*Chi di spada ferisce…* di Vincenzo D’Anna*
Da diversi mesi la stampa ed i commentatori filo-russi, ossia quelli della pace “senza se e senza ma”, danno per spacciata l’Ucraina nelle guerra contro il Cremlino. L’insuccesso della controffensiva di Kiev in Donbas ed il ritardo con cui venivano consegnati ulteriori e migliori armamenti agli aggrediti, da parte dei paesi occidentali, ha indotto, finora, a ritenere che le sorti del conflitto volgessero decisamente in favore di Mosca. Tuttavia pare che i toni liquidatori e gli inviti allo “appeasement “ o, per meglio dire, alla resa incondizionata da parte degli ucraini, siano apparsi prematuri ed ingiustificati. L’arrivo di nuovi armamenti, tecnologicamente avanzati, lo spirito indomito di un popolo coraggioso, hanno infatti avuto il loro peso fino a determinare un colpo di scena che nessuna delle cancellerie europee e statunitense poteva prevedere, ossia l’invasione del territorio russo. L’esercito ucraino infatti è penetrato in profondità nella regione russa di Kursk occupando decine di piccoli centri. I Russi, colti di sorpresa e scarsamente protetti dal punto di vista militare, sono stati costretti ad evacuare oltre centomila residenti. Questo blitz oltre confine ha reso la pariglia a quello che, circa tre anni fa, attuarono gli uomini di Putin nelle regioni ucraine di lingua russofona. La vicenda è straordinaria anche sotto il profilo storico e militare, dopo l’invasione napoleonica e quella tedesca di Hitler. Certo questa ucraina è ben poca cosa per dimensione ed obiettivi militari e politici raggiunti, ma rappresenta comunque un sonoro sberleffo a Vladimir Putin. Il vulnus è rappresentato da un danno di immagine del satrapo che governa la Russia che da una guerra presentata ai suoi governati come di liberazione dei fratelli russi residenti in Donbas si deve ora preoccupare di difendere il proprio territorio nazionale. Va considerato che questa azione degli Ucraini alimenta anche il convincimento che l’orso russo sia vulnerabile, che con la messa in efficienza operativa degli F16 americani, le sorti della guerra potrebbero anche essere ribaltate. Attenzione: non si tratta di un’ipotesi campata in aria perché oggi la vera arma in più dei russi è la supremazia aerea che si pensa possa essere contro bilanciata proprio dalle migliori caratteristiche di volo e di armamenti degli aerei made in Usa. Se non fosse stato già chiaro, con queste nuove condizioni la contesa non potrà che proseguire e la nazione russa si vedrà costretta a continuare a pagare un altissimo tributo in termini di morti e feriti, con un’economia nazionale sempre più debole e la popolazione meno entusiasta di vivere in ristrettezza per una guerra di conquista. Che l’annessione delle provincie ucraine avesse uno pessimo rapporto tra il costo complessivo da pagare ed i vantaggi politici e strategici era nei fatti , nota finanche a chi l’ha avventatamente intrapresa,. La favola che le regioni occupate dai russi servissero a creare un cuscinetto territoriale per l’ invadenza espansionistica della Nato, si è rivelata risibile, se è stato tanto facile, per gli Ucraini, aggredire ed invadere il suolo russo. L’esercito di Putin oggi è ben poca cosa e l’Armata Rossa una potenza militare lontana parente di quella della guerra fredda e della disciolta URSS, piena di ferri vecchi e tecnologie obsolete rispetto agli arsenali ed alle tecnologie occidentali. Un dato che era già emerso dopo il crollo delle repubbliche socialiste sovietiche con l’era Gorbachov e difficilmente l’attuale repubblica russa ha forza economica per potersi riarmare ed ammodernare le dotazioni militari. Il Pil dei russi, escluso il calo indotto dalle sanzioni economiche europee ed americane, è di circa duemila miliardi di euro/anno mentre quello italiano di duemilacento miliardi di euro. Gli States hanno un Pil decisamente più grande rispetto a quello russo ( tredici volte più grande )che e’ anche inferiore al corrispettivo inglese, francese e tedesco. Dati che la dicono lunga dunque sulla capacità di sovvenzionare ed adeguare gli armamenti di quei paesi peraltro alleati di Washington. Insomma resta a Putin lo spauracchio della minaccia nucleare che vale quel che vale essendo quella una carta suicida che non incontra l’assenso della Cina e degli altri alleati del Cremlino ed ai russi stessi. Se sono i soldi che fanno gli eserciti e questi ultimi determinano le sorti della guerra, allora non c’è partita. I Russi queste cose le sanno e scopriranno presto che l’invasione del Donbas è stata una mera dimostrazione di forza di una nazione economicamente debole, un modo per dimostrare che la capacità egemonica e geo politica di Mosca non vale meno di quella di Usa ed Europa. Un azzardo, grande bluff insomma, che la tenacia degli Ucraini e la risposta compatta della Nato sta smascherando. Il detto, di derivazione evangelica, “chi di spada ferisce di spada perisce”, potrebbe ben figurare come epigramma sulla tomba del tiranno moscovita.
*già parlamentare