venerdì, 19 Aprile 2024
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Per combattere la violenza contro le donne è necessaria una nuova misura legislativa targata Ue

Per combattere la violenza contro le donne è necessaria una nuova misura legislativa targata Ue

 

Il femminicidio divampa in tutta Europa. Un terzo delle donne nell’Unione europea – scrive il Parlamento Ue – ha subito violenza fisica e/o sessuale, circa 50 donne perdono la vita a causa della violenza domestica ogni settimana e il 75% delle donne in ambito professionale ha subito molestie sessuali. Per fronteggiare il costante aumento di questi crimini, gli eurodeputati hanno chiesto alla Commissione europea di presentare una proposta legislativa rivolta in modo specifico e diretto alla criminalizzazione di ogni violenza di genere, online e offline. In particolare, questo reato dovrebbe essere considerato un crimine particolarmente grave con una dimensione transnazionale in modo da combatterlo su una base comune come il traffico di esseri umani, di droga e di armi, il crimine informatico e il terrorismo. Per raggiungere quest’obiettivo, il Parlamento ha adottato il 16 settembre la risoluzione sul riconoscimento della violenza di genere come nuova fattispecie di reato fra i reati di cui all’articolo 83, paragrafo 1 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (P9_TA(2021)0388, violenza di genere).

Nel nuovo testo dovrebbero essere individuate misure di prevenzione, anche attraverso programmi di istruzione sensibili alla dimensione di genere e reattivi agli aspetti intersettoriali; servizi di sostegno, protezione e misure di risarcimento per le vittime; misure per combattere tutte le forme di violenza di genere, comprese la violenza contro le persone LGBTIQ; standard minimi di applicazione della legge; disposizioni per garantire che gli episodi di violenza di genere siano presi in considerazione nel determinare la custodia dei bambini e i diritti di visita. Essenziale, inoltre, la cooperazione tra gli Stati membri e lo scambio di migliori prassi, informazioni e competenze.

Le azioni messe in campo dagli Stati, malgrado l’adesione alla Convenzione di Istanbul, non sono particolarmente efficaci e mancano spesso di effettività con la conseguenza che le vittime di violenza di genere hanno poca fiducia verso le autorità inquirenti e il sistema giudiziario, con un’inevitabile diminuzione del numero di denunce. Questo anche a causa dei troppi casi di vittimizzazione secondaria dovuta anche a interrogatori ripetuti in merito agli stessi fatti e all’utilizzo di un linguaggio inappropriato. Così, il Parlamento europeo chiede di affrontare tutti i casi di violenza di genere, inclusa la cyberviolenza e lo stalking online, attraverso un atto Ue che la Commissione dovrebbe proporre al più presto.

SECONDO LA PALOMBELLI (A CUI TRA L’ALTRO E’ STATO ASSEGNATO IL PREMIOLINO 21) QUASI TUTTE LE DONNE UCCISE SE LA SONO CERCATA

 

Palombelli, donne che ri-uccidono (a Forum) le donne

Palombelli, donne che ri-uccidono (a Forum) le donne

La gaffe – La rivolta social delle “rompiballe”

di  | 18 SETTEMBRE 2021

 

Eravamo rimasti a Sanremo, al suo monologo raccapricciante, a Tenco che giocava con le pistole e al padre che la voleva con la collana di perle, convinti che quella sera, nei fiori dell’Ariston, ci fosse un polline allucinogeno. E invece no. Barbara Palombelli è nella sua fase global warming, sta alzando sensibilmente la temperatura delle scempiaggini dette in tv, scatenando tempeste violentissime e alterando il clima del dibattito.

L’ultima perla l’ha partorita a Forum, lo storico programma in cui si simulano processi: “Negli ultimi sette giorni sono state uccise sette donne. A volte è lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa o c’è stato un comportamento anche esasperante o aggressivo dall’altra parte? In un tribunale queste domande bisogna farsele…”. Prima di passare a considerazioni più generali, mi chiedo intanto come sia possibile che anche in assenza di sensibilità rispetto a certe tematiche, una donna che fa tv da qualche decennio e non la suora eremita sul Monviso, non comprenda che pronunciare un frase così, detta così, con quelle parole lì, nella scala dei suicidi perfetti sia seconda solo alla stricnina nel caffè. Come è possibile che nessuno l’abbia fermata, che un cameraman non abbia finto un infarto, che un autore non le si sia lanciato addosso urlando “bomba!”, che dopo aver detto quello che ha detto non abbia realizzato e si sia messa a gattonare sul soffitto per crearsi l’alibi della possessione demoniaca. No, niente. È andata dritta, sicura di aver fatto una riflessione banale, “Fuori piove”, “Che brava Bebe Vio”, “Chissà dove saremmo ora senza Mario Draghi!”, cose così. Ed è in questo contesto di devastante inconsapevolezza che si consuma la vicenda.

