“I tre delitti del rione Prati non sono di un serial killer”

GIALLO CRIMINALE – Scrittori a confronto sul caso che terrorizza Roma. La prima donna è stata uccisa durante il sesso, gli inquirenti indagano sulle chat di incontri

DI GIAMPIERO CALAPÀ 

19 NOVEMBRE 2022

L’ex ispettore di polizia Herman D’Amore “farebbe un giro nei bassifondi, tirerebbe su informazioni da personaggi con cui le forze dell’ordine non parlano e troverebbe il killer prima del quarto omicidio”. Roberto Cimpanelli, regista e scrittore, è l’autore della Trilogia del buio (già usciti per Marsilio La pazienza del diavolo e Come si uccide una coccinella). Legge la cronaca del triplice omicidio di Prati e commenta: “Sì, D’Amore sarebbe utile alle indagini, proprio perché frequenta ambienti loschi”. Anche se non sarebbe poi utile alla giustizia, ma soltanto alla vendetta, perché l’ex ispettore frutto della fantasia di Cimpanelli uccide i carnefici: “Non tollera la violenza sulle donne, non c’è pena adeguata secondo D’Amore” che, nel secondo capitolo della saga, sventa uno stupro.

Gli inquirenti, quelli veri, intanto stanno setacciando sul web i contenuti di chat e piattaforme di “incontri”, convinti che là dentro si possa trovare la chiave per risolvere il mistero che riporta in Italia l’ombra di un serial killer dopo i casi di Donato Bilancia (1997-’98), Luigi Chiatti (1992-’93), Maurizio Minghella (1978-2001), Marco Bergamo (1985- 1992), Roberto Succo (1981- ’88) e del “Mostro di Firenze” (1968-1985).

L’arma con la quale ha ucciso durante un rapporto sessuale Martha Castano Torres, escort colombiana di 65 anni, è uno stiletto, probabilmente la stessa lama con cui si è poi accanito sui corpi delle due ragazze cinesi nel “bordello” di via Riboty, 850 metri di distanza da via Durazzo, luogo del primo delitto, quartiere Prati, non lontano dal tribunale di piazzale Clodio, vicinissimo agli studi televisivi di La7 e Rai. Difficile, per chi indaga, che si possa trattare di due persone diverse.

Il professor Vincenzo Maria Mastronardi, criminologo, già direttore di Psicopatologia forense alla Sapienza di Roma, autore con Ruben De Luca di I serial killer del 2005 e con Monica Calderaro di I killer di massa (Newton Compton, in uscita il 2 dicembre), traccia due ipotesi: “Ammesso che si tratti davvero della stessa persona, potrebbero essere punizioni esemplari di un ‘protettore’ per il controllo del territorio, magari per fatti legati non solo alla prostituzione ma anche alla droga. Però l’atto sessuale che si stava compiendo con la prima vittima fa propendere per uno spree killer: non si tratta, infatti, di serial killer perché chi compie omicidi seriali soprattutto tra il primo e il secondo delitto sconta un periodo di raffreddamento emotivo, possono passare anche anni. Tre omicidi nella stessa notte più che a Donato Bilancia mi fanno pensare a un Angelo Izzo solitario, quindi omicidi generati da rabbia rimossa in questo caso per odio nei confronti delle donne considerate tutte prostitute. Questo scenario tranquillizza rispetto a un solo aspetto: non si può escludere che l’omicida colpirà ancora ma è piuttosto improbabile accada”. Sandrone Dazieri, autore della saga noir del Gorilla e da poco in libreria con Il male che gli uomini fanno (HarperCollins), non ci vede chiaro: “Attenzione perché spesso le prime informazioni che emergono rispetto a fatti del genere si rivelano poi errate. Di sicuro non si tratta di un serial killer, perché non mi risultano casi con delitti programmati compiuti nel giro di poche ore, c’è qualcosa che non torna. E se fossero fatti legati alla criminalità organizzata del territorio romano? Tutto è ancora possibile, in ogni caso potrebbe essere l’inizio di un bel thriller, ma purtroppo è solo la bruttissima realtà con una certezza: siamo di fronte all’ennesimo episodio di femminicidi, il male che gli uomini fanno, appunto”.

FONTE: