C’era una volta
Dieci anni fa
Venerdì 25 marzo 2011. «La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per via di alcuni strani movimenti sul titolo Parmalat, con l’ipotesi di aggiotaggio. Ieri è stato interrogato l’amministratore delegato del gruppo, Enrico Bondi. E dato che l’azienda francese Lactalis si sta comprando la Parmalat, un giornalista italiano, profittando della conferenza stampa, ha fatto a Sarkozy una domanda su Parmalat, e il presidente ha risposto: “Mi piacerebbe avere una posizione… ehm, può ripassare? Intanto mi preparo”. Il magistrato sospetta che in febbraio, quando nessuno sapeva niente dell’operazione, tre fondi esteri abbiano speculato illegittimamente sul titolo in Borsa, cioè profittando di informazioni riservate. I tre fondi – Zenit, Skagen e MacKenzie – detenevano allora il 15,3% di Parmalat. Che hanno poi venduto a Lactalis» [Dell’Arti, Gazzetta].
•
Siria. Nuovo venerdì di proteste. Secondo alcuni testimoni, soltanto a A Dar’a più di 100 mila persone hanno marciato in un’enorme dimostrazione contro il governo. Almeno venti di loro sono stati uccisi dalle forze di sicurezza [IlPost].
•
Il Consiglio europeo a Bruxelles ratifica le modifiche al trattato di Libona e ufficializza l’istituzione del Mes.
Venti anni fa
Domenica 25 marzo 2001. Ancora proteste in Campania. «Sono in rivolta i sindaci dei Comuni vesuviani vicini alla discarica Pirucchi di Palma Campania, dove i camion continuano a riversare tonnellate di spazzatura raccolta nella provincia per scongiurare epidemie. Contestano il ministro dell’Interno Bianco, che ha fatto riaprire la discarica chiusa due anni fa perché pericolosa. “Qui le uniche illegalità le commette lo Stato, riaprendo le discariche a rischio. Siamo pronti a dimetterci”, dicono i sindaci che respingono anche il sospetto, avanzato da Bianco, di infiltrazioni malavitose nella protesta dei cittadini» [CdS].
«Prima o poi doveva succedere ed è successo: l’immondizia, ci ha messo knockout […]. L’invenzione più pericolosa del Ventesimo secolo non è stata — come molti credono — la bomba atomica, ma l’immondizia. Non si ha idea di quante tonnellate di rifiuti vengano prodotte dalle cosiddette civiltà avanzate e di quante tonnellate s’apprestino a produrre, per legittima par condicio, i Paesi in via di sviluppo. In Italia si calcola che ogni abitante, nel suo piccolo, produca un chilo e 650 grammi di spazzatura al giorno, ovvero sei quintali l’anno, ovvero 48 tonnellate nel corso della vita, pari, quindi, a ottocento volte il proprio peso corporeo» [De Crescenzo, CdS].
•
Primo vero giorno di guerra in Macedonia. Sulle colline intorno a Tetovo, l’esercito macedone, per fronteggiare la guerriglia indipendentista albanese, ha schierato anche i tank. Skopje ha lanciato l’attacco finale senza però mandare i propri uomini al massacro: i macedoni hanno colpito da lontano e sono entrati nei covi del nemico, sulle montagne, soltanto quando sicuri che non ci fosse più nessuno. Dopo il bombardamento all’alba, è scattata la fase due: i soldati sono andati a stanare i guerriglieri a 700 metri sopra la città a piedi, strisciando nel bosco. I ribelli indipendentisti sono arretrati, ma hanno ribattuto colpo su colpo. A Tetovo è tornato un clima da stato d’assedio. I civili fuggono.
