TRUFFA

Tiziana Cantone, ora si indaga sugli specialisti dei “cold case”

LA EMME TEAM – Fece aprire l’inchiesta per omicidio

5 MARZO 2023

Ed è proprio in un atto giudiziario relativo al caso Cantone che si trova la traccia dell’esistenza del nuovo fascicolo. È la richiesta di archiviazione delle indagini per omicidio, aperte dopo un esposto della madre, Maria Teresa Giglio che non ha mai creduto al suicidio della figlia, e che all’epoca era affiancata da Emme Team. C’è un passaggio di una riga che fa riferimento “agli investigatori, calunniati dal gruppo di consulenti e legali noto col nome di Emme Team, di cui si era avvalsa la Giglio (e nei cui confronti si procede in altro procedimento sorto quale costola del presente procedimento)”.

Il Fatto quotidiano è in grado di rivelare che il procedimento-costola è aperto per associazione a delinquere e altri reati, e tra le persone indagate a vario titolo dal pm Giovanni Corona e dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone ci sono, tra gli altri, Mirko Zeppellini (il presunto leader di Emme Team, vive negli Usa), l’avvocato napoletano Salvatore Pettirossi, ospite in passato di alcune trasmissioni tv in nome di Emme Team, l’avvocato Luciano Faraone e il consulente Mirko Miele (che per Emme Team fornì una consulenza tesa a smontare il lavoro investigativo dell’ingegnere incaricato dalla Procura di sbloccare e rendere accessibili i dati del cellulare di Tiziana Cantone). Sanno tutti di essere sotto inchiesta: nel luglio scorso infatti il pm dispose alcune perquisizioni, desecretando le accuse.

La procura campana si è determinata a iscrivere il gruppo di Emme Team nel registro degli indagati a causa della continua reiterazione delle stesse condotte nell’inchiesta sulla morte di Tiziana. Ed in particolare il costante ricorso, da parte di Emme Team, a “screditare’” le consulenze chieste e utilizzate dal magistrato, attraverso controperizie con le quali si accusava il tecnico di turno del pm di aver asserito il falso.

È indagata, come atto obbligatorio rispetto alle ipotesi per cui si è aperto il fascicolo, anche la mamma di Tiziana, Maria Teresa Giglio. La signora nel frattempo ha revocato il mandato a Pettirossi ed Emme Team, e si è affidata ad altri avvocati, grazie ai quali le indagini per omicidio non si sono chiuse. Il Gip Raffaele Coppola ha infatti sospeso la richiesta di archiviazione, accogliendo un atto di opposizione, ed ha ordinato “di effettuare nuove indagini e nominare un perito che, analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata trovata, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità di essi con un decesso per asfissia da impiccagione”. Secondo l’assunto che, se si dimostra che la povera ragazza non poteva morire suicida impiccata con quella posizione, legando quella pashmina in quel modo sulla panchetta, il suo decesso non può che essere il risultato di un omicidio. Un assunto, ovviamente, tutto da provare.

E sarà complicato procedere perché, a parte le difficoltà tecniche di ricostruire le condizioni dell’accaduto, ci sono due domande per le quali al momento non esistono risposte chiare. La prima: è indispensabile, per l’esperimento, l’uso della pashmina trovata sul collo di Tiziana? E se sì, dove si trova? Quando furono chiuse ed archiviate le prime indagini per istigazione al suicidio, quella stoffa, custodita in una caserma dei carabinieri, fu restituita alla signora Giglio. Da quel momento è ignoto ai pm se e come sia stata conservata e preservata. La signora la consegnò a quelli di Emme Team. Che in seguito annunciarono che un genetista aveva scoperto sulla sciarpetta tracce di Dna di due uomini. Circostanza che a loro dire avvalorava la tesi dell’omicidio. Quel che è certo è che ora la procura non ha la pashmina. E non ce l’hanno neanche i nuovi legali della Giglio.

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