Lev Gumilev: un ispiratore di Putin di Bartolomeo Valentino*

 Fino a non molti anni fa Gumilev era praticamente sconosciuto nel resto del mondo e poco conosciuto nella stessa Russia. Con l’avvento di Putin, e grazie alla sua originale teoria sull’etnogenesi, è stato rivalutato ed apprezzato anche dalle masse. Nato a San Pietroburgo il 1 ottobre del 1912 ;è morto, sempre a San Pietroburgo, il 15 giugno del 1992. E’ uno storico, archeologo, geografo, filosofo, ma, soprattutto, un etnologo. Sono state le sue teorie sull’etnogenesi che hanno affascinato la popolazione russa, pur essendo discutibile la loro scientificità. La sua stessa concezione sull’Eurasia ha suscitato molto interesse. come approfondiremo  in seguito parlando  di Alexander Dugin. altro ispiratore di Putin. Gumilev ha avuto una esistenza molto travagliata e, forse, anche per questo, ha affascinato il popolo russo e lo stesso Putin. Ciò prima, però, che si costituisse la federazione Russa. Infatti, più volte è stato incarcerato ed internato nei campi di concentramento (gulag) russi. E molte sue opere sono state scritte a fine giornata  di lavori forzati. Ma  ha pagato anche un alto prezzo per essere figlio di due grossi personaggi della cultura russa, esponenti della letteratura: la madre, Anna Achmatova, ed il padre Nikolai Gumilev, fucilato  nel 1921 perché oppositore del vecchio regime russo. La madre è divenuta famosissima in tutto il mondo per la sua poesia intitolata Requiem, che parlava del figlio Lev e delle sue sofferenze negli anni di internamento. Lev Gumilev si laureò in Geografia molto tardi, a 36 anni; né riuscì ad inserirsi facilmente nel mondo accademico. Infatti i suoi Corsi  sullo “Studio dei popoli” erano tenuti quasi clandestinamente. A dimostrazione dell’ostracismo del mondo accademico nei suoi confronti è da citare l’episodio di una sua bocciatura al dottorato di ricerca  in Storia, perché  la sua tesi era ad altissimo livello  per un dottorato. Come dire fu bocciato perché troppo preparato. La tesi, intitolata L’etnogenesi e la biosfera della Terra, trasposta in un libro è divenuta successivamente il suo capolavoro. Alla sua morte (1992)  il popolo russo partecipò ai suoi funerali accompagnandolo al Monastero Alexander Nevskj. Uno  dei grandi meriti che gli si riconoscono è che con la  sua teoria sull’etnogenesi ha consentito una rivalutazione dei popoli orientali e, quindi, la nascita di una  grande Russia, dando molto spazio alle sue radici multietniche. Da qui ha sostenuto la creazione di un’Eurasia e di un Impero russo; tesi questa molto cara a Putin. Eurasia intesa come fusione della Foresta (gli Slavi) e delle Steppe (i nomadi turanici). Sono queste regioni da considerare il “cuore della Terra”. E’ opportuno, a proposito dell’Eurasia, citare una celebre sua frase: «occorre cercare non tanto nemici, ce ne sono tanti, quanto amici. Questo è il supremo valore

Già Professore di Anatomia II Università di Napoli-Cultore di Morfopsicologia e  Linguaggi Extraverbali