Ancora un coltello. De Maria torna a colpire: aggressione fuori da un hotel, ferito un altro detenuto
Si torna a parlare di Emanuele De Maria, 35enne napoletano residente a Prato Verde di Castel Volturno, già condannato per il brutale omicidio della prostituta tunisina Oumaima Rached, avvenuto nel 2016. E anche in questa nuova vicenda di sangue, l’arma protagonista è sempre la stessa: un coltello.
Stavolta l’episodio non è avvenuto tra le mura del carcere, ma all’esterno di un hotel dove De Maria era stato ammesso come detenuto lavorante. Lì, secondo quanto ricostruito, avrebbe atteso fuori dalla struttura un altro detenuto-lavorante, un cittadino egiziano di 50 anni. Tra i due è scoppiata una lite, culminata con l’ennesima esplosione di violenza: De Maria ha estratto un coltello e ha colpito l’uomo, ferendolo gravemente, ma senza ucciderlo. Poi si è dato alla fuga, facendo perdere le proprie tracce. La vittima è stata soccorsa e trasferita d’urgenza in ospedale.
Il coltello, firma ricorrente della violenza
Ancora una volta, dunque, è un coltello l’arma usata da De Maria: la stessa che nel 2016 impugnò per uccidere la giovane Oumaima Rached. Quel delitto avvenne in un luogo abbandonato e degradato, l’ex hotel Zagarella lungo la Domiziana, a Castel Volturno. Il corpo della donna fu trovato con numerose coltellate, abbandonato in una stanza dismessa.
Dopo l’omicidio, De Maria fece perdere le proprie tracce e riuscì a scappare all’estero. Per due anni fu latitante in Germania, dove trovò rifugio cambiando identità e appoggiandosi a una rete di contatti nei circuiti dell’immigrazione clandestina. Ma la fuga finì nel 2018, quando fu rintracciato e arrestato in un’operazione congiunta tra le autorità tedesche e i carabinieri italiani, grazie al lavoro investigativo incrociato e al monitoraggio di profili falsi sui social. Estradato in Italia, fu poi condannato in via definitiva per omicidio.
Il tentativo di legittima difesa e le ombre del passato
Durante il processo per quel delitto, De Maria cercò attraverso i suoi legali di invocare la legittima difesa, affermando di aver reagito a un’aggressione da parte della vittima. Una tesi che non trovò riscontro nelle prove raccolte: la Corte ritenne che si trattasse di un’aggressione volontaria, maturata in un contesto di degrado e tensioni legate alla droga e alla prostituzione.
Oggi, il suo nome riemerge con un copione inquietantemente simile: ancora una lite, ancora una coltellata, ancora sangue. Le indagini dovranno chiarire se l’aggressione fuori dall’hotel sia stata premeditata o frutto di un impeto improvviso, ma resta intatto il profilo di un soggetto pericoloso, capace di violenza estrema anche in un contesto di semilibertà.
Domande sulla gestione dei detenuti lavoranti
L’episodio riaccende anche il dibattito sulla gestione dei permessi lavorativi esterni concessi ai detenuti. Come sia stato possibile che un uomo con un simile passato potesse ritrovarsi in una struttura esterna, con contatti non controllati e possibilità di fuga, è ora materia che interesserà anche l’amministrazione penitenziaria.
Milano, femminicida in permesso di lavoro accoltella collega. Sparita anche una donna

Un barman accoltellato e in fin di vita, ferito dal receptionist, già condannato per l’omicidio, 9 anni fa, di una prostituta, in permesso di lavoro dal carcere di Bollate e dai ieri fuggiasco. E poi una donna, barista anche lei, scomparsa da venerdì pomeriggio. I tre lavoravano presso l’hotel Berna di via Napo Torriani a due passi dalla stazione Centrale di Milano e di fronte alla ex Gintoneria di Davide Lacerenza. Con ferito, feritore e scomparsa, è l’ipotesi di chi indaga, uniti in un oscuro triangolo.
Una storia, spiegano fonti inquirenti, che rischia di non avere un lieto fine. Il receptionist Emanuele De Maria, 37 anni, casertano, nel 2016 uccise una prostituta tunisina colpendola alla gola con un coltello nell’ex hotel Zagarella a Castevolturno. De Maria allora scappò in Germania dove fu arrestato solo due anni dopo.

Sono in pieno corso le ricerche di Emanuele De Maria, l’evaso 35enne che questa mattina all’alba avrebbe accoltellato un collega, il barista Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, di 50 anni, italiano con origini egiziane, all’esterno dell’albergo in cui entrambi lavoravano, a Milano. Nella struttura, l’hotel Brera di via Napo Torriani, risulta scomparsa anche una collega dei due, una donna di 51 anni, Arachchilage Dona Chamila Wijesuriyauna, di 50 anni, di origine cingalese ma con la cittadinanza italiana, che lavora al bar.
ANSA/CARABINIERI
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