IL PROCESSO PER L’EREDITÀ

Paradiso Agnelli: ecco l’impero offshore

ISOLE VERGINI BRITANNICHE – Mappa del patrimonio “nascosto” dell’Avvocato, tra Marella e gli eredi

DI ETTORE BOFFANO 
9 DICEMBRE 2022

Un patrimonio estero mai quantificato: forse, “l’altro” (e vero?) patrimonio di Gianni Agnelli, scomparso quasi 20 anni or sono il 23 gennaio 2003. Da aggiungere, a detta di sua figlia Margherita, a quello dichiarato in Italia: sottratto ai suoi diritti, attribuendolo a lungo alla madre e tenendolo al sicuro da occhi indiscreti in società offshore delle Isole Vergini Britanniche, con conti in Svizzera. E a riconoscere che esistesse un patrimonio estero dell’Avvocato, per la prima volta, sono per paradosso persino i legali dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, Luca Re ed Eugenio Barcellona, in una memoria depositata il 20 luglio 2020 al Tribunale di Torino dove, il 6 ottobre scorso, davanti al giudice Nicoletta Aloj, è cominciato il nuovo processo civile intentato da Margherita Agnelli contro i tre figli nati dal primo matrimonio con Alain Elkann. Un altro cruccio che occupa le aule di giustizia, dopo il brutto scherzo giocato dal cugino Andrea Agnelli per lo scandalo delle plusvalenze e degli stipendi alla Juventus.

Questa volta, la signora Margherita Agnelli de Pahlen (il cognome del suo secondo marito, Serge) non chiede più il “rendiconto” dell’eredità del padre, come accadde nella precedente causa avviata nel 2007 e conclusasi con una sconfitta, ma reclama l’eredità della madre Marella Caracciolo di Castagneto, morta nel 2019 all’età di 91 anni. Se le ragioni della figlia dell’Avvocato fossero accolte, tutti i beni in possesso di “donna Marella” o che aveva donato in vita ai suoi tre nipoti Elkann dovrebbero essere ripartiti assegnandole la quota “legittima” del 50%. Togliendo così a John il controllo della società Dicembre, il piccolo gioiello finanziario che gli consente (ne controlla il 60%, mentre Lapo e Ginevra hanno il 20% ciascuno) la maggioranza nell’accomandita di famiglia, l’olandese Giovanni Agnelli B.V: e, attraverso di essa, nell’impero di Exor, valutato tra i 30 e i 40 miliardi di euro, a cominciare dalla partecipazione in Stellantis.

Ma che cosa hanno scritto i legali degli Elkann? Una nota volutamente sarcastica, per sminuire le tesi di Margherita: l’esistenza del patrimonio estero sarebbe dunque un “segreto di Pulcinella” e non invece una “scoperta straordinaria” come vorrebbe far credere la figlia dell’Avvocato. Un patrimonio, aggiungono, “che non era stato dichiarato al fisco italiano”: “Quali fossero le ragioni di questa mancata dichiarazione… non è affatto rilevante in questa sede”. Mentre sarebbe invece evidente perché, come nel 2007, la figlia dell’avvocato solleva quella circostanza: “Per poter edificare la leva della pressione mediatica”.

La partita su quale fosse davvero l’asse ereditario di Gianni Agnelli è considerata però da Margherita e dal suo legale, l’avvocato milanese Fabio Trevisan, strategica per il nuovo processo la cui prossima udienza dovrebbe tenersi in primavera. Per ottenere che l’eredità di Marella sia regolata dal codice civile italiano e non dalle norme svizzere, facendo decadere quell’accordo “successorio”, firmato tra le due Agnelli nel febbraio del 2004 in territorio elvetico, dopo la prima contesa familiare sui beni dell’Avvocato. In quel testo, Margherita rinunciava per sempre all’eredità della madre, dopo aver rinunciato poco prima con un accordo “transattivo” anche a quella del padre. In cambio di una “liquidazione” di un miliardo e 200 milioni di euro a detta, sin dal 2007, dei legali che tutelavano allora la madre Marella e i “consiglieri” dell’Avvocato, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfred Maron, gestore del “family office” degli Agnelli a Ginevra. Una cifra ora ribadita da Re e Barcellona, ma che l’entourage della signora De Pahlen ha sempre ridotto a poco più di 700 milioni.

