lunedì, 29 Aprile 2024
Home Attualità La base grillina e il nuovo corso
Nicola Morra durante la manifestazione di protesta del M5S davanti Montecitorio contro la legge elettorale Rosatellum, 12 ottobre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

La base grillina e il nuovo corso

Dal Lazio a Toscana e Abruzzo: nei 5S c’è vita al Centro (Italia)

Dal Lazio a Toscana e Abruzzo: nei 5S c’è vita al Centro (Italia)

La base grillina e il nuovo corso

di  | 14 AGOSTO 2021

 

Una base c’è ancora, ma è alle prese con fratture interne e una diffusa sindrome dell’abbandono. La sfida per Giuseppe Conte – che ha annunciato un tour da Nord a Sud per incontrare gli attivisti del Movimento dopo l’estate – sarà allora quella di ricompattare la truppa 5 Stelle del Centro Italia, lì dove esistono ancora Meet Up di peso e dove le esperienze amministrative hanno aiutato a mantenere uno zoccolo duro di attivisti.

La settimana scorsa abbiamo raccontato le macerie del Movimento al Nord, complice l’esodo di decine di esponenti. Nelle Regioni del Centro, i presupposti per la visita di Conte sono comunque migliori.

Lazio.A Roma e nel Lazio il problema, per il Movimento, è la frammentazione: Virginia Raggi ha mantenuto una certa indipendenza rispetto alle beghe nazionali, rimanendo governista – a differenza di Alessandro Di Battista, suo leale sostenitore – ma facendo i conti con quotidiane battaglie col Pd e Nicola Zingaretti. Per quanto derisa da gran parte dei media nazionali, i sondaggi dimostrano che la sindaca ha ancora un corposo sostegno a Roma, soprattutto in periferia. Un patrimonio da cui Conte ripartirà cercando però di farlo convivere con un’altra anima del M5S di Roma e dintorni, ovvero quella che da tempo ha sposato l’idea di un’alleanza strutturale con il centrosinistra (che invece non convince la Raggi). Il nome di riferimento è Roberta Lombardi, oggi assessore in Regione con Zingaretti insieme all’altra 5 Stelle Valentina Corrado. Ma è anche il caso di alcuni consiglieri comunali di peso che hanno contestato la ricandidatura della Raggi chiedendo “un nome terzo concordato col Pd”: Enrico StefanoDonatella IorioAngelo SturniMarco Terranova e Alessandra Agnello.

Difficile invece trovare spiragli di mediazione nella fuga dei cosiddetti “ortodossi”, l’ala rappresentata dalla consigliera regionale Francesca De Vito che, pur difendendo la sindaca di Roma, è appena uscita dal M5S in aspra polemica con l’ingresso nel governo Draghi e con la leadership di Conte. E ribadendo invece la fedeltà a Davide Casaleggio, attorno al quale De Vito vorrebbe riunire i delusi del Movimento (qualche migliaio, assicura lei). Ma qualcosa di buono per Conte resiste fuori da Roma: a Viterbo, per esempio, sono ancora attivi buona parte dei “grillini” delle origini.

Toscana. Il 6 per cento ottenuto da Irene Galletti alle Regionali di un anno fa non deve ingannare. Qui la sfida era polarizzata, con molti 5 Stelle che hanno preferito votare Eugenio Giani per non far vincere la leghista Susanna Ceccardi. In realtà in Toscana sopravvivono alcuni dei Meet Up – anche se adesso cambieranno nome – più frequentati, come quelli della provincia di Massa-Carrara (da cui hanno iniziato i parlamentari Riccardo Ricciardi e Laura Bottici) o di Livorno. Non a caso a Carrara il Movimento ha vinto le elezioni del 2017 con Francesco De Pasquale e a Livorno – dove Filippo Nogarin fu tra i primi sindaci grillini – s’è creata una classe dirigente che poi ha trovato incarichi anche altrove. Anche a Firenze c’è un buon attivismo, il problema in regione è stato semmai politico, con un M5S che avrebbe potuto approfittare delle crepe tra Pd e Italia Viva per guadagnare molto più spazio di quel che ha.

Umbria e Marche. Qui è dove il Movimento soffre di più. In Umbria, alle regionali del 2019, ci fu il primo fallimentare tentativo di alleanza tra 5 Stelle e Pd, che sfidarono la leghista Donatella Tesei con Vincenzo Bianconi e un elenco infinito di errori in campagna elettorale. Oggi a tenere insieme quel che resta del M5S è Thomas De Luca: 33 anni, attivo nei Meet Up grillini da quando ne aveva 23, si fa notare per l’opposizione alla presidente Tesei ed è considerato molto vicino a Conte. Da lui si può ripartire, ma la base è però tutta da costruire. In Umbria come nelle Marche, dove il pur folto gruppo di parlamentari eletti nel 2018 non ha lasciato granché, tra fughe verso altri partiti (come Rachele Silvestri in FdI e Martina Parisse in Coraggio Italia) e scarsa capacità di rassicurare gli elettori, anch’essi ormai fuggiti altrove.

Abruzzo. Visto il curriculum dei 5 Stelle alle Regionali, il 20 per cento ottenuto in Abruzzo due anni fa ha del miracoloso. Ma non è casuale: il volto più carismatico è Sara Marcozzi, consigliera regionale al secondo mandato che ha sfidato la destra facendosi notare anche a Roma. Certo, anche qui si è perso entusiasmo rispetto a qualche anno fa e i simpatizzanti M5S raccontano che le file ai gazebo viste fino al 2018 sono irripetibili. Le divisioni, incentrate soprattutto sulla necessità di un’alleanza col centrosinistra, hanno portato via qualche malpancista. Ma a differenza di Umbria e Marche, l’attivismo c’è ancora e da anni i 5 Stelle abruzzesi hanno tentato di darsi una organizzazione simile a quella di un partito. Garantendo buone premesse per il lavoro dell’ex premier.

FONTE: