*Israele, se vince l’estremismo*

di Vincenzo D’Anna*

Il termine “cattolico” deriva dal greco e significa “universale”. Non a caso la chiesa di Roma è associata a quel termine perche abbraccia e riunisce tutti i credenti in Cristo e nei suoi insegnamenti tramandati dagli Apostoli attraverso i Vangeli. Alla nostra fede dobbiamo non solo il convincimento che, dopo la morte, troveremo la vita eterna, ma anche quei principii morali che fanno di noi cristiani dei buoni cittadini e gli Stati che ci ospitano, dei modelli edificati su basi etiche che promanano proprio dal cattolicesimo. Insomma: il Cristianesimo ha rappresentato, per il mondo occidentale, anche una fonte di acculturazione e di realizzazione dei principi di libertà, dei diritti individuali e di rispetto per l’uomo nonché di società civili e pacifiche: società aperte a tutte le idee e tesi socio-politiche, chiuse solo agli intolleranti. Le nostre nazioni sono state “costruite” ponendo l’uomo al centro dell’agire politico, della solidarietà e del rispetto per tutti i convincimenti (stampo religioso e laico). Bisogna andare fieri di un portato del genere, che si accompagna al credo cattolico così come non si può non sottolineare quanto invece altre fedi siano sprovviste di tutto ciò rinunciando, in tal modo, ad una felice condizione che riesce a coniugare Dio con i doveri laici del cittadino. Attenzione: qui non si tratta di giudicare gli altrui convincimenti o di fare un’esegesi comparata delle fonti dalle quali promanano tutte le fedi rivelate attraverso i sacri testi. Si tratta, invece, di stigmatizzare come in alcune delle altre confessioni i precetti non escludano la possibilità che il credente diventi intollerante e finanche violento nei confronti di chi viene ritenuto infedele. Certo ci furono le crociate e le guerre di religione anche in casa nostra, perché in quel tempo lontano l’errata interpretazione ermeneutica della Bibbia indusse anche i cristiani ad essere violenti, ma la loro fede poté adeguarsi al mutare dei tempi proprio perché conteneva, intrinsecamente, un messaggio civile con gli insegnamenti di fratellanza ed amore universale. La legge coranica purtroppo è carente sotto questo aspetto e lo è anche la Torah, la legge ebraica (quella che raggruppa i libri attribuiti a Mosé). Lo stesso vale per il Talmud, la legge orale tramandata come interpretazione delle scritture. Questo deficit di precetti “laici” che invitano alla tolleranza, alimenta un fideismo violento nei confronti di quanti si ritengono diversi per fede e per pratica di altre costumanze di vita. Così come per gli ayatollah anche per le sette più intransigenti questo modello religioso si trasforma sovente in motivo di intransigenza e di violenta difesa del proprio credo e del modo di vivere in conformità allo stesso. Se interpetrata in questa chiave di lettura, il recente del conflitto in Medio Oriente tra musulmani ed ebrei può essere spiegato alle radici. Oggi in Israele il governo capeggiato da Bibi Netanyahu è stato formato avvalendosi dei voti delle frange oltranziste uscite rafforzate nelle ultime elezioni politiche e che sono presenti nella Knesset, il parlamento mono camerale ebraico, con un congruo numero di rappresentanti. Insomma: gli oltranzisti ed i fideisti tengono in piedi l’esecutivo di Tel Aviv e la sopravvivenza politica stessa del primo ministro. Il governo Netanyahu è formato da una coalizione di ben sei partiti (Likud, Shas, Partito Sionista Religioso, Giudaismo Unito nella Torah, Otzma Yehudit e Noam) due dei quali si richiamano espressamente all’ortodossia religiosa e quindi confessionale. Si deve a questo vincolo politico- fideistico il condizionamento che spinge Netanyahu ad adottare una linea poco tollerante ed in una qualche misura violenta e sproporzionata nella guerra contro Hamas. Ora che la vicenda si è complicata con l’intervento dell’Iran, governato da un regime capitanato da ben altri oltranzisti della fede, lo Stato della Stella di David si è trovato di fronte ad un bivio: rispondere militarmente a Teheran oppure assumere una posizione più tollerante che eviti l’escalation. Gli USA, che hanno contribuito con i Britannici, ad intercettare i missili ed i droni iraniani, hanno chiesto al governo israeliano moderazione. L’appello americano sarà ascoltato? Washington riuscirà a placare la voglia di rappresaglia di Tel Aviv? Ma soprattutto: ora più di prima i governi contendenti riusciranno a fare i conti con l’intransigenza religiosa e la violenza di una fede estremizzata? Chi infatti continua a non vedere quanto incida il fideismo religioso nella crisi medio orientale vede solo gli epifenomeni e non la genesi prima e vera dello scontro. Le guerre si fanno con le armi ma spesso sono accesse dagli eccessi della religione quando questa esorbita dai propri canoni.

*già parlamentare