La libertà indivisibile* di Vincenzo D’Anna*
Correva l’anno 1963 ed il mondo era diviso in due blocchi, così com’era uscito dalla conferenza di Yalta dove le nazioni vincitrici della seconda guerra mondiale si erano spartite il mondo. Ad ovest c’erano le democrazie liberali, ad est l’impero comunista sotto il tallone ferreo di Stalin e dell’Urss. Una pesante cortina di ferro, come ebbe a dire Winston Churchill, divideva l’Europa. A rendere plastica ed evidente questa divisione fu la città di Berlino che, sia pure incastonata entro i territori della Germania dell’Est a regime sovietico, venne divisa a metà da un muro eretto per separarla dagli ambiti di pertinenza americana, inglese e francese. Da un lato dunque, la libertà e la democrazia, dall’altro l’ortodossia dello Stato sotto l’imperio del Pcus. Il crollo di quel muro, nel 1989, segnò la fine del “socialismo reale” ed il crollo dell’impero dei soviet. Storica rimase la visita fatta dal presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy nella Berlino Ovest: innanzi ad una folla oceanica, il premier americano affermò: “io sono Berlinese”, una frase iconica che stava a significare come tutti gli uomini liberi che si opponevano alla tirannia, potevano legittimamente sentirsi cittadini di Berlino.
A quanti ancora non coglievano l’essenza della libertà, Kennedy ribadì che essa si trova “laddove non si costruisco muri o Stati per imprigionarvi i cittadini, e se si pensa che il comunismo sia il futuro che vengano a vedere Berlino”. E che essa richiede l’eterna vigilanza. La libertà non si eredita né è garantita nel tempo, non appartiene solo a noi perché è indivisibile: è requisito e patrimonio naturale di tutte le genti. Parliamoci chiaro: non esiste una libertà di cui solo alcuni godono, per varie favorevoli circostanze politiche o sociali.
Se manca infatti ad uno solo degli uomini, perché negata oppure sottratta, è la libertà di tutti ad essere minacciata e quindi a finire in pericolo. Basterebbe solo questo per capire che non si deve essere arrendevoli né sereni solo perché molto lontani dai luoghi in cui le libertà sono conculcate e disconosciute. Una lezione che ci espone a prendere parte alle vicende illiberali vicine o lontane che esse siano. Ci insegna altresì che lo strabismo di molti liberal democratici di considerare esecrabili solo talune situazioni e non altre di pari rango, rappresenta un tragico errore, un atto di cieco egoismo. Mancando l’equità di giudizio per calcolo, interesse politico o ragion di Stato, mettiamo infatti in pericolo la nostra stessa libertà, allorquando la consideriamo come una prerogativa divisibile, appannaggio degli uni e non degli altri. Un vecchio aforisma liberale asserisce che la libertà del nostro pugno finisce dove comincia la libertà dell’altrui naso, indipendentemente dai soggetti in questione. E se tanto sconforto ci prende per i Palestinesi parimenti dovrebbe esserlo per gli Israeliani allorquando questi vengono aggrediti dai tagliagole di Hamas e dai loro “compari”, gli Hezbollah libanesi e gli Uti Yemeniti, finanziati ed armati dai teocrati oscurantisti iraniani e dai Siriani di Bashar al-Assad (sostenuto ed armato dalla Russia).
Lo stesso vale per l’Ucraina, martoriata da quel Vladmir Putin che maramaldeggia con i suoi confinanti e poi si propone, paradossalmente, a mediatore in altri conflitti! Ed allora alligna tra le fila dei pacifisti italiani la vecchia idea di una superiorità morale e politica, il vezzo di sentirsi “sinceri democratici”, di poter conferire una superiore etica dei fini alla loro politica ed alle loro battaglie. Lo stesso attacco di Tel Aviv agli Ayatollah viene valutato ed esecrato, in tal senso, con ragionamenti conditi di certosini distinguo sulla veridicità che Teheran possa munirsi dell’atomica, cinici ed immemori che i missili che pure da anni colpiscono Israele vengano forniti proprio dagli stessi barbuti sacerdoti che oggi opprimono la Persia. Che chi arricchisce l’uranio fino a giungere ben oltre la percentuale necessaria per usi civili, non può che farlo per costruire un’arma letale, per cancellare le libertà occidentali e gli stati laici e democratici. Insomma la libertà è indivisibile e concatenata per tutti gli esseri umani e se qualcuno se ne dimentica pensando di poter fare dei distinguo, è un guerrafondaio. In fondo, si sa: ne uccide più la lingua che la spada.
*gia parlamentare