*Magistrati & servizi segreti, il tritacarne che avvelena l’Italia*
di Vincenzo D’Anna*
“Il tempo è galantuomo”. Con questa celebre frase, attribuita a Francois Marie Aruet, in arte Voltaire, si intende dire che il tempo ristabilisce la verità delle cose, ripara i torti, lenisce le ferite, attenua ogni dolore esistenziale. In politica quell’aforisma, diventato nel frattempo patrimonio comune, è citato spesso da quanti, nel proprio passato, sono stati costretti a sedere nei posti del torto perché quelli della ragione erano tutti occupati. Occupati dalla malafede, dalle ipocrisie, dalle convenienze del momento, dalla preponderanza di idee diffuse, ancorché sbagliate. In politica la valenza si misura in consensi elettorali e così il livello del potere di gestione: ne consegue che in quell’ambito la concorrenza è spietata, travalicando, molto spesso, l’onestà intellettuale, la deontologia e talvolta anche il rispetto delle leggi. Gli strumenti utilizzati per combattere l’avversario, considerato perlopiù un nemico, sono i più svariati. Si parte dalla contestazione verbale e si arriva alle manifestazioni di aperto dissenso fino a giungere alla delegittimazione del competitor con accuse costruite ad arte pur di depotenziarne l’immagine. Quest’ultima modalità è stata tra le più utilizzate nella cosiddetta “seconda repubblica”: l’arma più cinica e velenosa impugnata per eliminare, dalla scena politica, quel Silvio Berlusconi che le sinistre non riuscivano a sconfiggere nelle urne. Una pratica metodologica diffusasi con il passare degli anni, fino a…ritorcersi contro coloro che, in precedenza, erano stati osannati come i depositari della moralità politica!! Il caso più eclatante riguarda Antonio Di Pietro, ex magistrato, protagonista della stagione di “Mani Pulite” ossia di quel periodo giudiziario che, alla fine del secolo scorso, sbaragliò il campo dei vecchi partiti sommersi dallo scandalo del finanziamento illecito. Come sia andata a finire è noto agli Italiani che, se in buona fede, potranno certo riconoscere come il tutto sia sfociato nella nascita di pseudo movimenti, partiti personalizzati esentati dalla pratica del metodo democratico, nella delegittimazione della politica, nel conferimento all’ordine della magistratura di un potere assoluto in quanto irresponsabile, insindacabile ed auto-referenziale. Da tutto questo è nato l’ormai trentennale conflitto tra toghe e politica con la certa e documentata soccombenza di quest’ultima che, peraltro, sempre per demagogia, scelse di privarsi delle protezioni garantite dalla Costituzione al potere legislativo ed esecutivo. Ebbene, Di Pietro, uno degli attori principali di quella convulsa e moralistica fase storica, non si contraddistinse solo nelle aule di giustizia come PM ma anche tra i banchi del Parlamento dove si mise in mostra come leader di un partito giustizialista ed intransigente. Infine è uscito di scena mestamente di scena, vittima, egli stesso, di quel clima di sospetti, indagini e veleni che pure lui aveva contribuito a creare, a tal punto da finire delegittimato agli occhi dei suoi numerosi antichi sostenitori. Scomodando Manzoni si potrebbe dire “tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia ed il triste esilio”. Personaggio simpatico ed arguto per la sua verve caratteriale, il lessico abruzzese che creava una nuova semantica politica, “Tonino”, uomo che ragionava per principii, non era rotto alle mille insidie, alle ipocrisie ed alle imboscate. Lontano dai salotti buoni e dalle commistioni tra Maître a penser, giornali e certa politica, si ritrovò , dunque, anch’egli nel “tritacarne della macchina mediatico-giudiziaria” uscendone con le ossa rotte. Sentirglielo ammettere, in questi giorni, in tv (e sui giornali), sentirlo esprimere solidarietà ad Arianna Meloni, riconoscendo che, da dirigente di partito, la sorella della premier Giorgia possa e debba fare politica istituzionale, mi è parso un modo per restituire all’agire politico una sorta di aperta legittimazione. Sì, legittimazione. E proprio da chi, per primo, l’aveva tolta ai politici!! Di Pietro insomma ha riconosciuto alla politica – legittimata dal voto popolare – il dovere ed il diritto di decidere con i propri strumenti, senza essere ritenuta ontologicamente disonesta ed illecita. L’ex pm ha anche denunciato che spesso le indagini sui malcapitati non iniziano negli uffici giudiziari, bensì negli ambienti dei servizi segreti dove operano “007” ed altri soggetti, (militari o civili?), che si nascondono dietro l’anonimato proprio di quella istituzione per “fare e disfare”, su indicazioni sicuramente politiche oppure affaristiche, per poi trasferire le carte ai magistrati. Dette più volte in Aula, sia alla Camera che al Senato, queste argomentazioni procuravano riprovazione e sberleffi!! Oggi le ha rivelate un protagonista di quei tempi. Chi si deve vergognare lo faccia e si provveda ad eliminare questo tritacarne che avvelena l’Italia!!
*già parlamentare