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I leader bellicisti fanno rivoltare Moro e Mattei

di Ipazia 

Si prova sgomento a osservare le classi dirigenti europee. Sono compatte. L’opposizione resta sparuta. Il sostegno alla guerra è purtroppo celebrato dal Parlamento europeo e dagli esponenti della destra come della sinistra. Le eccezioni si contano sulle dita.

Il sostegno alla guerra è difeso a priori con una frase di un’ambiguità patetica “fino a quando necessario”.

Chi e in base a quali parametri giustificherebbe cosa è necessario? La guerra è necessaria a quali finalità? Il recupero delle repubbliche separatiste? Della Crimea? È necessaria alla caduta del regime di Putin? Oppure a una vittoria alle elezioni Presidenziali statunitensi?

I governanti europei non reputano opportuno illustrare realisticamente la strategia che hanno abbracciato e che sono consapevoli è diffusamente contestata. Si trincerano dietro parole come “la pace giusta”. Cosa significhi non viene spiegato. La neutralità dell’Ucraina è contemplata nella pace giusta?

Da parte di molti si avanza il sospetto che questa sporca guerra durerà fin quando le oligarchie delle armi, Il complesso industriale della difesa statunitense, le multinazionali dell’energia, lo riterranno necessario.

Sarebbe utile che gli storici, e gli editorialisti occidentali si esprimessero sull’asservimento attuale dei leader politici alle esigenze dell’economia, alle tendenze imposte dalla finanza che rischiano di svuotare i progetti di trasformazione delle democrazie europee a vantaggio delle società civili, dei valori di libertà e giustizia, dei cosiddetti beni comuni.

La totale omogeneità di pensiero tra premier di destra e di sinistra a Parigi come a Roma come a Ottawa o a Tokyo sulla guerra in Ucraina come sarà spiegata in futuro dagli storici? Con la favola del lupo cattivo e di cappuccetto rosso? L’intellighentia ha abdicato al suo ruolo. La cultura e l’analisi sono cancellate.

La Corte Penale Internazionale ha condannato Putin come criminale di guerra. Sulla stampa occidentale è stato celebrato un trionfo. Ugualmente soddisfatti sono apparsi i ministri degli Esteri che pure dovrebbero sapere cosa è la Cpi. Nessuno che abbia spiegato chiaramente all’opinione pubblica che la decisione non è valida per gli Stati che non hanno ancora ratificato lo Statuto della Corte: Stati Uniti, Israele, Russia , Ucraina, Cina, India , Sud Africa etc etc. Nessuno che si sia dato la pena di indicare come siano falliti i tentativi di incriminare i politici statunitensi per i crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan. Basti pensare che Bolton e Pompeo avevano interdetto l’entrata negli Stati Uniti del Procuratore Generale della Corte e del suo staff Besouda colpevole di avere osato proporre alla Corte un’indagine formale sui crimini di guerra di “entrambe le parti” in Afghanistan.

I politici occidentali collaborano amenamente a interpretazioni forzate del diritto internazionale alimentando nell’opinione pubblica più avveduta e soprattutto nei giovani la sensazione che la politica sia un gioco di potere e che i processi democratici si stiano intorbidendo.

La demonizzazione della Russia non risponde a parametri oggettivi, ma alla difesa degli interessi geopolitici occidentali. Putin non è un santo ma non è diverso dagli altri dittatori con i quali siamo in affari (gli stigmatizzati orrori russi in Ucraina non sono molto diversi da quelli commessi dagli americani in Iraq e Assange che li ha denunciati, sta marcendo nella Guantanamo britannica, Belmarsh) La sgradevole sensazione che i leader che non assecondano gli interessi Usa e le regole della pax americana siano destinati a sparire trova sempre maggiori sostenitori. Schröder, persino Kohl, Chirac, Mitterrand, Andreotti, Craxi e Moro, Berlinguer, avevano mostrato un’autonomia differente. Impossibile nel mondo unipolare che tanto piace alle élite europee.

Erano Moro e Craxi gli ultimi antiamericani così come lo era Enrico Mattei? Non erano anti nessuno, erano leader che difendevano gli interessi e la dignità del proprio Paese. Si rivolterebbero nella tomba se assistessero alla interpretazione odierna di fedeltà atlantica.

Vorremmo che qualche editorialista dei giornali reputati ci spiegasse come mai attualmente nessun leader europeo sia in grado di avanzare, in accordo con gli interessi oggettivi del Paese che rappresenta, proposte consone come lo facevano i politici della Prima Repubblica a loro spese e ne sia dato atto (Craxi a Sigonella, Craxi-Andreotti nel Mediterraneo, Moro col Compromesso storico).

Purtroppo il pensiero unico è celebrato. La nuova verità acquisita. Chi non si conforma è un traditore, un filo-putiniano, un anti-americano, un complottista.

Qualche volta nel vedere tante menti assuefatte, storici, diplomatici, personalità politiche che avevano dato prova di una certa integrità morale, socialdemocratici, riformisti liberali per non parlare dell’estrema destra, nell’osservarli oggi piegati nel sostegno della attuale strategia mirata alla fine della globalizzazione, alla separazione di Mosca dall’Europa, si resta esterrefatti e si comincia a credere che qualche messaggio in cifra sia passato tra i potenti della terra al fine di ottenere le genuflessioni collettive, l’uniformità avvilente di posizioni (non di pensiero, ce ne è poco purtroppo) nel grottesco spettacolo che ci è ogni giorno offerto