•
Enzo Biagi intervista per Il Fatto Indro Montanelli dopo le minacce ricevute giorni prima ma finisce che parlano di Berlusconi e il direttore Rai Maurizio Beretta censura l’intervista in varie parti (Montanelli: «Mi auguro, adesso naturalmente scandalizzerò tutti, la vittoria di Berlusconi, perché Berlusconi è una di quelle malattie che si curano con il vaccino. Per guarire da Berlusconi ci vuole una bella iniezione di vaccino di Berlusconi. Bisogna vederlo al potere e io credo che il ribaltone fu la più grossa sciocchezza che abbia fatto l’Italia»).
«La prima vittima della “par condicio” elettorale è il Crocefisso di Giotto. Incredibile ma vero. Il dipinto appena restaurato, dopo un intervento durato dodici anni, doveva essere presentato al pubblico nella chiesa di Santa Maria Novella di Firenze il 7 aprile. Ma la data è slittata a fine maggio, e perché? Colpa delle elezioni» [CdS].
Venticinque anni fa
Lunedì 25 marzo 1996. A Porta a Porta, scontro in diretta tv tra Berlusconi e Prodi. «Una sfida all’ultimo applauso: 32 per il grintoso Cavaliere, solo 10 per il buonista dell’Ulivo. Davanti ai commercianti che protestano contro le tasse (ieri molti negozi sono rimasti chiusi per due ore) e in diretta tv, il duello tra i due leader. Il capo di Forza Italia, premiato dall’applausometro. ha sferzato l’antagonista: “Voi dell’Ulivo siete il Jurassic Park della Prima Repubblica”. Replica del Professore: “Però lei il suo Jurassic Park se lo tiene sul palco, noi soltanto in platea. Lei vuole spaccare il Paese”. Il governo intanto ha deciso: via le ricevute fiscali per ristoranti e parrucchieri, contabilità semplificata per i professionisti.
•
«Riconosciuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex segretario socialista Giacomo Mancini, 80 anni, è stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione, con interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e un anno in libertà vigilata. È la prima volta che un parlamentare viene condannato per questo tipo di reato. La sentenza ha accolto le tesi del pm: in Calabria non si può fare politica senza i voti della mafia; 16 pentiti hanno testimoniato che Mancini avrebbe contrattato i voti con alcune cosche. Ora Mancini non potrà più continuare a fare il sindaco di Cosenza, anche se la Corte costituzionale ha annullato la norma per cui era stato sospeso. La sua reazione: “È prevalso il teorema assurdo del procuratore Boemi che ha raccattato pentiti nelle peggiori carceri”» [CdS].
•
Braveheart diretto da Mel Gibson vince cinque premi Oscar; A Il postino di Massimo Troisi va la statuetta per la colonna sonora.
•
A San Francisco, centocinquanta coppie di gay e lesbiche si sono unite in un matrimonio collettivo. Officianti il sindaco e vari assessori comunali. È successo oggi, alle 10 del mattino, in uno dei più prestigiosi auditorium pubblici, L’Erbst Theatre del War Memori al Building, il grande edificio che si trova accanto all’Opera, di fronte al palazzo comunale la cui cupola imita le basiliche romane. La manifestazione ha seguito un cerimoniale ad hoc. Le 150 coppie, dopo aver registrato il proprio nome in un apposito album ed aver partecipato ad un “Precerimonial Party” privato offerto dal sindaco, hanno preso posto nelle poltroncine della platea; gli officianti, sul proscenio. Un maestro di cerimonie ha chiamato per nome le varie coppie di sposi, una alla volta. Il sindaco li ha dichiarati “domestic partners”, “compagni”. Entusiasmo nella nutrita comunità omosessuale: i gay qui sono oltre 200 mila; e 50 mila le lesbiche. I matrimoni gay non sono nuovi in Usa (ne sono stati celebrati a New York e altrove) ma è la prima volta che si svolge una cerimonia che coinvolge 300 omosessuali insieme. Il loro matrimonio non ha valore legale né a livello statale né sul piano federale» [CdS]
Trenta anni fa
Lunedì 25 marzo 1991. «Saddam Hussein e il suo clan si sono impossessati di beni per oltre diecimila miliardi di lire: il tesoro opportunamente reinvestito si è praticamente raddoppiato portando le fortune del despota a qualcosa come 20 mila miliardi. Una accurata inchiesta condotta da un gruppo di 007 finanziari, su mandato del Kuwait, ha accertato che il dittatore si è assicurato il 5 per cento su ogni barile di greggio venduto all’estero, si è impossessato dell’oro e dei gioielli donati dalla popolazione come contributo per la guerra contro l’Iran ed ha intascato i finanziamenti sauditi per la ricostruzione di Bassora. Il bottino è stato accuratamente nascosto in banche occidentali. L’indagine ha anche permesso di accertare che l’Irak ha acquistato, in modo clandestino, compartecipazioni in grandi gruppi europei, tra i quali il colosso editoriale Hachette (8,4% delle azioni)» [CdS].
