Maxiretata, arrestato Toti: “Per tuo figlio è risolto. Ora una mano per le elezioni”

INCHIESTA SUL PRESIDENTE – Gli imprenditori. Indagati l’immobiliarista Spinelli, l’ex presidente del porto Signorini e Maurizio Rossi patron di Primocanale

DI PAOLO FROSINA E MARCO GRASSO 
8 MAGGIO 2024

LEGGI – In cambio dei voti promesse di lavoro a referenti di mafia

Un terremoto giudiziario scuote la Liguria. Il governatore Giovanni Toti è stato arrestato all’alba di ieri dagli uomini della Guardia di finanza e sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione: nel mirino della Procura di Genova ci sono i favori concessi a grandi finanziatori, come l’imprenditore portuale e immobiliare Aldo Spinelli (anche lui ai domiciliari) e il gruppo Esselunga.

Mentre Cambiamo!, piccolo partito fondato da Toti, era tra le formazioni politiche più sovvenzionate d’Italia, i privati facevano affari. Il gruppo di supermercati sbarcava per la prima volta in Liguria, mentre Spinelli otteneva vantaggi sulle concessioni portuali e su grandi operazioni edilizie, come la riqualificazione di lusso delle ex Colonie Bergamasche sul litorale di Celle Ligure. Operazioni di cui spesso si parlava a bordo dello yacht dell’ex presidente di Genoa e Livorno: “Sono qui buttato in barca da Aldo, quando gliela portiamo questa proroga in Comitato?”, chiedeva Toti in diretta a Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale di Genova (sottoposto a custodia in carcere), a proposito del rinnovo della concessione di un importante terminal. Stessi toni parlando della spiaggia demaniale di Celle, da trasformare a tutti i costi in privata per consentire un progetto immobiliare del figlio di Aldo, Roberto: “Sto pranzando con l’intera famiglia Spinelli. Bisogna trovare una soluzione per la spiaggia di Punta dell’Olmo… razionalizziamo, accorpiamo, spostiamo”, ordinava il governatore a un suo uomo.

Quando le pratiche andavano in porto, il presidente della Regione passava all’incasso: in cambio dei suoi interessamenti, secondo l’accusa, Spinelli gli ha finanziato ben quattro campagne elettorali, versando al suo comitato un totale di 74.100 euro tra il 2021 e il 2023. E lui non mancava di ricordargli il patto: “Guarda che abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle… ora facciamo la pratica, si può costruire… Quando mi inviti in barca? Così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiam bisogno di una mano…”. Idem sulla concessione del terminal: “Il 29 va la tua roba… ricordati che io sto aspettando anche una mano… eh? (…) Tanto domani va tutto eh? Va la proroga, però ti devo venire a trovare, che qua se no finiscono le elezioni”.

Un altro capo di accusa riguarda i rapporti del governatore con Esselunga, azienda da sempre sostenitrice del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita nella regione, mettendo fine allo storico dominio delle Coop. Secondo il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il pm Luca Monteverde, da parte del gruppo c’è stato un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari in favore di Marco Bucci, sindaco di Genova appoggiato dal centrodestra, durante la campagna elettorale per le Comunali 2022. A suggerire lo stratagemma è Francesco Moncada, consigliere d’amministrazione di Esselunga e genero del fondatore Bernardo Caprotti: “Come facciamo a dare una mano a Bucci… senza che nessuno… dobbiamo dormire tutti tra due cuscini”, dice a Toti. In cambio, sostiene la Procura, il governatore e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani (anch’egli ai domiciliari) si impegnavano a sbloccare le pratiche per l’apertura di due punti vendita della catena a Genova e a Savona. “Io sono nelle mani di Giovanni per questi due supermercati qua”, diceva Moncada alla presenza del governatore. Gli spot pro-Bucci sono stati trasmessi sul maxi-schermo della Terrazza Colombo – in cima al grattacielo più alto della città – di proprietà della tv locale Primocanale (grande sostenitrice della giunta, tanto da meritarsi il soprannome di “TeleToti”). Tra gli indagati per corruzione c’è anche Maurizio Rossi, proprietario dell’emittente ed ex senatore montiano.Nell’ordinanza di arresto, la gip Paola Faggioni motiva le esigenze cautelari con i rischi di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove: le condotte di Toti, scrive, sono state “mosse tutte dal medesimo scopo di ottenere l’elezione o la rielezione, per il raggiungimento del quale è stata ‘svenduta’ la propria funzione e la propria attività”.

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Toti e le malefemmine

8 MAGGIO 2024

Ora che Giovanni Toti s’è guadagnato il meritato terzo mandato (quello di cattura), l’unico stupore è che fosse rimasto a piede libero così a lungo. Mancava solo lui nella foto di gruppo degli ex-allievi della scuola berlusconiana di furto con scasso e/o mafiosità finiti in manette: Previti, Formigoni, Galan, Brancher, Verdini, Dell’Utri, Cuffaro, Cosentino, Matacena, D’Alì (altro che rimpiangere B.). Chiunque in questi nove anni abbia frequentato, anche di sfuggita, la sua Liguria, il sistema di potere che gli girava intorno l’ha respirato nell’aria. Il Fatto ha pubblicato decine di inchieste sul Sistema Liguria, che si è retto e ha prosperato anche grazie al silenzio più o meno prezzolato della stampa nazionale e locale e al consociativismo del principale partito di cosiddetta opposizione: il Pd. A parte i 5Stelle, l’unico esponente del centrosinistra che l’ha denunciato (anche in Procura) è Ferruccio Sansa, che prima di candidarsi contro Toti scriveva per noi dopo aver provato invano a farlo su vari giornaloni. Intanto i ras “progressisti” liguri lo deridevano come un “Don Chisciotte” solitario e velleitario.

La nuova questione morale partita dalla Puglia e proseguita a Torino e in Sicilia fa ora tappa in Liguria. Il comune denominatore, al di là del folklore delle fiches da casinò e delle escort da casino, sono i voti comprati (anche mafiosi); le mazzette elettorali di imprenditori che un tempo dovevano svenarsi per comprarsi i politici e adesso allungano loro mancette da straccioni; e il trasversalismo che tutto copre. E si esprime in due forme diverse: al Sud (vedi Puglia e Sicilia) trasformisti e voltagabbana si mettono all’asta migrando da destra a sinistra o viceversa per stare sempre con chi comanda, senza mai incontrare un buttafuori che li cacci sull’uscio; al Nord (vedi Piemonte e Liguria) il consociativismo centrodestra-centrosinistra garantisce i comuni affari e malaffari secondo la regola “una mano lava l’altra”, senza neppure la fatica dei traslochi. Mollata FI, Toti si era piazzato nella morta gora del “centro” per alzare il suo prezzo e far pesare meglio i voti raccattati come ora sappiamo. Un “centro” sempre osannato dai media come paradiso dei “moderati” e “riformisti” per nascondere la mangiatoia dei voti comprati e clientelari che lo alimentano artificialmente. Una mangiatoia che molti cittadini, anzi sudditi conoscono benissimo per averne ricevuto le briciole o perché sperano di assaporarle, il che spiega il successo nel voto locale di questi centrini senza capo né coda. Ora naturalmente il centrodestra, mentre cavalca le retate sul Pd in Puglia, strilla alla “giustizia a orologeria”. Ma qui l’unico rilievo che si può muovere all’orologio dei magistrati è quello di portare qualche anno di ritardo.