Mentre continuano gli appuntamenti con le forze politiche a Borgo Appio (dopo l’iniziativa di ieri con il Segretario della Lega, on.le Matteo Salvini oggi alle ore 12 è la volta della Senatrice Sandra Lonardo componente della Commissione Agricoltura del Senato per la lista “Mastella – noi di centro), diffondiamo il documento inviato alle forze politiche ed agli eletti con l’invito a partecipare all’incontro con gli Allevatori promosso dal Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino a Borgo Appio di Grazzanise (CE)


 

Brucellosi e TBC Bufalina in dieci anni sono aumentate dall’1% al 18% per effetto del Piano fallimentare della Regione Campania – 140.000 animali inutilmente macellati pur essendo sani nel 98,6% dei casi – 300 aziende (su 1.000) hanno già chiuso e altrettante sono a rischio – Migliaia di posti lavoro e centinaia di milioni di euro in fumo per la Provincia di Caserta – la speculazione ringrazia ingrassandosi sempre di più

Abbiamo chiesto:
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RIFORME E COINVOLGIMENTO PER CAMBIARE LA STRATEGIA FALLIMENTARE DELLA REGIONE E DEL MINISTERO DELLA SALUTE

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Mesi di mobilitazioni degli allevatori per risolvere i problemi
Decine di ricorsi che pendono nelle sedi legali
Nostre le uniche proposte credibili di soluzione in campo
Con noi il meglio del pensiero scientifico indipendente
Con noi i sindacati non compromessi con la gestione del passato
Con noi gli attivisti e l’impegno civile anti camorra

Con noi tanta parte dei sindaci e delle istituzioni di base

Con noi i migliori Avvocati e Giuristi

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Quali sono le risposte della Regione?

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Dopo i primi timidi segnali d’apertura e le promesse non mantenute, sono venute solo provocazioni e accuse strumentali agli allevatori. La Regione, invece di riconoscere il fallimento del vecchio piano e cambiare il nuovo per renderlo efficace sostituendo i responsabili del fallimento, continua irresponsabilmente a lanciare vuoti proclami polizieschi, mistificando di un “ascolto e una sensibilità” inesistenti. Invece di aprire al confronto con gli allevatori, continua a trincerarsi dietro le bugie ampiamente dimostrate di “Professori” e dirigenti promotori e gestori del fallimento che cercano di mantenere le proprie posizioni e rendite di potere ostacolando il cambiamento e le soluzioni possibili.

Quali sono le risposte del Governo e del Parlamento?

In un continuo gioco allo scaricabarile,

Il Ministero dell’Agricoltura si è sempre dichiarato “incompetente” (come è possibile che lo sia se la filiera della mozzarella di bufala vale circa 2 miliardi del nostro agroalimentare?);
il Ministero della Salute ha avallato e in alcuni casi ispirato tutte le scelte della Regione Campania.
Il Parlamento ha adottato in Commissione Agricoltura al Senato un atto di indirizzo fondato sulle informazioni errate fornite dalla Regione Campania e le interrogazioni di diversi parlamentari sono rimaste praticamente senza risposta con il Ministro della Salute che ha continuato a leggere le veline scritte sotto dettatura di quei centri di interesse colpevoli della crisi

PERCHÉ IL GOVERNO CAMPANO E IL MINISTERO DELLA SALUTE NON ASCOLTANO?
SONO SOTTO RICATTO? DI CHI?

Nel frattempo la situazione sta esplodendo!

La vita nelle campagne diventa insopportabile sia per i rincari dei costi e la crisi ambientale che colpiscono tutta l’agricoltura di Terra di Lavoro, sia per gli effetti del fallimento della Regione (300 aziende già chiuse su 1000, migliaia di posti di lavoro persi, tantissime aziende a rischio di chiusura), sia perché il Nuovo Piano si è impantanato e le aziende sono allo sbando mentre continuano gli abbattimenti inutili e non si avvia la prevenzione. Il cibo è sempre più a rischio!


 

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L a prossima sia una legislatura di Riforma per la nostra agricoltura

Rimettiamo al centro i diritti di chi produce, dei cittadini e delle comunità.

Se un intero settore come quello dell’allevamento bufalino, strategico per l’agroali-mentare italiano, è a rischio di una crisi mortale, non è un caso.

Negli ultimi dieci anni abbiamo perso il 20% delle aziende agricole e l’8% del lavoro, per noi è un segnale terribile. Se l’Italia si è trasformata da grande Paese del lavoro della terra e produzione del cibo a piattaforma commerciale speculativa, non è stato per un processo “naturale” ma per le scelte sociali e politiche che ci consegnano un modello che rende marginale il lavorare, gestire la terra, e pescare nel mare svuotando il cibo di contenuti legati al territorio con i cittadini trasformati in consumatori senza diritti.