•
«Nuova disavventura giudiziaria per Diego Armando Maradona. Dopo quella sul giro di cocaina e ragazze squillo, l’asso argentino è attualmente coinvolto in un’altra inchiesta. I magistrati della Procura napoletana gli hanno spedito, nei giorni scorsi, un invito a comparire, un provvedimento simile al vecchio mandato di comparizione. L’ipotesi di reato è traffico di droga. Ad accusare Dieguito è un’ex guardia giurata che afferma di aver trasportato dall’Argentina a Napoli, su mandato di Guillermo Coppola (all’epoca manager del campione), un misterioso pacco in cambio di 25 milioni. “Mi dissero che conteneva giornali e riviste, ma io non li ho visti. Né ho mai saputo perché mi diedero tutti quei soldi”. Diversa la versione di Maradona: “C’erano davvero giornali dentro quel pacco. E ricordo che aprii l’involucro dinanzi a quell’uomo. Del compenso non so nulla: rivolgetevi a Coppola per capire come siano andate le cose”. Il sospetto dei magistrati è che in quella confezione si potesse celare un quantitativo di cocaina [D’Errico, CdS].
•
«Monsignor Marcel Lefebvre, capo dei tradizionalisti cattolici, è morto stamane all’ospedale di Martigny, in Svizzera. Aveva 85 anni. Nel 1988 era stato scomunicato dal Papa per aver ordinato quattro vescovi senza l’autorizzazione del Santo Padre. Per anni è stato protagonista di aspre polemiche con il Vaticano, soprattutto per le sue posizioni duramente contrarie alle riforme volute dal Concilio. Era nato a Toucoing, nella diocesi di Lilla, nel 1905, in una famiglia di industriali di quel Nord della Francia dove, più che in ogni altra regione, il conservatorismo è tenace. Ordinato sacerdote nel 1929, venne mandato – secondo i suoi desideri – come semplice missionario a Dakar, dove fu poi nominato vescovo nel 1947. Uomo di vasta cultura, attivissimo, era però elemento che creava sconcerto tra i missionari stessi per il modo di interpretare le direttive che arrivavano da Roma; per questo, già durante il pontificato di Pio XII, venne sollevato dall’incarico e ritrasferito in patria. Vide con disappunto l’elevazione al soglio di Giuseppe Roncalli, l’amato papa Giovanni XXIII. Ancora prima che si aprissero i lavori del Vaticano II, Lefebvre non mancò occasione per denunciare «il pericoloso indirizzo di rammodernamento» adottato dal nuovo pontefice, in ciò appoggiato anche dall’alto clero francese. Dopo il Concilio, si mostrò tenace avversario della nuova liturgia che abbandonava il latino, del nuovo criterio di gestione dei seminari, della decisione di vestire i sacerdoti non solo con la talare ma anche con gli abiti civili. Nel 1971 fondava ad Econe, in Svizzera, un seminario rigidamente tradizionalista, dove il latino era d’obbligo anche nei rapporti privati» [Sta].
