Sala operatoria, il chirurgo picchia la collega. Il paziente è morto? “Questo non ve lo dico”

Indagine interna sul prof. Sica, mistero sul malato che era sotto i ferri

Policlinico universitario di Tor Vergata a Roma, blocco operatorio. Durante o forse al termine di un intervento di chirurgia robotica, il 6 giugno scorso, il professor Giuseppe Sica, ordinario di Chirurgia generale, litiga con una collega più giovane e, secondo fonti ospedaliere, le dà un pugno. Lei finisce al pronto soccorso, 15 giorni di prognosi per una tumefazione al capo, riferisce “aggressione da persona nota in orario di servizio”. Il direttore sanitario, professor Andrea Magrini, conferma al Fatto che qualcosa è successo: “C’è un’indagine interna, abbiamo chiesto delle relazioni agli interessati e li abbiamo convocati per lunedì. I chirurghi vivono situazioni di tensione e di stress, bisogna capire cosa è avvenuto”.

Qualcuno riferisce che il paziente che era sotto i ferri è morto, non c’è conferma e se anche fosse morto non ci sarebbero elementi per collegare il decesso alla lite. È morto o no? “Questo non glielo dico per adesso”, risponde Magrini. Incredibile ma vero. Non risulta che la chirurga abbia sporto denuncia, o forse l’ha ritirata.

Sica nega: “Mai dato un pugno in tutta la mia vita. A nessuno – ci ha scritto –. Sono un privato cittadino e lei pure. Abbiamo avuto un confronto benché aspro. Ci siamo chiariti e sono fatti nostri”. La dottoressa non vuole parlare con il Fatto ma non nega nulla, poi con l’assistenza di uno studio legale fa sapere: “È una questione personale tra colleghi che si conoscono e lavorano insieme da oltre 10 anni. È una vicenda privata, che chiariremo io e lui”. È un “atto di violenza di un professionista uomo su una donna”, scrive invece una componente del Cug, il Comitato di garanzia interno, chiedendone l’intervento. Si muovono le Rsu.

Non è un bel momento a Tor Vergata, policlinico legato alla seconda università della Capitale. Dieci giorni fa, la giunta del Lazio guidata da Francesco Rocca ha revocato l’incarico alla commissaria Isabella Mastrobuono dopo un servizio di Report sulle condizioni dei pazienti ammassati per giorni nell’area boarding del Pronto soccorso. Succede anche in altri ospedali pubblici e privati, nei quali però non è entrata una telecamera nascosta.

Il professor Sica ha già fatto parlare di sé per motivi diversi dall’attività clinica e scientifica. Un anno fa era stato condannato in primo grado a Roma a 4 mesi per accesso abusivo a sistema informatico. Era stato denunciato nel 2019 da Pier Paolo Sileri – già chirurgo a Tor Vergata, poi sottosegretario alla Salute e oggi al San Raffaele di Milano – che lo accusava di essere andato alla ricerca delle prove di presunte endoscopie di favore fatte nel 2016. A maggio Sica, difeso dall’avvocato Antonella Benveduti, è stato assolto in appello “per non aver commesso il fatto”. La Corte non ha ritenuto che fosse il mandante dell’autore materiale dell’accesso abusivo, un altro chirurgo, la cui condanna è stata confermata. Attese le motivazioni.

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