Accade, così, che mentre si celebrano i meravigliosi fasti del Made in Italy, i nostri agricoltori, allevatori e pescatori vedono crollare i redditi, i nostri prodotti rimangono nei campi, il nostro patrimonio fitogenetico è privatizzato, i braccianti vedono comprimere condizioni di lavoro e salari, le campagne si desertificano di attività di cura e tutela, ai cittadini viene offerto un cibo sempre meno legato al territorio ed al nostro lavoro e la sicurezza alimentare si trasforma da diritto per tutti a merce a caro prezzo.

Molte mistificazioni sono state usate per coprire la realtà della crisi come se i nostri nemici fossero fuori dai nostri confini; l’aggressione al nostro patrimonio agricolo, in realtà, avviene soprattutto qui, nelle scelte che lasciano mano libera alla speculazione per cui l’Italia è solo occasione per lucrare sulla storia della nostra pro-duzione del cibo accaparrandosi marchi e brevetti per manipolarli con materie prime provenienti da altri terri-tori agrari e comunque sottocosto rispetto ai costi produttivi delle nostre aziende. E’ l’idea dell’agricoltura co-me reparto all’aperto della produzione industriale e degli agricoltori come cottimisti nelle mani della commer-cializzazione e della finanza speculativa. In gioco, in realtà, c’è la tenuta di un patrimonio di lavoro e saperi.

Oggi ci rivolgiamo a Voi che vi proponete al voto, per chiedervi di assumere responsabilità, di segnare discontinuità con le scelte del passato e di contribuire ad un percorso nuovo che porti in parlamento e nelle istituzioni lo sforzo di riaprire la speranza di un futuro di dignità per chi lavora la terra e consuma il cibo.

Serve un cambiamento di approccio e l’urgenza di atti che invertano il quadro della crisi della nostra agricoltura e del diritto al cibo, alla salute ed all’ambiente; serve una Nuova Stagione di Riforme.

La Riforma Fondiaria degli anni ‘50 fu la risposta alle istanze ed alle lotte dei contadini e permise al Paese di uscire dal Medioevo del latifondo; oggi, abbiamo bisogno una nuova Riforma che faccia i conti con il nuovo latifondismo finanziario, la speculazione, la perdita di funzione della nostra agricoltura produttiva, l’abbandono della terra, i rischi per sicurezza alimentare e ambiente e che, coinvolgendo e stimolando scelte sociali responsabili, conquisti un quadro di regole e di azioni che le favoriscono.

La Nuova Riforma Agraria di cui abbiamo bisogno è il quadro di tutela dell’agricoltura produttiva come diritto sociale collettivo e Patrimonio fondamentale; a partire da questa scelta, vanno rimodulate le priorità: al cibo, al reddito, al salario ed ai diritti del lavoro, alla sostenibilità, alla salute ed alla tutela ambientale, alla riproducibilità a risorse primarie come l’acqua, la terra, l’energia, alle risorse fitogenetiche.

Il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino insieme ai movimenti, le associazioni, le realtà sociali e sindacali impegnate in Italia ad affermare la Sovranità Alimentare convocate a Casal di Principe, propone 10 primi obiettivi per il confronto con le forze politiche

  • adottare regole per la trasparenza delle filiere e degli scambi agroalimentari e contrasto al dumping
  • garantire che il prezzo al campo abbia un minimo capace di remunerare i costi e gli investimenti
  • favorire l’agricoltura e il cibo di territorio e la trasformazione artigianale
  • piano per la valorizzazione delle specificità territoriali e disentificazione dei sistemi agrari
  • riforma degli Enti e uso della spesa pubblica agricola responsabile, efficace, giusta e trasparente
  • sostenibilità dei cicli produttivi (ambientale, energetica, del lavoro, economia circolare), decarbonizzazione
  • piano per l’uso sociale delle terre ai giovani, la forestazione a prevenzione del dissesto ambientale
  • garantire i diritti (al cibo, alla terra, alle risorse fitogenetiche, alla salute, al reddito e al salario)
  • ricontrattare in Europa le scelte fondamentali a tutela e rilancio dell’Agricoltura Mediterranea
  • riforma del sistema della Rappresentanza agricola fondata sulla libertà e l’autonomia sindacale, interrompendo la commistione fra gestione economica e consociazione che limitano e compromettono la funzione democratica del sindacato in agricoltura