Dem, FI, Iv e giornaloni: estate di pizzini e manovre per condizionare Giorgia

Affari e diritti civili – Convergenze. Il governo Meloni e il rapporto altalenante con le élite: indizi di un’operazione simile a quella del 2020 che portò a Draghi

23 Agosto 2024

Avere una folta pattuglia di editori impuri ha un risvolto positivo. Basta leggere i grandi giornali per farsi un’idea dell’aria che tira nell’establishment. Ora che si avvicina la fine di agosto è tempo di unire i puntini. Il racconto della politica italiana offre da settimane un bombardamento quotidiano su quanto sia progressista Forza Italia, su quanto sia imprescindibile Matteo Renzi e su quanto sarebbe bello, in fondo, riproporre in Italia qualcosa di simile alla “maggioranza Ursula”, così rassicurante ed europea (qui si chiamavano “larghe intese”).

Sia chiaro: il governo Meloni non è certo un pericoloso raduno di barbudos rivoluzionari, e infatti le élite hanno applaudito le misure di impunità per i colletti bianchi, la crociata contro il Reddito di cittadinanza e i continui condoni. Ma non appena Meloni devia dalla strada maestra l’atteggiamento nei suoi confronti cambia. È successo con il no alla riforma del Mes, quando su Repubblica Maurizio Molinari lamentò la “convergenza tra sovranisti e populisti”; sulla tassa sugli extra-profitti delle banche, prontamente ritirata dopo la levata di scudi del settore; sulla guerra in Ucraina, tema che non ammette deroghe; ed è successo sul voto per Ursula von der Leyen, la cui bocciatura da parte di Meloni e di FdI ha indignato gli editorialisti. Figurarsi poi cosa può pensare Stampubblica del ministro FdI Adolfo Urso, che ieri ha attaccato Stellantis: “Ci risponda sulla Gigafactory a Termoli, sennò dirotteremo le risorse altrove. Noi abbiamo fatto la nostra parte, Stellantis no”.

Con queste premesse, arriviamo al bizzarro agosto della politica, in cui succedono due cose convergenti. La prima è la fantomatica conversione progressista di Forza Italia, necessaria ad accreditare il partito come tutt’altra cosa rispetto ai suddetti sovranisti. C’è un pezzo di governo buono con cui dialogare. Da giorni Repubblica dedica le prime pagine alla battaglia forzista sullo Ius Scholae, tema di cui a FI è sempre interessato poco (i programmi elettorali non hanno mai avuto una riga al riguardo) e su cui persino Silvio Berlusconi era contrario. Da inizio luglio, Tajani è finito 6 volte sul Corriere, preceduto dalla nota intervista a Marina Berlusconi sui diritti.

Da lì in avanti La Stampa ci ha informato che “al centro c’è l’unico spazio coltivabile rimasto nell’Italia dei grattacieli bipolari, più largo di quanto non si creda”, mentre il Corriere ha annunciato “La nuova Forza Italia dei Berlusconi” e Repubblica si è ben guardata dal riprendere la notizia del Fatto su quando un suo attuale vicedirettore intervistò Paolo Borsellino e questi gli fece il nome di Berlusconi, parlando del riciclaggio del Nord Italia. In compenso, continuano a uscire editoriali al miele su FI. Ezio Mauro elogia “la metamorfosi di Forza Italia”, dato che “c’è un nuovo spazio tutto da conquistare”. Quale?

Per capirlo bisogna legarsi al secondo elemento politico dell’estate. Dopo aver insultato per anni i 5Stelle e aver votato svariate volte con la destra, Matteo Renzi ha deciso che Iv deve tornare nel centrosinistra. E più d’uno l’ha preso seriamente. Il Pd dice che “non bisogna mettere veti” e invita Iv alla Festa dell’Unità, i giornali si spellano le mani. Folli elogia “l’abilità tattica di Renzi” che potrebbe portarlo a “gestire il rafforzamento dell’area centrista”, Mauro si rallegra perché “la lezione francese del Nuovo Fronte Popolare prevale sulla dannazione italiana delle divisioni eterne a sinistra”.

Difficile immaginare sbocchi politici immediati di questa manovra. Trattasi però di operazione simile a quella che nel 2020 preparò il terreno a Mario Draghi, sdoganando una Lega buona (quella di Giorgetti, infatti comanda ancora Salvini) e descrivendo il Conte-2 come sull’orlo del baratro, nonostante stesse ottenendo i 209 miliardi del Recovery Plan: “Montezemolo propone un’alleanza trasversale per preparare il dopo” (Il Foglio); “Chiamate Draghi” (Il Giornale); “Non vogliamo diventare un Sussidistan” (Carlo Bonomi, all’epoca presidente di Confindustria). Non è detto si arrivi a tanto, ma nel dubbio meglio mandare un messaggio a Meloni.

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P.S. IL TITOLO E’ DEL DIRETTORE DI