AUSKUS

(di Stelio W. Venceslai)

L’Auskus è una delle tante nuove sigle misteriose che stanno apparendo sui giornali ma rappresenta qualcosa di cui si parlerà spesso in futuro per l’impatto che potrà avere sugli equilibri mondiali.

            L’altro giorno Boris Johnson, partendo per l’Assemblea delle N.U., ha evidenziato la “immensa importanza” del rapporto tra Regno Unito e Francia e l’amore di Londra per Parigi, amore che ha definito “inestirpabile”. Parole grosse, in linea con quelle che si dicono e si diranno a New York.

            Il balletto delle ipocrisie, infatti, ha il suo gran finale autunnale, ogni anno, all’Assemblea dell’ONU. Sembra incredibile: tutti vogliono la pace fra le nazioni, il progresso dei popoli e salvare il pianeta dall’inquinamento globale. Poi, passata la festa, si ricomincia.

            La Francia aveva fatto un colpo grosso con l’Australia, con un contratto di fornitura di 56 miliardi di euro per la vendita di sommergibili francesi a propulsione convenzionale. Il contratto è sfumato perché gli Australiani, a questo punto, si sono rivolti agli Stati Uniti per comprare gli stessi sommergibili, ma a propulsione nucleare, una cosa ben diversa e molto più importante.

            Infatti, a fronte del crescente potenziamento della flotta indiana e a fronte dell’espansionismo navale cinese, l’Australia teme per le sue rotte verso l’Africa e nel Pacifico. Manca la Nuova Zelanda, al momento, ma prima o poi entrerà nell’alleanza.

            Gli Stati Uniti, l’Australia e il Regno Unito hanno annunciato una partnership strategica per contrastare la Cina, chiamata Auskus che, tra l’altro, comprende la fornitura di sottomarini americani a Canberra. “Questa partnership non vuole assolutamente essere a somma zero, non vuole essere escludente” – ha detto Johnson, perché è – “qualcosa di cui nessuno deve preoccuparsi e in particolare non i nostri amici francesi”.

            Una difesa/offesa nucleare sottomarina è un deterrente piuttosto importante. Il possesso dei mari è una condizione di supremazia. A tempo della Brexit si pensava che il Regno Unito sarebbe stato travolto dalla miseria e dalla disoccupazione. Nonostante la pandemia non è così.  Con l’Auskus Londra riprende il suo potere navale nel mondo. L’Europa no.

            Chi è rimasta fuori dall’accordo è la Francia: ha perso la fornitura dei sommergibili (uno schiaffo economico e tecnologico) ed è esclusa dal gioco delle grandi potenze. La partnership strategica tra Washington, Canberra e Londra non piace a Parigi, che crede d’essere ancora una potenza mondiale. Diceva De Gaulle: – “La Francia non è più una potenza mondiale, ma deve crederci.” Non lo sarebbe neppure il Regno Unito, ma troppo forti sono i legami con Washington per affrontare la realtà del declino imperiale britannico. Si fa finta che non ci sia. Si fa anche finta che non ci sia la NATO, figurarsi la Francia!

            Il Regno Unito e la Francia hanno “un rapporto molto amichevole” e di “immensa importanza”. Lo assicura sempre il solito Johnson ai giornalisti a bordo dell’aereo per New York, assicurando il mondo che le due mezze potenze non si faranno la guerra per un pugno di sommergibili. Però, qualche dubbio resta.

            La Nato resta fuori dall’accordo, la Francia ne è stata esclusa, la Germania è in attesa delle elezioni per la sostituzione della Merkel. L’Europa, in pratica, non esiste. Il contenimento dell’espansione cinese sembra un affare riservato solo ai diretti interessati, anche se le sue conseguenze si riverberano sul mondo intero.

            La decisione dell’Australia di annullare il contratto per l’acquisto dei sottomarini francesi ha suscitato indignazione a Parigi. Il Presidente Macron ha richiamato gli ambasciatori francesi a Canberra e Washington, un gesto senza precedenti. S’incontrerà nei prossimi giorni con il suo omologo americano Biden e la nuova alleanza nel sud del Pacifico sarà oggetto di esame da parte dei ministri degli Esteri dell’Ue, presieduta da Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea, ai margini dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York.

            Le attuali trattative commerciali tra l’Ue e l’Australia sono in uno stato di stallo e l’accordo Auskus, previsto a ottobre, sarà quasi certamente rinviato, per l’inevitabile opposizione della Francia. Infatti, il Segretario per gli affari europei francese, Clement Beaune, ha già definito “impensabile” proseguire nei colloqui con Canberra. Gli altri Paesi membri seguiranno la Francia. La politica dell’esclusione è un leit-motiv ricorrente a Bruxelles, perché noi del vecchio continente siamo i migliori. Difendiamo i diritti civili, non le nostre coste.

            Questi saranno i primi effetti negativi dello stallo dei negoziati australo-europei? È probabile che questo strappo diplomatico possa avere altre conseguenze per quanto riguarda la posizione francese nella Nato e l’idea di cominciare a organizzare un esercito europeo, una squadra di pronto intervento, all’inizio, di solo 6.000 uomini. Una cosa ridicola.

            Nulla d’importante, ma l’idea di un’entità europea di difesa si sta facendo lentamente strada nei circoli europei. Meglio tardi che mai.

            È forse inutile chiedersi quale sarà la posizione italiana. Non avendone una, diremo di sì a tutti.

 

Roma, 23/09/2021