Il meglio della settimana
Una selezione degli articoli che potreste aver perso

La guerra in Ucraina e le sue conseguenze, dirette e indirette, continuano a essere al centro della cronaca e del dibattito.

Questa settimana i nostri giornalisti sono stati nelle città assediate dalle forze russe, dove le persone si abituano a una nuova normalità fatta di famiglie spezzate, tra chi fugge e chi rest a combattere e la nuova vita nei sotterranei. Siamo andati a Leopoli, dove tra giubbotti antiproiettile fatti in casa e corsi rapidi di soccorso ci si attrezza alla resistenza. E vi raccontiamo anche i foreign fighters che dall’estero stanno raggiungendo l’Ucraina contro Putin e il suo esercito.

Ma lontano dal fronte c’è l’altra emergenza, quella dei profughi: dalle tendopoli europee al confine con la Romania alla corsa italiana per aiutare chi sta scappando dal conflitto. Senza però dimenticare il disastroso stato dell’accoglienza del nostro Paese, fatta a pezzi da anni di decreti voluti dalla Lega.

Gli effetti sulla nostra politica interna non sono poi da sottovalutare. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, uscito indebolito dalla corsa al Quirinale e dalle prime fasi della crisi bellica, sta provando ora a rilanciarsi con non poche difficoltà. Dall’altro lato non va meglio agli uomini che negli anni sono stati più vicini alle posizioni di Mosca. Come Matteo Salvini che, nonostante stia provando a cancellare il suo passato putiniano, continua ad affondare nei sondaggi e anche nel suo partito. O esponenti come il senatore leghista Simone Pillon che in passato ha gestito un’associazione finanziata dai milioni russi, come riveliamo in questa nostra inchiesta.

Nel frattempo non si ferma il dibattito sull’intervento italiano in questo conflitto. Questa settimana ospitiamo l’opinione di Cecilia Strada che ricorda l’impegno dei pacifisti nello smantellare il “sistema guerra” e quella cultura che vede come inevitabili le armi.

Passiamo infine ai soldi: quelli, tantissimi, dei fedelissimi di Putin. Lo zar ne ha elargiti in grande quantità ai suoi amici, alle sue amanti, e alle ex spie del Kgb: sono loro a formare il clan Putin che ora viene colpito dalle sanzioni internazionali. Ma anche i soldi legati all’aumento generalizzato dei prezzi che preoccupa le istituzioni europee e soprattutto i consumatori raggiunti da bollette energetiche sempre più pesanti.

PARLIAMO DI NOI

Giornali contro il potere e le menzogne dei regimi. Dagli scandali alla guerra. Nel segno della tradizione di indipendenza e autonomia, dal 1955, questo settimanale è strumento di informazione e formazione di idee, opinioni e coscienza civile. L’editoriale di presentazione del nuovo direttore Lirio Abbate

La protesta della redazione dell’Espresso. Il giornale in edicola questa settimana e gli articoli sul sito sono pubblicati senza le firme dei giornalisti e dei collaboratori de L’Espresso. Una forma di protesta per segnalare il comportamento inaccettabile da parte dell’editore, il gruppo Gedi, che ha messo in vendita il nostro giornale dopo mesi di smentite e di rassicurazioni

ALTRI ARTICOLI DA LEGGERE

“No, non pago la protezione”. Barbara Mezzaroma, l’imprenditrice che piega il racket di Ostia. Al lavoro su un grande cantiere nel litorale romano, la costruttrice ha ricevuto le pressioni del patron dei balneari affinché incontrasse e si mettesse in affari con un padrino che chiedeva mezzo milione di euro. Ma lei denuncia l’estorsione e li fa arrestare

Il grande patto delle quattro mafie sulle scommesse online di Stato. Un cartello tra Cosa nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra corona unita per controllare un mercato da 100 miliardi di euro. Con porte girevoli tra sistema legale e illegale, tra colletti bianchi e conti esteri. E il direttore dei Monopoli Minenna spiega: «Non abbiamo abbastanza poteri per contrastare le mafie in questo settore»

Tra algoritmi e big data, l’Italia in prima fila per un’intelligenza artificiale dal volto umano. Sulla spinta del governo Draghi, c’è fermento tra chi si occupa di IA. Viaggio nelle aziende, nelle scuole e nei centri italiani di alta formazione