Santa Maria Capua Vetere. Torture in carcere, scontro sulle associazioni nel processo

Il giudice prende tempo sulle ammissioni delle parti civili: gli avvocati sollevano eccezioni sulla genericità. Il dubbio sulla doppia veste del Ministero. Altre 6 tra associazioni e detenuti chiedono di entrare nel processo per i pestaggi al carcere di Santa Maria Capua Vetere avvenuti il 6 aprile del 2020. È quanto accaduto nel corso dell’udienza preliminare all’aula bunker dove il gup Pasquale D’Angelo ha deciso di prendersi una settimana di tempo per decidere se ammettere o meno le richieste avanzate dai legali che rappresentano persone fisiche, sodalizi o enti che hanno in qualche modo interesse a costituirsi in giudizio contro i 108 imputati, per la maggioranza agenti della polizia penitenziaria protagonisti di quella che venne definita “un’orribile mattanza”.

Si torna in aula la prossima settimana. Sulla scrivania del giudice per l’udienza preliminare oltre 90 richieste di ammissione. Se ci sono pochi dubbi su quelle dei detenuti che hanno subito i pestaggi (circa un’ottantina su oltre 200 parti offese individuate dalla Procura ma c’è tempo per la costituzione fino all’apertura del dibattimento) diversa è la posizione delle associazioni a tutela dei diritti delle persone recluse su cui le difese degli imputati hanno sollevato eccezioni ritenendo generica la richiesta di ammissione al processo. Dubbi sono stati sollevati anche sulla costituzione del garante per i detenuti Samuele Ciambriello, le cui denunce hanno acceso i riflettori degli inquirenti su quanto accaduto durante la settimana Santa del 2020 al penitenziario “Francesco Uccella”.

Ha presentato richiesta di ammissione tra le parti civili anche l’Asl di Caserta per un danno d’immagine subito per il comportamento di due medici che avrebbero redatto falsi certificati medici sulle condizioni dei detenuti dopo i pestaggi. Infine, il magistrato per l’udienza preliminare dovrà dirimere i dubbi sulla posizione del Ministero della Giustizia.

L’Avvocatura di Stato ha presentato richiesta per l’ammissione come parte civile ma i difensori dei detenuti maltrattati vorrebbero citare il dicastero di via Arenula come responsabile civile. Questione su cui dovrà esprimersi il Gup d’Angelo che potrebbe ammettere il Ministero anche in doppia veste: parte civile contro gli agenti e responsabile, al tempo stesso, delle loro condotte contro i detenuti.