sabato, 14 Dicembre 2024
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il leader della Lega Matteo Salvini all'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere ( Caserta) per portare solidarietà agli agenti della polizia penitenziaria coinvolti nell'inchiesta sulle aggressioni ai danni dei detenuti, 1 luglio 2021 ANSA / CIRO FUSCO?

SALVINI STA DALLA PARTE DEI PICCHIATORI

Mattanza dei detenuti: Salvini sta dalla parte dei picchiatori (alias torturatori)

Mattanza dei detenuti: Salvini sta dalla parte degli agenti

La visita – La difesa del leader leghista al carcere di Santa Maria Capua Vetere: “Quest’anno già 500 aggressioni contro la polizia penitenziaria”

di  | 2 LUGLIO 2021

 

Sempre e per sempre dalla stessa parte, Matteo Salvini: quella della polizia. Tutta la polizia, in fondo pure quella col manganello facile. Perché “chi sbaglia paga”, dice. Anche e persino se porta la divisa. Ma poi il capo della Lega rimarca in ogni maniera la sua vicinanza a tutti gli agenti di tutte le carceri italiane. Con gli elettori non si scherza.

La scelta è politica, non casuale: l’ex ministro dell’Interno viene a portare la sua solidarietà alla polizia penitenziaria proprio nel carcere della vergogna, la Casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere. Il teatro della “mattanza” del 6 aprile 2020: botte, schiaffi, manganellate, umiliazioni e vessazioni che hanno ricordato Bolzaneto e le pagine più ignobili della storia repubblicana. Dopo un anno e due mesi d’inerzia, grazie alle immagini traumatizzanti pubblicate dal quotidiano Domani, il ministero della Giustizia ha sospeso 52 protagonisti di questo scempio, tra secondini e funzionari.

Il giorno dopo , con una certa coerenza, Salvini è qui. Per solidarietà a chi ci lavora, non a chi è recluso e ha preso le botte. Incontra la direttrice Elisabetta Palmieri, un gruppo di agenti, i dirigenti del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria e un drappello di militanti leghisti. Tutti tranne i detenuti e la loro garante Emanuela Belcuore. Che d’altra parte non si sarebbe prestata: “Sono qui per incontrare chi vive in cella, non per sfilate politiche”, ha detto Belcuore all’ingresso del penitenziario.

La visita di Salvini al carcere è breve, una decina di minuti, poi il capo della Lega si trattiene più a lungo insieme ai poliziotti e ai suoi sostenitori sotto un gazebo all’esterno della struttura. Un rinfresco, un breve comizio, applausi scroscianti, i soliti selfie seriali. Infine si concede ai giornalisti assiepati sul cancello d’ingresso dell’istituto. “È mio dovere essere qua a ricordare che chi sbaglia paga, anche se indossa la divisa, ma questo non vuol dire mettere a rischio la vita di 40mila uomini e donne della polizia penitenziaria”. Un colpo al cerchio e tre colpi alla botte: “Ringrazio le forze dell’ordine tutte, in tutta Italia, con qualunque divisa, per il lavoro che fanno”. Salvini è recalcitrante nell’usare il termine “mattanza”, quella con cui i magistrati casertani hanno definito l’azione punitiva dei poliziotti avvenuta nel carcere alle sue spalle: “D’accordo, se a lei piace tanto l’aggettivo ‘mattanza’ (sic!) chiamiamola così – risponde il leghista – ma è stata una mattanza anche quella che c’è stata in questa e altre carceri nelle settimane precedenti con morti, feriti, incendi…” e scoppia l’applauso della claque di poliziotti assiepati dietro di lui. “Io ricordo che dall’inizio di quest’anno si contano circa 500 aggressioni ai danni di uomini e donne della polizia penitenziaria”. Altro applauso. Salvini lo dice di fronte a un carcere dove l’aggressione, terribile e documentata dalle telecamere, è stata della polizia contro i detenuti, ma la circostanza non lo turba.

Tra i poliziotti che ha incontrato fuori dal penitenziario c’è Donato Fattorello, segretario nazionale del Sappe: “Condanniamo quanto accaduto, ma rifiutiamo la gogna mediatica”, dice. E poi si lascia sfuggire parole inquietanti: “È stata un’azione sfuggita di mano, come a Bolzaneto. Ma non è stata premeditata, altrimenti le telecamere sarebbero state spente”. Come ad ammettere: in genere quando si fanno certe cose si sta attenti a non farsi vedere. La direttrice dell’istituto Elisabetta Palmieri invece si chiama fuori, lei nel giorno della mattanza non c’era: “Sono stata assente per malattia per tre mesi”, al contrario di quanto dichiarato alla stampa da uno dei detenuti picchiati, che ieri ha riconosciuto di essersi sbagliato e ha chiesto scusa.

Mentre Salvini inaugurava fuori dal carcere il suo mini tour elettorale campano (oggi sarà a Sorrento e Salerno, per il leader della Lega “Catello Maresca rimane il migliore candidato possibile per il centrodestra”), il premier Mario Draghi riceveva a Palazzo Chigi il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma. Un incontro conoscitivo – fanno sapere le parti – che era stato programmato da tempo e non in conseguenza delle ultime notizie di cronaca. Il contenuto della conversazione resta riservato, ma il governo dei migliori ha capacità mimetiche: si sdoppia anche sulle carceri.