IN ATTESA (IL 5 LUGLIO) CHE ARRIVI LA FINE DEL MONDO – MANGA –  IN GIAPPONE (*) 

Una vecchia profezia a fumetti sta facendo più danni di una campagna di disinformazione ben orchestrata. Watashi Ga Mita Mirai (“Il futuro che ho visto”), un manga scritto e illustrato da Ryo Tatsuki, ha predetto una catastrofe naturale in Giappone per luglio 2025 e sta letteralmente facendo crollare il turismo verso il Paese. Compagnie aeree che cancellano voli, hotel che vedono dimezzate le prenotazioni, tour operator che deviano i flussi turistici verso altre destinazioni asiatiche: tutto per una storia che, almeno in teoria, dovrebbe restare confinata nel regno della finzione. Ma in un’epoca dove la distinzione tra realtà e narrazione si fa sempre più labile, anche un fumetto può scatenare conseguenze economiche concrete.

Il potere di questa «profezia» non è casuale. Il manga aveva già colpito nel segno una volta: nella sua prima edizione del 1999 conteneva un riferimento a un disastro previsto per marzo 2011, data che coincise tragicamente con il devastante terremoto e tsunami di Fukushima. Nel 2021, un’edizione aggiornata ha rincarato la dose, annunciando che «la vera catastrofe» sarebbe arrivata nel luglio 2025. Oggi, a pochi giorni da luglio, quella frase sta scatenando il panico.

L’effetto valanga è partito dai social di Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud e Cina, i principali mercati turistici per il Giappone. Video e post allarmistici hanno trasformato la «profezia» del manga in una leggenda metropolitana virale, capace di influenzare migliaia di viaggiatori. Ci sarebbe anche una data precisa per il presunto disastro: sabato 5. I dati sono impietosi: destinazioni turistiche giapponesi come Kumamoto, Kagoshima, Tokushima e Tottori registrano un precipitoso calo di prenotazioni. La Hong Kong Airlines ha sospeso i voli verso Kumamoto e Kagoshima per i mesi di punta, mentre Greater Bay Airlines ha ridotto i collegamenti con la prefettura di Tokushima. In alcune tratte, come quelle verso Tottori, la percentuale di posti occupati sui voli è crollata al 43%, e il governatore locale ha definito l’impatto «significativo e preoccupante».

Non è un fenomeno nuovo nella storia umana. La forza delle narrazioni di sfondare i confini della finzione e influenzare il comportamento collettivo ha precedenti illustri. Per esempio, nel 2012 si diffuse in tutto il mondo l’idea – basata su interpretazioni discutibili del calendario dell’antica civiltà Maya – che il mondo sarebbe finito il 21 dicembre di quell’anno. Per non parlare del fatto che, nei momenti di grande crisi o paura collettiva come durante le guerre o la recente epidemia di Covid, tornano alla ribalta le oscure quartine del celebre astrologo francese Nostradamus del Cinquecento, le cui profezie simboliche vengono adattate a eventi del presente. E non dimentichiamo romanzi come 1984 di George Orwell, che dal 1949 ha contribuito a plasmare per decenni la percezione dei pericoli dell’autoritarismo e della sorveglianza. La sua influenza è tale che termini come «Grande Fratello» e «Ministero della Verità» vengono ancora oggi usati per denunciare derive liberticide.

Quello che può sorprendere, nel caso giapponese, è che a generare panico non sia un testo religioso, un capolavoro letterario o una leggenda millenaria, ma un manga. Per comprendere questo fenomeno bisogna ricordare che i manga in Giappone non hanno il carattere infantile attribuito ai fumetti nella cultura occidentale. Come romanzi e film, coprono ogni genere e fascia d’età: strumenti di narrazione, riflessione e – come dimostra questo caso – apparente predizione. La credibilità attribuita a opere come “Il futuro che ho visto”, anche quando dichiaratamente inventate, rivela quanto queste storie siano radicate nell’immaginario collettivo di milioni di persone.

Il governo giapponese ha involontariamente alimentato il panico perché negli ultimi mesi ha pubblicato valutazioni sul rischio entro i prossimi trent’anni di un «mega-terremoto» nella fossa di Nankai, una profonda depressione sottomarina situata al largo della costa meridionale del Giappone. La coincidenza temporale tra gli avvertimenti ufficiali e la data del manga ha fatto il resto. Le rassicurazioni non sono bastate: «È scientificamente impossibile prevedere data, luogo e magnitudo di un terremoto», ha dichiarato Ryoichi Nomura dell’Agenzia Meteorologica del Giappone, ma la macchina del panico era in moto.

Il caso evidenzia il potere pervasivo della cultura pop giapponese in Asia e nel mondo. Il Giappone continua, certo, ad attirare milioni di turisti, ma la leggenda della «catastrofe di luglio» ha lasciato il segno, dimostrando che anche un disegno può far tremare un intero settore economico. Una lezione su quanto sia sottile il confine tra finzione e realtà quando le storie trovano terreno fertile nell’immaginario collettivo.

FONTE:  (*)  Manga di Anna Guaita Il Messaggero