CHE MINISTRA

Ki Group&C. verso il fallimento. Santanchè ora teme la bancarotta

LE INCHIESTE LA INSEGUONO – Altro fronte. I pm respingono l’istanza di concordato delle società del suo ex Mazzaro, dove lei aveva cariche: rischia nuove accuse

DI NICOLA BORZI, THOMASMACKINSON E DAVIDE MILOSA 

21 SETTEMBRE 2023

La Procura di Milano si è opposta alla richiesta di concordato semplificato avanzata da Ki Group Srl, società dell’omonimo decotto gruppo biologico per anni gestito dalla coppia Canio Mazzaro-Daniela Santanchè. È il prologo all’ennesimo fascicolo penale che ancora una volta fa tremare il ministro del Turismo. Il 15 settembre, in 10 pagine, i pm di Milano Luigi Luzi e Maria Giuseppina Gravina non solo hanno negato l’assenso alla soluzione negoziata della crisi di Ki, ma ne hanno chiesto la liquidazione giudiziale (il “vecchio” fallimento) insieme a quello della holding capogruppo e della controllante Bioera, altro marchio dell’alimentare green. Per saldare i creditori (tranne lo Stato, al quale non voleva rendere 2,7 milioni di aiuti Covid), Ki proponeva di pagare 1,56 milioni “garantiti” da Bioera. Ma i conti di Bioera sono catastrofici: la quotata ha chiuso il 2022 con patrimonio netto negativo per 5 milioni, debiti per 7,9, ricavi per appena 626 mila euro, costi per 4,2 milioni, perdita di 4,1 milioni. Soldi pochi, ma aggressività tanta: la società un mese fa ha denunciato Report chiedendo 10 milioni di danni per la puntata “Open to fallimento” del 19 giugno che ne ha raccontato il collasso. Per i pm, dunque, Bioera non poteva garantire i creditori di Ki perché “in evidente stato di insolvenza. Non si vede come possa farsi carico del peso economico del piano e adempiere alle obbligazioni assunte, per le quali non vi è alcuna concreta garanzia ma solo un atto di fede”. Di qui il “no” al concordato, la richiesta di fallimento e il titolo di reato che la Procura sta valutando: bancarotta.

Una mera ipotesi, questa, per ora senza indagati. Ma sufficiente a tenere sulla corda amministratori e manager. In Bioera Santanchè ha avuto ruoli sin dal 2012, con fasi alterne, fino a febbraio 2022 (era presidente), come anche il suo ex compagno Mazzaro, ad. In Ki, secondo molte testimonianze, la senatrice di Fratelli d’Italia si è occupata anche della gestione. Come spiega l’intervista all’esperto Gian Gaetano Bellavia, sono ruoli che possono far tremare in caso di inchieste. La situazione è definita fluida al quarto piano del Palazzo di giustizia di Milano. Il che significa che nelle prossime ore addirittura il fascicolo potrebbe aver iscritti degli indagati con accusa specifica. La richiesta di liquidazione giudiziale per le tre società, a quanto risulta, è già stata depositata dai magistrati di Milano. Che però per ora non hanno accelerato: il fascicolo penale su Ki Group Srl, da tempo incardinato, resta a modello 45 con sole finalità esplorative, senza titolo di reato né indagati.

La nuova tegola si aggiunge all’avviso di garanzia per falso in bilancio e bancarotta per il disastrato gruppo editoriale-pubblicitario Visibilia, che vede Santanchè iscritta insieme al compagno Dimitri Kunz, alla sorella Fiorella e ad altre tre persone. Non era sufficiente l’indagine per truffa ai danni dello Stato (per ora contro ignoti) sull’uso dei fondi per la cassa integrazione Covid a zero ore, mentre in realtà alcuni dipendenti come l’ex manager Federica Bottiglione lavoravano come sempre. Il tutto mentre i pm cercano il bandolo della matassa sulle operazioni finanziarie del misterioso fondo emiratino-caraibico Negma, che ha investito milioni in Visibilia, e sulla morte di Luca Ruffino, il nuovo socio di riferimento e capoazienda che si è sparato il 5 agosto. Anche sulla nuova gestione e l’ultimo bilancio 2022, definito irregolare, la Procura milanese sta valutando l’iscrizione di nuovi indagati.

A tremare però sono gli ex lavoratori di Ki e Bioera. “I dipendenti si sentivano in parte rassicurati dalle promesse del ministro Santanchè in aula al Senato il 5 luglio, quando affermava che i debiti verso di loro sarebbero stati pagati. Ora si prospetta il fallimento, da noi già chiesto a maggio. Ci si domanda cos’abbia fatto il ministro in questi mesi”, spiega Davide Carbone, avvocato di numerosi dipendenti di Ki Group ai quali non è stato pagato il Tfr. “A un certo punto volevano pagarci con le azioni di Bioera. Adesso si scopre che la società non aveva i soldi per piangere ma si faceva garante per i debiti dell’altra”. È livida Raffaella Caputo, per 22 anni impiegata di Ki da cui ancora attende 35 mila euro lordi di Tfr, finita per strada quando le mancava solo un anno di contributi alla pensione. “Sono contenta che sia stata respinta l’istanza di fallimento, ma significa che ex dipendenti e specialmente ex agenti rischiano di non vedere un soldo. L’idea che sia lo Stato a pagare anziché i responsabili mi toglie il sonno. A volte immagino di rifiutare questi soldi pubblici per dignità e principio, ma sono in difficoltà: ho due figli e voglio che finiscano gli studi, trovo solo lavori precari a tempo determinato”.

Sul fatto che fosse la senatrice a dare le direttive in Ki, Caputo non ha dubbi: “Ero impiegata amministrativa e lavoravo a contatto con suo figlio: la Santanchè fino alla fine ha dato direttive ai venditori, con cui faceva riunioni settimanali”.

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