Secondo Barbara Palombelli dunque, i sette femminicidi dell’ultima settimana impongono una domanda. Che in effetti potrebbe essere: “Quando la smetteranno di ammazzare le donne?”. Invece la domanda è: “Gli uomini sono fuori di testa o ci sono anche donne che li esasperano?”. Grande assente, la terza opzione: gli uomini uccidono le donne per senso del controllo, del possesso, per incapacità di accettare il rifiuto, perché sono figli di una cultura patriarcale e non sanno gestire la minaccia della perdita? No, secondo la Palombelli quando uccidono, gli uomini o sono matti o sono vittime di compagne sfinenti. In entrambi i casi, l’uomo agisce mosso da una forza superiore, quella della follia che straccia la razionalità o quella della moglie che straccia le palle. Dopo il fiume di critiche ricevute e di lezioni su cosa sia il victim blaming, Barbara Palombelli ha scritto un post su Facebook: “La violenza familiare, l’incomprensione che acceca e rende assassini richiedono indagini accurate e ci pongono di fronte a tanti interrogativi. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale. E anche in un’aula televisiva si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni”. Alcuni avvocati, tra cui Anna Maria Bernardini De Pace ne hanno preso le difese, ricordando che esiste il principio della provocazione, che esistono le attenuanti generiche, che il contesto in cui si svolge il delitto ha un suo peso. Certo. Se non fosse così, tutti gli omicidi varrebbero un ergastolo. I problemi nel discorso della Palombelli però sono molteplici: il primo è che i suoi riferimenti ai femminicidi degli ultimi giorni è infelice e non pertinente, perché alcune di queste donne sono state uccise a seguito della decisione di separarsi (una, Ada Rotini, il giorno della prima udienza), dopo aver subito stalking o addirittura a seguito di aggressione sessuale, il che rende poco credibile la tesi dell’uomo esasperato e della donna aggressiva. Erano le donne a essere esasperate e a subire l’aggressività dell’uomo, al limite. Il secondo problema è che proprio perché “le cose vanno viste da varie angolazioni e non bisogna assegnare ruoli senza conoscere i fatti”, dice la Palombelli, sarebbe stato più corretto affermare che anche quando avviene un fatto efferato come l’omicidio, bisogna ricostruire le dinamiche del rapporto tra vittima e assassino, contestualizzare il delitto, comprenderne il movente e stabilire eventuali aggravanti e attenuanti. I ruoli li assegna proprio la Palombelli quando attinge a piene mani dall’immaginario sessista per cui sì, magari l’uomo ha esagerato però la donna certe volte “ti ci porta”, “provoca”, “è una rompicoglioni” o, appunto, “esaspera”. Insomma, un po’ se l’è cercata. In effetti le due donne ammazzate perché avevano deciso di separarsi sarebbero potute rimanere con i mariti, anziché esasperarli con questa decisione aggressiva di riprendersi il loro diritto alla felicità.

E chissà quanto deve essersela cercata Chiara Ugolini, ammazzata dal vicino di casa con tanto di straccio intriso di candeggina in bocca. Doveva averlo esasperato parecchio, il povero vicino. Forse gli aveva macchiato i jeans con la candeggina. Aggressiva e pure maldestra. Insomma, per quanto sia apprezzabile la difesa d’ufficio di chi per mestiere o buona abitudine (che è anche la mia) difende allo sfinimento lo Stato di diritto, esiste anche il dovere di usare le parole giuste. Soprattutto in tv. Soprattutto quando si scomodano argomenti su cui c’è ancora tanto lavoro da fare, quando ci sono complesse rivoluzioni culturali in atto, che richiedono sensibilità, attenzione e il totale abbandono di stereotipi pericolosi. La Palombelli ha detto cose sbagliate, facendo riferimenti sbagliati, usando parole sbagliate. E questo sì, è esasperante, ma vorrei tranquillizzarla: ho comunque intenzione di lasciarla in vita.

COMMENTO DEL DIRETTORE

“Per combattere la violenza contro le donne è necessaria una nuova misura legislativa targata Ue”…

Io dico che per combattere la violenza contro le donne ( e le famiglie) ci vuole un sussidio e non le leggi capestro!!!

Chi parla di inasprire le pene per i femminicidi è un perditempo… la politica è tutta retorica. Il femminicidio avviene nel 99,9  per cento dei casi perchè il marito ha perso il lavoro, la moglie vuole lavorare e lui (egoista) la uccide. Vi siete mai  chiesti perchè nelle famiglie benestanti il femminicidio non avviene? E’ una lotta tra poveri. L’uomo che perde il lavoro si sente fallito. Io ritengo che complice dei femminicidi sia lo Stato perchè non mette in condizioni di sopravvivere  – con un sussidio –  le famiglie che hanno figli e non possono arrivare a fine mese. Troppe bollette. Troppe tasse. Troppe multe. Saltano i nervi. Il delitto diventa un riscatto. Una via d’uscita dal tunnel che ti opprime. Questa certezza mi è venuta dagli ultimi episodi in cui l’assassino dopo aver ucciso si è suicidato. Meditate gente!

Ferdinando Terlizzi