostranze dei miei avvocati che chiedevano rettifiche rispose che già dalla seconda edizione erano stato apportate centinaia di rettifiche. Cioè tutte le cazzate, poi cancellate.
A dare uno sguardo diverso sul fenomeno Gomorra e sul personaggio Roberto Saviano, è giunto il lavoro del professor Alessandro Dal Lago, con il libro “Eroi di carta”, edito da Manifestolibri.
Un lavoro che mette in discussione non solo il Saviano – personaggio ma riesce ad entrare nel merito del lavoro letterario e di inchiesta di “Gomorra” smontandolo con grande acume consegnandoci uno scenario diverso, un punto di vista nuovo attraverso il quale guardare al fenomeno “Gomorra”.
E infine i due libri di Ciro Perna (“Arromog” – Gomorra letto da un altro punto di vista e “Saviano non ti credo”.2013 -2015).
Quindi il caso di De Michele (parlo per coloro i quali si sono scandalizzati) non è nè il primo né l’unico né l’ultimo!
Pubblicato da CRONACHE AGENZIA GIORNALISTICA alle 03:32 Nessun commento:
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martedì 17 luglio 2018
SCORTA SI’ SCORTA NO! MA I GIORNALISTI DEBBONO FARE I CRONISTI NON GLI INVESTIGATORI O I PUBBLICI MINISTERI O I GIUDICI COME FA ADDIRITTURA SAVIANO
IL GIORNALISTI SALVATORE MINIERI |
Operiamo un “distinguo”… tra i “veri” giornalisti e i giornalisti “pseudo tali”… e le “vere” minacce… da quelle “presunte”… ( tra l’altro a mezzo di una intervista)
(ANSA) – NAPOLI, 17 LUG – “Non lasciare impunite azioni gravissime nei confronti di chi ha il dovere di informare è un segnale importante per i cronisti che ogni giorno lavorano sul territorio in trincea, ma anche per i cittadini. Salvaguardare il diritto di cronaca significa dare una garanzia di democrazia e di libertà al Paese”. E’ quanto si legge in una nota del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania che esprime soddisfazione per la sentenza con cui il gip del Tribunale di Napoli ha condannato, al termine di un processo con rito abbreviato, i fratelli Giuseppe e Gaetano Lubrano, 56 e 38 anni, per minacce e violenza privata nei confronti del giornalista Salvatore Minieri. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania esprime soddisfazione per la decisione del giudice. “È fondamentale, però, che insieme alla magistratura anche i colleghi facciano la loro parte – conclude la nota – andando ad illuminare le storie e i fatti che sono stati denunciati da Minieri e dagli altri giornalisti minacciati. Dobbiamo essere la loro scorta mediatica, le mafie alimentano il loro potere con il silenzio e la paura”.(ANSA).
IL GIORNALISTA MARIO DE MICHELE |