GOVERNO IN TESTACODA

“Più soldi ai giudici tributari”: Leo li aveva promessi, il Mef di Giorgetti blocca tutto

19 APRILE 2024

Sembra che la mano destra non sappia quel che fa la mano sinistra, per dire della confusione che ha mandato in testacoda il governo su una partita che non è un cartoccio di lupini, ma vale 40 miliardi ogni anno. Anche se, invece che il Vangelo, forse sarebbe meglio citare Sanremo e in particola il tormentone di Annalisa (“ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”): l’ultimo decreto sul Pnrr pare la dimostrazione plastica del fatto che Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo non si parlino tra loro. Nemmeno per le cose importanti (figurarsi se hanno tempo e voglia di farlo con il Guardasigilli Carlo Nordio) e con grande delusione per i loro interlocutori. Ma prima i fatti: il viceministro dell’Economia di Fratelli d’Italia Leo aveva promesso che alla recente e “epocale” riforma sulla professionalizzazione dei magistrati del Fisco si sarebbe accompagnato anche un subitaneo intervento per adeguare alla nuova sfida anche il Csm della giustizia tributaria. In particolare aveva lumeggiato che già nel decreto Pnrr appena approvato dalla Camera ci sarebbero state ricche novità, letteralmente.

Novità che, con l’obiettivo di dare dignità innanzitutto all’organo di autogoverno della giustizia che maneggia cause per 40 miliardi l’anno, avrebbero fruttato un riconoscimento di status non indifferente a chi ne fa parte: analizzando prosaicamente la faccenda la svolta avrebbe assicurato ai membri laici eletti in consiglio dal Parlamento uno stipendio da leccarsi i baffi (pari a quello di un magistrato con 28 anni di anzianità di servizio con annessi emolumenti riconosciuti dopo la settima valutazione di professionalità). E ai membri togati cioè eletti invece dalla categoria? L’assicurazione del fuori ruolo che consentirebbe loro di occuparsi delle faccende del plenum a tempo pieno. Ma l’operazione è stata bloccata. Da chi? Dallo stesso Mef, anche se non è chiaro se la manina sia quella di Giorgetti in persona. Fatto sta che Leo, l’altro giorno ha incontrato il Consiglio della giustizia tributaria dove è stato scorticato vivo, a causa soprattutto del suo tentativo di placare gli animi buttandola in caciara: ha provato a dire che la bocciatura dell’emendamento atteso era avvenuta per normali dinamiche parlamentari. Poi però qualcuno gli ha mostrato il parere del suo ministero: negativo (a dispetto delle promesse) a differenza del via libera dato dal ministero della Giustizia.

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