Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Francesco Bei intervista sulla Repubblica il fantino Frankie Dettori, che ha annunciato il suo ritiro dall’ippica. Nel ricordargli il 28 settembre 1996, quando ad Ascot vinse tutte e sette le corse in programma, Bei gli chiede: «Si è sentito un dio quel giorno?». Risposta di Dettori: «Quel giorno no, ero troppo emozionato e confuso… il giorno dopo sì! Quando ho aperto la porta per prendere il giornale c’era una torma di giornalisti fuori con le telecamere. Wow! Io ero in mutande e canottiera e ho subito richiuso la porta». Commento di Bei: «Sembra la scena di Hugh Grant in Notting Hill». Sbagliato. Nel film citato, ad aprire la porta è l’attore Rhys Ifans, che interpreta Spike, lo stralunato coinquilino dell’altrettanto eccentrico libraio William Thacker (impersonato da Grant). Solo che in quella scena non si presenta alla stampa «in mutande e canottiera», come Dettori: indossa solo gli slip.

La filosofa Michela Marzano, sulla Stampa, a proposito di sua nonna: «Forse perché era una donna intelligente, anzi, lo era senz’altro». Quando si dice avere le idee chiare.

Nell’editoriale d’apertura sulla prima pagina del Corriere della Sera, intitolato «Fare figli in tempi difficili», Beppe Severgnini rievoca alcune vicissitudini familiari: «Il suo settimo figlio, mio padre, è nato nel gennaio 1917: in piena prima guerra mondiale, l’Italia flagellata dall’influenza spagnola». Il riferimento temporale alla grande epidemia è ingiustificato. Il 17 settembre 1918, a pagina 2, con il titolo «La malattia spagnuola», Dott. Ry. scriveva infatti sul medesimo Corriere della Sera: «Sotto il nome di malattia spagnuola si designa una malattia epidemica, che è comparsa cinque o sei mesi or sono nell’Europa meridionale ed ha assunto più tardi una diffusione enorme anche nell’Europa centrale. Alcuni paesi ne sono stati maggiormente infestati, fra i quali la Spagna (donde la sua denominazione): e non ne venne risparmiata l’Italia, in alcune regioni della quale la sua frequenza ha assunto delle proporzioni impressionanti (ad esempio nel Piemonte lo scorso maggio): anche oggidì dei nuovi casi ne vengono segnalati ininterrottamente nell’intiera penisola». Se ne deduce che la spagnola flagellò l’Italia soltanto a partire dal 1918, grosso modo da marzo, quindi 14 mesi dopo rispetto al racconto di Severgnini.

Titolo dal sito della Repubblica: «Intervista al 18enne ucciso a Bari da una squadraccia fascista». Un nuovo genere giornalistico: l’intervista con il morto.

Tweet di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica: «Geniale l’appello di Papa Francesco che – “in questo tempo di crisi dell’ordine mondiale”, “paradigmi rigidi”, e “gravi sfide a livello climatico ed economico” – chiede la “genialità di un linguaggio nuovo, di storie e di immagini potenti, di scrittori poeti artisti”. Come rispondere?». Con un lampo di genio, magari.

Il coltissimo Mephisto Waltz torna a colpire nella sua rubrica sul Sole 24 Ore: «Tutto raccontato per filo e per segno da due volponi come Luigi Bisignani e Paolo Madron. Trecci e intrecci imperdibili». Ammettiamo qui la nostra ignoranza: avevamo sempre sentito parlare di trecce, di trecciaie, di trecciature, di trecciaiole e financo di trecciere, mai di trecci. Tuttavia, siccome ci piace farci una cultura, siamo riusciti a scovare un’unica citazione nella storia della letteratura italiana, tratta dal De Amore di Andrea Cappellano: «A la qual domandagione, così rispuose la contessa: che l’amante puote dall’altro ricevere ornamento da capo, trecci o ghirlanda d’oro o d’argento, fibiagli da petto, specchio, cintola, borsa; cordella da llato, pettine, bossolo, guanti, anello, spetie, cose da liscio, cose da riporre l’altre cose, insegna per cagione di ricordarsine, e in somma sì tti dico che ogne cosa picciola si può dare e torre ch’apertenga a liscio di corpo o che sia bella a vedere, overo cosa che si dà per ricordanza l’uno amante dall’altro; e quest’è vero, se quello che ssi dà non si riceve per avaritia». Però si era nell’anno 1372. Del resto, il diavolo viene da lontano (anche se non andrà lontano).

Lo stesso Mephisto Waltz nella medesima rubrica scrive: «Però il pianista ungherese Sir Andràs Schiff non rientra nella sua Ungheria, finché Orbàn sarà al potere». Segnaliamo al coltissimo satanasso che nella lingua ungherese non esistono vocali con gli accenti gravi, ma solo acuti. Quindi András Schiff e Orbán. Lo sa persino Wikipedia.

Tomaso Montanari, normalista, professore ordinario di storia dell’arte moderna presso l’Università per stranieri di Siena, dedica a don Lorenzo Milani un articolo sul Fatto Quotidiano, nel quale leggiamo «perche», «non esiste piu una “guerra giusta” ne per la Chiesa ne per la Costituzione», «se un ufficiale dara loro ordini», «cosi non riusciremo a salvare l’umanita», «non e un motivo», «se non potremo salvare l’umanita». Continui a insegnare agli stranieri, professore. Per l’italiano ci arrangiamo da soli.

Dal sito del Corriere della Sera: «Fallisce l’azienda dei genitori di Kate Middleton: ascesa e declino dei consuoceri del re. Producevano accessori per compleanni ed eventi di Corte: la pandemia ha mandato sull’orlo della bancarotta l’impresa». O fallisce o è sull’orlo della bancarotta, antica locuzione per indicare il fallimento, che sopravvive parlando dei reati fallimentari.

Intervista di Emma Bonino, rilasciata a Giovanna Casadio della Repubblica: «Ciò detto, la premier Meloni fin qui ha lavorato per smontare la governance di Draghi». «Detto questo, prima di fasciarci la testa dobbiamo reagire punto su punto e avere fiducia nella Ue». «In Rai, me lo lasci dire dopo decenni di battaglie su questo, così han sempre fatto tutti». E ho detto tutto.

SL

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