ESCLUSE LE AGGRAVANTI NEL DELITTO DI GIANCARLO  PAGLIARO E’ PROBABILE UNA LEGITTIMA DIFESA ( SIA PURE PUTATIVA?) MA I RETROSCENA RACCONTANO ANCHE DI RICATTI SESSUALI E INTERESSI DA USURAI / PERMANE IL MISTERO DELL’ARMA DEL DELITTO 

L’INTERROGATORIO

Omicidio Magrino, resta in carcere Giancarlo Pagliaro, l’imprenditore 67enne, titolare del mobilificio “Franchino” di Mondragone. Lo ha deciso il gip della Procura di Santa Maria Capua Vetere al termine dell’udienza di convalida dell’arresto svoltasi ieri mattina. Per il gip, infatti, non ci sarebbero dubbi sull’esistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di Pagliaro per il delitto di omicidio volontario. Allo stesso tempo, sono state ritenute sussistenti le esigenze di custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato e per l’indole allarmante e pericolosa dell’indagato e per un concreto pericolo di inquinamento delle prove. Il giudice ha però escluso le circostanze aggravanti contestate dal pm Stefania Pontillo. In particolare, è stata esclusa l’aggravante della premeditazione; allo stato attuale delle indagini, al gip sembrerebbe piuttosto che si sia trattato di un delitto d’impeto. Esclusa anche l’aggravante dei futili motivi. Il movente sarebbe da ricercarsi molto plausibilmente in ragioni economiche, anche se resta tutta da definire la natura dei rapporti tra l’accusato e la vittima anche alla luce dei precedenti penali di Magrino, tra cui estorsione e truffa. Durante l’interrogatorio di garanzia svoltosi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Pagliaro, assistito dagli avvocati Antonio Miraglia e Alfonso Quarto, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Avrebbe però reso dichiarazioni spontanee, come già fatto subito dopo il fermo. L’imputato si è detto molto dispiaciuto e amareggiato per l’accaduto. Poi avrebbe aggiunto di non essere in condizioni di rispondere alle domande perché ancora scosso e in stato confusionale, non presente a sé stesso.

 

LA RICOSTRUZIONE

Emergono intanto altri particolari su quanto è accaduto lunedì a Mondragone, poco dopo le 10, nel piazzale della stazione di servizio dell’Eni sulla Domiziana, all’altezza degli erogatori di carburante. Pagliaro è stato bloccato dai carabinieri del reparto territoriale di Mondragone subito dopo l’omicidio del 41enne, in flagranza di reato; indossava ancora degli abiti macchiati di sangue. Condotto in caserma e interrogato alla presenza del pm si era avvalso della facoltà di non rispondere ma aveva ammesso di essere stato l’autore dell’omicidio e di aver avuto, subito prima, una discussione e una lite con la vittima. La discussione sarebbe avvenuta nell’abitacolo della Jeep Compass di Magrino, ferma nel piazzale del distributore; la pistola era nell’auto. Pagliaro l’avrebbe vista appena salito a bordo, in un portaoggetti tra i due sedili anteriori. Se ne sarebbe impossessato prima di fare fuoco. Stando agli esiti dei primi accertamenti e rilievi eseguiti sarebbero stati esplosi almeno due colpi; la vittima sarebbe stata raggiunta al volto e al cranio. Altri dettagli sono attesi dall’autopsia sul corpo della vittima. L’omicida poi avrebbe colpito la vittima agonizzante con un corpo contundente, forse il calcio della pistola. Tra i primi a intervenire un testimone, che avrebbe provato a fermare Pagliaro, e un carabiniere libero dal servizio che stava consumando un caffè in un bar adiacente e che ha subito chiamato i colleghi.
Le indagini proseguono per chiarire meglio dinamica e movente. La pista più accreditata resta quella legata alle continue pressanti richieste di soldi formulate da Magrino a Pagliaro, forse per riscattare anticipatamente una polizza assicurativa (riscatto sembra mai avvenuto ma solo promesso) e alle minacce che la vittima avrebbe rivolto all’omicida e ai figli. «Mi ha rovinato, mi ha rovinato ed «È successo quello che doveva succedere. Mi ha tolto la dignità di uomo e di padre» avrebbe affermato dopo il delitto. Resta il mistero dell’arma non ancora ritrovata. Il suo occultamento potrebbe anche far pensare a eventuali complicità.

 

FONTE: DI Pierluigi Benvenuto da

Il titolo è del nostro direttore