Chissà cosa porta Sallusti a esporsi volontariamente, anzi voluttuosamente, a tante figure barbine. Perché c’è un limite a tutto, anche per chi un bel giorno decise di passare dal giornalismo al maggiordomato, prima con B., che almeno era un padrone solo, poi con gli Angelucci, che sono metà di mille e saltabeccano da FI alla Lega a FdI. E, come disse Corrado Guzzanti nei panni di Emilio Fede, “provate voi a leccare culi in movimento”. Quando me lo ritrovavo nei talk e si parlava di Ucraina, pensavo: si guarderà bene dal darmi del putiniano, visto che io ho sempre scritto peste e corna di Putin e lui sempre rose e fiori, a maggior gloria di B. Invece mi dava proprio del putiniano e io gli tiravo fuori tutti i suoi soffietti allo Zar. Se si parlava di Superbonus, mi dicevo: non oserà mai dire che è una porcata, visto che le destre volevano financo allargarlo e lui lo lodava come l’unica cosa buona di Conte. Invece lo diceva e io gli tiravo fuori tutti i suoi soufflon al 110%. Quando ho detto che la Meloni mi è umanamente simpatica, anche se politicamente non ne condivido pressoché nulla, riflettevo: non sarà così fesso da farle una scenata di gelosia, sennò sai gli sfottò al suo cuore infranto. Invece puntualmente le ha fatto una scenata sotto forma di editoriale e Dagospia l’ha ritratto in un remake di Dramma della gelosia. (tutti i particolari in cronaca).
Non contento, mi ha attribuito “il record nazionale di querele perse”. A parte il fatto che sono il direttore col minor numero di querele perse (una in 40 anni di carriera: una multa di mille euro a Previti per un taglio redazionale a un mio pezzo sull’Espresso), ci vorrebbe uno psichiatra per spiegare come possa averlo scritto proprio lui, vero detentore di quel primato, unico direttore arrestato e poi graziato dal Quirinale nel 2012 per aver cumulato una dozzina di condanne (la Cassazione gli attribuì una “spiccata capacità a delinquere”), oggi salite a 17. Tornato a piede libero (almeno il piede), Sallusti mi querelò per averlo ritratto come il cagnolino da riporto di B.: aveva appena dato dell’“idiota terrorista” al leghista Borghi per le sue posizioni antieuro, le stesse che sosteneva come editorialista del Giornale quando piacevano a B., il quale però aveva cambiato idea, e Sallusti dietro. Il fato infausto ha voluto che, mentre straparlava delle mie querele, perdesse la sua e fosse condannato a pagarmi 14.103 euro: “fedele cagnolino di B.” è una critica perfettamente lecita alla sua “scarsa indipendenza di pensiero”. Ormai il maggiordomato non basta più a spiegare la sua gaudente vocazione al martirio. Dev’esserci qualcos’altro: che so, una sindrome sadomaso tipo la sottomissione dello slave che adora la frusta e cerca sempre una mistress che lo sculacci.