LE CARTE

L’uomo di Toti: “Speriamo che non arrivi l’Antimafia”

I GEMELLI DEL CLAN – Presentati dal deputato Sorte (FI), factotum della vedova di B. I fratelli testa, di Fi, sono stati sospesi. In crisi il cerchio magico di Fascina

9 MAGGIO 2024

“Se viene la Dia? Vabbè, belin ma mica ce lo sposiamo sto qua, fa il candidato… vabbè oh, ti porterà un certificato penale a un certo punto eh”. Così, il 21 luglio 2020, in una conversazione intercettata, l’allora deputata di Forza Italia, Manuela Gagliardi (estranea all’inchiesta) risponde a Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti e in quel momento coordinatore della campagna elettorale 2020 del governatore ligure per la riconferma in Regione. Cozzani martedì è finito ai domiciliari insieme a Toti e altri. Per loro non c’è l’accusa di voto di scambio aggravato dalla connessione ad attività mafiose (art. 416 bis 1 del codice penale). La “connessione”, infatti, riguarda solo il presunto scambio elettorale concordato – per la Procura di Genova – dai fratelli siciliani Arturo Angelo e Italo Maurizio Testa, con un’associazione genovese legata alla cittadina di Riesi (Caltanissetta), permeata secondo gli investigatori dal clan Cammarata di Cosa Nostra. Di certo però tutti avevano almeno il sospetto che qualcosa, in quella “comunità” non andasse. Solo che in pochi hanno voluto approfondire.

L’imbuto politico che in queste ore imbarazza Forza Italia riguarda il “gancio” tra Toti e i due siciliani trapiantati a Bergamo. A sponsorizzare i Testa con il presidente ligure e il suo entourage, infatti, è stato l’attuale deputato di Forza Italia, Alessandro Sorte (anche lui estraneo all’inchiesta). Sorte dal 2023 è coordinatore di Forza Italia in Lombardia e soprattutto uomo vicinissimo a Marta Fascina, tanto da essere riconosciuto nel mondo politico, insieme all’altro deputato forzista Stefano Benigni (estraneo all’indagine, anche lui vicinissimo a Fascina) come punto di riferimento della corrente azzurra che fa capo alla “vedova” di Silvio Berlusconi. “Io ho una persona che conosco da vent’anni, tra l’altro ha collaborato anche con me, e in questo momento lavora in Regione Lombardia (…)”, dice il parlamentare a Cozzani, intercettato, nel tentativo di proporre la candidatura di Arturo Testa alla Regione Liguria (nonostante il suo raggio di azione fosse la provincia di Bergamo). Alla “comunità riesina” di Genova, risulta dall’indagine, i Testa avevano promesso posti di lavoro, anche ai “carusi” imparentati – si apprende dalle carte – con le famiglie Maurici e Mamone, oggetto di diverse inchieste portate avanti negli ultimi anni dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Per capire meglio la filiera è utile rifarsi alle carte dell’inchiesta. Siamo nel luglio 2020 e Sorte vorrebbe candidare Arturo Testa alla Regione Liguria: “L’idea mia che di Stefano Benigni – si legge in una conversazione agli atti – e sua sarebbe quella di organizzare una cena (…) Loro mi dicono: ‘senti noi quattro, cinquecento voti li potremmo anche mettere insieme (…)”. È lì che il deputato si muove per mettere in piedi una cena elettorale “robusta con tutto il suo elettorato” in favore di Toti, la cui organizzazione finisce in capo proprio ai riesini del quartiere genovese di Certosa: “(…) così vedi anche con mano certe impressioni in modo tale che capisci anche il perché della mia candidatura”, dice Testa a Cozzani, invitandolo il giorno stesso nel “Quartier generale” di Certosa. È quello il punto di contatto tra i totiani e i riesini. Durante il tragitto in auto con Manuela Gagliardi, Cozzani “ridendo” dice: “Me ne frega soltanto che un bel giorno… una mattina non vorrei trovarmi la Dia in ufficio”. Di qui la risposta dell’ex deputata: “Vabbè oh, ti porterà un certificato penale”. Come già riportato ieri, la candidatura di Testa salterà non per il timore di collegamenti con Cosa Nostra, ma per una foto che girava sul web del fratello alle prese con un saluto romano a Predappio, città natale di Benito Mussolini. I voti dei riesini, in accordo con Toti e Cozzani, dovranno dunque confluire ai candidati Ilaria Cavo (attuale deputata di Noi Moderati), Lilli Lauro e Stefano Anzalone, tutti e tre estranei all’inchiesta. Solo che Ilaria Cavo il 20 agosto, mostra perplessità rispetto al coinvolgimento elettorale dei Testa: “Se poi devo avere dei messaggi di questi… hai capito?”. A lei Cozzani replica: “È come la mortadella, poca spesa tanta resa”.

Seppure nessuno di loro sia indagato, l’intercettazione imbarazza il cerchio magico attorno a Marta Fascina, che ieri non ha commentato i passaggi dell’inchiesta dedicata a Sorte. Lo ha fatto il coordinatore azzurro in Lombardia: “Forza Italia è un partito in prima linea contro la mafia, punto”, ha replicato Sorte che, contattato dal Fatto, aggiunge: “I fratelli Testa hanno un vissuto politico di decenni, noi siamo garantisti. Sono stati sospesi da Forza Italia come atto dovuto. Fascina? Non l’ho sentita e comunque lei non c’entra niente in questa vicenda. E poi non c’è nessun mio coinvolgimento nell’inchiesta”. La scalata di Sorte nel partito in Lombardia si deve al punto più alto del potere di Fascina in Forza Italia, a marzo 2023, tre mesi prima della morte di Berlusconi, quando il deputato arriva a scalzare dal coordinamento regionale la potente senatrice Licia Ronzulli.

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