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Nel nuovo match giudiziario di questa saga familiare, Margherita Agnelli ha cercato di ricostruire ancora quel patrimonio. Per dimostrare – questo è uno degli snodi del processo – che esso le fu occultato e trasferito nella disponibilità della madre. Per poi ottenere che, convincendola a firmare gli accordi svizzeri, il controllo di Dicembre, attraverso le donazioni prima dell’Avvocato e poi di Marella a John e ai due fratelli, segnasse il futuro della dinastia. Quello tratteggiato il 17 luglio 1996, nella cosiddetta “lettera di Monaco”: una pagina scritta a mano a Montecarlo da Gianni Agnelli, prima di un intervento al cuore, nella quale assegnava al nipote il ruolo di successore. Donandogli la propria quota di Dicembre e prescrivendo che gli altri eredi, la moglie Marella e i figli Edoardo e Margherita, fossero liquidati con beni di pari valore.

Che cosa hanno trovato allora gli analisti ingaggiati da Margherita? Sedici società offshore, tutte nelle Isole Vergini Britanniche e con conti in Svizzera: nella Morgan Stanley Ag di Zurigo. Alcune cessate da tempo, molte costituite con Agnelli ancora in vita, altre create subito dopo la morte o negli anni successivi e, infine, in buona parte riconducibili a Marella Caracciolo.

Per undici di esse è stato possibile raccogliere solo i dati sull’anno di costituzione (tutte nel 1998) e le denominazioni. Perlopiù in lingua inglese, come Chelmsford Finance Ltd o Marimbeach S.A., o spagnola: come Samero Investment Ltd e Cortemadera Holding S.A. Non è dato sapere chi fosse il beneficiario, ma sono dichiarate come riconducibili a “menbers of Agnelli family”.

Molto più dettagliate le informazioni sulle altre cinque: riferibili ogni volta a Marella Caracciolo e, in un caso, con un patrimonio che sfiora il miliardo di dollari. Ecco dunque la Budeena Consulting Inc., costituita il 12 luglio 2004, dopo gli accordi “transattivo” e “successorio”, con beneficiaria la vedova Agnelli che, secondo un’attestazione, avrebbe ricevuto “questi beni derivanti da patrimoni Agnelli”. È stata anche ricostruita una “cassa” di 900 milioni di dollari. Non risulta se sia cessata e se esista un nuovo beneficiario.

Tocca ora alla Layton S.A.B.V.I., il cui conto di riferimento, sempre presso Morgan Stanley AG, era stato chiuso nel 2003. In due comunicazioni postume, nel 2006, Marella era indicata come beneficiaria. Centrale, in questa ricostruzione, è poi la Silkestone Invest Corporation B.V.: attivata il 4 gennaio 2000, con conto sempre a Zurigo. Una comunicazione del 15 marzo 2007 confermava che la beneficiaria era la madre di Margherita. Fu dal conto svizzero di Silkestone che vennero trasferiti alla figlia, dopo l’accordo “transattivo” del 2004, 109 milioni di euro come parte della sua liquidazione. La signora De Pahlen chiese chi avesse ordinato quel pagamento, ma la risposta della banca fu lapidaria: “Il titolare del conto ci consiglia di non rispondere a questa domanda”. Strategica è anche la Fima Finance Management Inc., domiciliata presso la Dragon Consulting Ag (gestita da Siegfred Maron e cessata poi nel 2017). Quando i legali dell’epoca di Margherita chiesero il 13 luglio 2007 a Morgan Stanley Zurigo se esistessero conti riferibili all’Avvocato, scattò uno strano cortocircuito: sette giorni dopo, la banca replicò dicendo che “Giovanni Agnelli è sconosciuto a questo istituto”. L’8 novembre successivo, invece, la stessa banca, interrogata su Fima, affermava che “beneficiario” era stato proprio l’Avvocato. Le ricerche degli analisti di Margherita, infine, hanno accertato che agli inizi del 2004, prima del patto “successorio” e dunque quando la signora De Pahlen era ancora “coerede”, quel ruolo era già passato alla madre. L’elenco si chiude con la Silver Tioga Inc. B.V.I., costituita il 3 agosto 2007. Nel 2017, il suo investor advising dichiarava che beneficiaria del relativo conto era Marella Caracciolo. Quanto alla sua “ricchezza”, essa era riferibile a: “Estate of Giovanni Agnelli”.

Una galassia offshore: quanto denaro ha “conservato” o ancora “conserva”? Qualcosa che ora può pesare nella causa, ma anche risvegliare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate che, già nel 2010, comminò una sanzione di 100 milioni di euro per l’evasione sul patrimonio estero dell’Avvocato: gli stessi Barcellona e Re lo rievocano. Un provvedimento che colpì figlia e madre in parti uguali: ma fu solo Marella Caracciolo a saldare i conti col fisco.
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