Giustizia, Tarfusser senza freni: “Un problema certi giudici a piede libero”

PAROLA DEL SOSTITUTO PG DI MILANO – “Non conosco gli atti, però conosco il Ros”

DI SALVATORE FREQUENTE E GIUSEPPE PIPITONE 
14 DICEMBRE 2023

Milano. Quale è il problema principale della giustizia italiana? “Che alcuni magistrati sono a piede libero”. Parola di Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano. Il magistrato è intervenuto alla presentazione del libro Ho difeso la Repubblica. Come il processo trattativa non ha cambiato la storia d’Italia, scritto da Basilio Milio, avvocato di Mario Mori. Nel saggio, in pratica, il legale ricostruisce dal suo punto di vista il processo di Palermo. “Ho deciso di scriverlo dopo aver realizzato che in futuro se qualcuno avesse voluto approcciarsi a queste vicende non avrebbe avuto altro materiale se non i libri del pm Nino Di Matteo e quello di Marco Travaglio”, ha detto Milio al Palazzo delle Stelline di Milano. Oltre al suo assistito, cioè l’ex generale Mori, c’erano anche l’ex capitano Giuseppe De Donno, il giornalista Filippo Facci, che firma la prefazione , e – collegato da remoto – il professor Giovanni Fiandaca, acerrimo nemico del processo sulla Trattativa. Tarfusser era tra il pubblico, ma è stato chiamato a fare un saluto. “Avete parlato di storie di mafia di cui non so nulla, io la Sicilia la conosco solo per esserci andato in ferie”, ha ammesso all’inizio del suo intervento. Poi ha ricordato di avere un rapporto con Mori che risale al 1992: “Avendo conosciuto il glorioso Ros di allora, non ho bisogno di conoscere gli atti dei processi, perché il generale sa benissimo che io, sin dal primo momento, ho detto che il problema del malfunzionamento della giustizia è che ci sono alcuni magistrati a piede libero. Questa è la prova che la giustizia non funziona”. Il pubblico ha apprezzato, applaudendo.

Come è noto, nell’aprile scorso, Mori e De Donno sono stati assolti in via definitiva nel processo sulla Trattativa. “Non ho mai avuto alcun dubbio che sarebbe finita così, anche quando ero giudice della Corte penale internazionale ci sentivamo e ho sempre fatto questi commenti”, ha continuato ancora Tarfusser. Quindi, in pratica, un sostituto procuratore generale ha dichiarato di non avere bisogno di leggere le carte dei processi per commentarli. E tra i principali problemi della giustizia ha indicato il fatto che alcuni suoi colleghi sono a piede libero. Ma a chi si riferiva Tarfusser? Forse ai pm di Palermo, cioè la procura che per tre volte ha portato a processo il suo amico Mori? Interpellato dal Fatto, nega: “Ma no, mi riferivo in genere al funzionamento della giustizia che spesso dipende dai magistrati. La mia era un’iperbole per dire che conosco bene Mori e sapevo benissimo che l’indagine su di lui era una bufala”. Ma non è inopportuno per un magistrato esprimersi in questo modo? “Sì, certamente è inopportuno – ammette – Era un momento in cui mi è scappata questa cosa, cos’altro devo dirle?”.

Già procuratore di Bolzano, poi nominato alla Corte penale internazionale su proposta del governo Berlusconi, da sostituto pg di Milano ha recentemente chiesto la revisione per Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba. Un provvedimento segnalato dalla pg Francesca Nanni alla Procura generale della Cassazione, che ha esercitato l’azione disciplinare nei confronti del magistrato sudtirolese. A Tarfusser viene contestato di non essersi attenuto al documento organizzativo dell’ufficio, che assegna la facoltà di chiedere revisioni alla procuratrice generale. Quando era giudice a L’Aia, invece, era finito indagato per peculato d’uso a Bolzano per aver accettato un passaggio da un carabiniere con l’auto di servizio: accusa dalla quale è stato completamente scagionato. Nello stesso periodo aveva provocato solo le polemiche dell’Anm la foto di Tarfusser seduto in un noto bar nei pressi del palazzo di giustizia di Bolzano: al suo fianco c’era Luis Durnwalder, ex presidente della Provincia, intento ad afferrare una bottiglia per brindare dopo un’assoluzione in un processo per peculato. In quell’occasione il magistrato aveva spiegato di essere capitato lì per caso.

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