Il Salvaladri abolisce il carcere. Tana libera tutti fino a 6 anni
I colpi di spugna della Cartabia – Non solo prescrizione. Le nuove norme sulle pene alternative alzano la soglia per concedere la “messa in prova” di un biennio
di Valeria Pacelli e Giacomo Salvini | 16 LUGLIO 2021
È un ritorno al passato di quattro anni. Cancellando con un tratto di penna la riforma Bonafede del governo gialloverde. Non solo sulla prescrizione, ma anche sulle misure alternative al carcere per i condannati che ricalca il decreto Orlando del 2017 del governo Gentiloni. La conseguenza della nuova riforma firmata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia è questa: quando diventerà legge dello Stato, tanti riusciranno a evitare il carcere, sostituito con i domiciliari o la semilibertà. Misure alternative cui potranno accedere anche coloro ai quali vengono inflitte condanne pesanti, come a 9 anni di reclusione. Ma come si arriva a questa conclusione?Partiamo dal principio. La riforma prevede questo: per le condanne fino a 4 anni il giudice può decidere di sostituire “tale pena con quella della semilibertà o della detenzione domiciliare”. Attualmente invece si possono concedere i domiciliari ai 70enni (per determinati reati) o a chi ha sì una condanna fino a 4 anni, ma a specifiche condizioni, come per le donne incinte o per chi ha problemi di salute particolarmente gravi. E ancora. La riforma per le condanne fino a tre anni prevede la possibilità di scontare la pena con il lavoro di pubblica utilità. C’è poi il capitolo della sospensione del processo con la messa alla prova: attualmente ciò è possibile solo per i reati fino a quattro anni. La nuova riforma alza l’asticella, comprendendo le pene fino a 6 anni per “ulteriori specifici reati” oltre quelli già previsti dal codice di procedura penale. Quali, non è chiaro.
Il rischio è che se la riforma diventerà legge, in molti riusciranno a evitare il carcere. E nei fatti in questa categoria rientrano se non tutti, molti reati. Come corruzione, rapina, associazione a delinquere, concorso esterno e così via. Gli escamotage sono presto fatti. Facciamo un esempio. Un uomo viene condannato a 9 anni. È incensurato e con le attenuanti generiche la condanna passa a 6. Ma ha anche scelto il rito abbreviato e ottiene un ulteriore sconto di pena di un terzo. Si arriva così a una condanna finale a 4 anni.
Gli emendamenti targati Cartabia, di fatto, estendono la riforma Orlando, che aveva iniziato a mettere mano alla legge Gozzini del 1975 per espandere le misure alternative al carcere. Lo aveva fatto con una delega ottenuta dal Parlamento il 23 giugno 2017 dopo il lavoro degli Stati generali presieduti dal penalista Glauco Giostra. Il decreto legislativo però era stato varato dal governo il 17 marzo 2018, dopo le elezioni del boom di Lega e M5S: la norma alzava la soglia da 3 a 4 anni per non scontare la pena nei penitenziari, dando discrezionalità al giudice di sorveglianza, ed estendeva la semilibertà a chi (anche se condannato all’ergastolo) aveva usufruito di permessi premio fino a 5 anni.
Una legge che aveva fatto gridare allo “svuota carceri” i vincitori delle elezioni. Alfonso Bonafede parlava di provvedimento “pericoloso” che minava “il principio della certezza della pena”. Matteo Salvini invece gridava alla “vergogna” perché un governo “bocciato dagli elettori” stava approvando “l’ennesima salva-ladri”: “Appena andremo al governo – prometteva il leghista – cancelleremo questa follia nel nome della certezza della pena: chi sbaglia paga!”. Il governo Conte-1 così nel 2018 aveva ridimensionato la riforma Orlando sulle pene alternative al carcere. Il 3 agosto l’esecutivo decise di non convertire in legge le misure di Orlando e di approvare tre nuovi decreti. Solo ieri Salvini si è ricordato dei suoi annunci e per la prima volta ha mosso una critica alla riforma Cartabia: “Ragionare su alcune pene alternative ci sta, ragionare sulla formazione professionale ci sta, ma svuotare le carceri con colpi di spugna no”. La prossima settimana, quando la riforma arriverà in commissione Giustizia, oltre alla diatriba sulla prescrizione su cui il M5S di Giuseppe Conte non transige, Lega e 5S presenteranno emendamenti per modificare le norme sulle misure alternative. Provando a scongiurare un altro colpo di spugna.
“Sarà una riforma ammazza-processi: impunità garantita”
Matteo Frasca – Corte d’Appello Palermo
di Saul Caia | 16 LUGLIO 2021