Camorra, ‘proclama’ Casalesi in aula: terzo ‘cambio sede’ per uno dei procedimenti

La Corte d’Appello di Roma ha dichiarato la propria incompetenza funzionale e ha trasmesso gli atti a Firenze nel filone che vede parte civile Cantone

Prima Napoli, poi Roma e ora Firenze. A tredici anni dalla lettura in un’aula di tribunale del ‘proclama’ contro magistrati e giornalisti nel corso del processo di Appello ‘Spartacus’ al clan dei Casalesi arriva un nuovo ‘cambio di sede’ per uno dei procedimenti nati da quei fatti.

Pochi giorni fa, infatti, a quanto apprende l’Adnkronos, i giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma, davanti ai quali si sarebbe dovuto svolgere il processo, che vede come parte civile il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, all’epoca pm della Dda di Napoli, hanno dichiarato la propria incompetenza funzionale ordinando la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Firenze.

Una decisione che arriva dopo diversi rinvii per legittimi impedimenti dovuti al covid dell’avvio del processo di secondo grado che vede imputati l’avvocato Michele Santonastaso, ex difensore del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, lo stesso Bidognetti e l’ex capoclan Antonio Iovine, ora pentito.

In primo grado Santonastaso venne condannato a cinque anni e mezzo per diffamazione e calunnia aggravate dal metodo mafioso mentre i boss del clan dei Casalesi furono assolti per non aver commesso il fatto. Sentenza impugnata dai pm della procura di Roma.

Nel ‘proclama’ al centro del procedimento si faceva riferimento, oltre che ai magistrati Federico Cafiero De Raho e Cantone anche alla giornalista Rosaria Capacchione e allo scrittore Roberto Saviano. E meno di un mese fa nella Capitale per Santonastaso era arrivata una condanna a un anno e due mesi anche in relazione al procedimento per le minacce rivolte in aula ai due giornalisti. Con lui i giudici della quarta sezione penale avevano condannato il boss Francesco Bidognetti a un anno e sei mesi mentre era stato assolto l’altro avvocato Carmine D’Aniello.

Il processo partito a Napoli era arrivato a Roma per competenza proprio in relazione alle calunnie contenute nello stesso documento agli allora pm Cantone, parte civile nel procedimento, e Cafiero de Raho, parte offesa, ora procuratore nazionale Antimafia, perché entrambi in servizio alla Dda del capoluogo campano all’epoca dei fatti. Il 1 giugno l’ennesimo capitolo di questa lunga storia giudiziaria, alla luce dei nuovi incarichi ricoperti, con l’invio degli atti da Roma a Firenze.

FONTE: ADNKRONOS