Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Per la terza settimana consecutiva, il coltissimo Mephisto Waltz, titolare dell’omonima rubrica su Domenica, inserto culturale del Sole 24 Ore, dimostra di avere sbiadite cognizioni di storia e scrive: «Plana invece tra Cielo, mare, terra (pubblicità IRI d’antan)». Lo slogan era in realtà della Fiat, come si evince da un opuscolo della casa automobilistica, stampato dall’Istituto geografico De Agostini nel 1934. Inoltre l’ordine delle tre parole era diverso: «terra mare cielo». A sua giustificazione, Mephisto Waltz non può nemmeno invocare un falso ricordo della dichiarazione di guerra a Gran Bretagna e Francia, pronunciata da Benito Mussolini il 10 giugno 1940 dal balcone di Palazzo Venezia. Il Duce infatti lo cominciò rivolgendosi ai «combattenti di terra, di mare, dell’aria».

Occhiello del titolone di apertura in prima pagina sulla Stampa: «Il presidente del Consiglio annuncia il voto di fiducia fiducia sulla giustizia». Quindi Mario Draghi chiederà una doppia fiducia?

«Da quando fu scoperta, l’eroina fu legale come lo fu la cocaina, gradita a Pio X, Leone XIII, agli Zar, ai re di Svezia e di Norvegia, a Edison e a Freud». Così comincia la rubrica L’appunto di Filippo Facci sulla prima pagina di Libero. Par di capire che i due pontefici fossero cocainomani (o eroinomani: dalla sintassi traspare un sottile margine di equivoco). Sarebbe in ogni caso interessante sapere da dove Facci abbia attinto questa stupefacente – è il caso di dirlo – asserzione. Da documenti, testimonianze e reperti finora noti, risulta che entrambi i papi fossero al massimo tabagisti, sia pure sui generis. Nello Vian, biografo di Pio X, scrisse del tabacco da fiuto che il santo veneto Giuseppe Sarto teneva in una «scatola d’argento, ma senza pregio di lavorazione», e non seppe precisare «se fu questa che un giorno la veneranda nipote del papa Pina Parolin donò a un giovane prete trevisano, spogliandosi con ammirevole generosità dell’ultimo ricordo rimastole» (Avemaria per un vecchio preteIntermezzi aneddotici lungo la vita di san Pio X, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2013, pagina 140). Del predecessore Leone XIII, pure appassionato di tabacco da fiuto, si conserva una tabacchiera con cartiglio presso il costituendo Museo dei papi, che Ivan Marsura è impegnato da anni a realizzare in quel di Padova con materiale originale appartenuto ai pontefici. A meno che Facci non si riferisse al Vin Mariani, una bevanda tonica ottenuta da foglie di coca importate dal Perú e lasciate macerare nel Bordeaux, messa a punto nel 1863 dal chimico Angelo Mariani (1838-1914), discendente da una famiglia di farmacisti francesi. Stando alle inserzioni pubblicitarie apparse sui giornali dell’epoca e agli archivi della casa produttrice, che tuttora lo distribuisce dalla Corsica, il Vin Mariani ricevette le medaglie d’oro e gli apprezzamenti di Leone XIII, Pio X e Benedetto XV, oltre che il plauso del presidente americano William McKinley e di Émile Zola, Sarah Bernhardt, Charles Gounod. Ma non è certo assimilabile alla polvere bianca spacciata dai narcos e inalata dai tossicomani. Fra l’altro, il Vin Mariani ebbe una replica tutta italiana con il liquore Coca Buton, anch’esso derivato dalle foglie dell’arbusto, ricche dell’alcaloide chiamato cocaina. Nato nel 1866, è ancor oggi distribuito dal Gruppo Montenegro, sia pure senza la benedizione di papa Francesco.

Luca Fazzo si occupa sul Giornale di Piercamillo Davigo, riuscendo a infilare nel servizio tre perchè e un poichè, tutti e quattro con l’accento grave anziché acuto, e vi aggiunge per soprammercato un aldifuori, di cui non v’è traccia nei dizionari. Urgono ripetizioni di ortografia.

In un servizio su Tommaso Cerno, ex direttore dell’Espresso e oggi parlamentare del Pd, segnalato all’antiriciclaggio per bonifici sospetti arrivati sul suo conto corrente bancario, Simone Di Meo annota sulla Verità: «D’altronde, come dice il Vangelo? La mano destra ignori che cosa fa la sinistra». Per la verità, il Vangelo dice il contrario: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Matteo 6, 3). Sentenza che, fra l’altro, si attaglia decisamente meglio all’argomento.

Anteprima rievoca nella rubrica C’era una volta, alla voce «Venti anni fa»: «Nasce Angelica figlia di Benedetta Parodi e Giorgio Gori». Virgola mancante a parte, fare una figlia tra cognati è sempre un po’ inopportuno. (Angelica è figlia di Cristina Parodi, moglie di Gori, non della sorella Benedetta). Alla voce «Centodieci anni fa» riferisce che l’esploratore Hiram Bingham scoprì Machu Picchu, la città perduta degli Inca, «lunedì 24 luglio 1911». Peccato che poche righe più avanti precisi che Bingham giunse a Machu Picchu un mese prima, il 24 giugno 1911. Si dovrebbe anche aggiungere che, essendo l’archeologo statunitense «guidato da un proprietario terriero e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana», riesce difficile farla passare come una scoperta in assoluto. Al netto del fatto che a Machu Picchu vivevano «i Recharte e gli Álvarez, due famiglie contadine».

Conclusione di un ispirato articolo del fondatore Eugenio Scalfari sulla Repubblica: «E il tempo, che cosa sarà infine del tempo? Il nostro mondo è destinato a vedere il tramonto del Sole, la stella che ha illuminato la varietà e l’unità del nostro Cielo. Sarà probabilmente questo l’avvenire che ci aspetta con sempre maggiore intensità». Probabilmente si considera eterno, se attende per l’avvenire un evento – lo spegnimento del Sole, appunto – che le proiezioni degli scienziati collocano tra 5 miliardi di anni.

SL