Quaranta anni fa
Mercoledì 25 marzo 1981. Per la prima volta non saranno i secondini a incrociare le braccia bensì i dirigenti delle carceri. I direttori hanno fatto sapere che sabato non andranno al lavoro per protestare contro le condizioni di lavoro, il trattamento economico e contro la politica penitenziaria.
Cinquanta anni fa
Giovedì 25 marzo 1971. Vajont. Con la sentenza della Cassazione si conclude il processo per la strage del Vajont: Biadene e Sensidoni vengono riconosciuti colpevoli di un unico disastro: inondazione aggravata dalla previsione dell’evento compresa la frana e gli omicidi. Alberico Biadene viene condannato a 5 anni (di cui 3 condonati), Francesco Sensidoni a 3 anni e 8 mesi (di cui tre condonati); Dino Tonini viene assolto per non aver commesso il fatto. Tutti gli altri verdetti restano invariati [Paolini-Vacis 1997].
Dopo quindici giorni sarebbero scaduti i 7 anni e mezzo dall’avvenimento contestato e tutti i crimini sarebbero caduti in prescrizione.
•
«L’arrivo del maresciallo Tito per la sua visita di Stato in Italia è un evento che presenta un duplice aspetto. Il presidente Saragat, con una significante stretta di mano di quindici secondi, ha salutato oggi all’aeroporto il personaggio d’eccezione che con la sua eresia nazionale fu il primo a imprimere una svolta drammatica alla vicenda del comunismo mondiale. La Jugoslavia che egli incarna e che fu divisa così profondamente dall’Italia democratica nel primissimo dopoguerra, è divenuta, sotto la sua guida forte e spregiudicata, un paese estremamente sensibile agli sviluppi delle società aperte dell’Occidente europeo. Saragat, dandogli il benvenuto, non ha mancato di metterne in rilievo la straordinaria personalità di statista. L’altro aspetto della visita è storico. Tito si presenta non soltanto nella veste di rappresentante di un paese comunista originale e indipendente. Egli è il primo capo dello Stato jugoslavo, che nacque dalla dissoluzione dell’impero austro-ungarico e che ha ormai superato il mezzo secolo di vita, a compiere una visita ufficiale nella vicina Italia» [CdS].
•
«La stampa di Pechino e di Hanoi ha celebrato oggi la completa vittoria delle forze comuniste sulle truppe sudvietnamite, che hanno completato la loro ritirata dal Laos, a un mese e mezzo dall’inizio delle operazioni. L’agenzia Nuova Cina definisce la campagna “un disastroso fallimento” per i governi di Washington e di Saigon e irride alla propaganda americana che cerca di “nascondere la verità sulla disfatta”: i risultati dell’intervento costituiscono, a suo parere, “uno schiaffo in faccia” al presidente Nixon. I giornali del Nord-Vietnam sono usciti in edizione speciale, con grandi titoli in rosso e articoli riboccanti di soddisfazione. L’organo ufficiale Nhan Dan afferma che la campagna nel Laos “è una pietra miliare nella storia della lotta comune dei popoli indocinesi… la cui importanza va aldilà dei limiti spaziali e temporali dell’operazione… Le forze rivoluzionarie hanno accettato la sfida americana, che è terminata in un fallimento umiliante”» [CdS].
•
«Fidel ha scomunicato tutti noi scrittori che gli abbiamo scritto chiedendogli chiarimenti sull’arresto del poeta Padilla […] Continuo a credere nel buono della rivoluzione cubana, opponendomi ai suoi aspetti negativi» [Gabriel García Márquez, in una lettera a Cortázar].
Sessanta anni fa
Sabato 25 marzo 1961. «Anche oggi l’attività delle forze comuniste del Pathet Lao è proseguita intensa sui vari fronti di combattimento. Benché siano mancati successi di grande rilievo strategico è certo che la penetrazione dei guerriglieri rossi verso le posizioni governative continua […]. È evidente che i reparti del Pathet Lao cercano di avvantaggiarsi al massimo sul piano della conquista territoriale, nella eventualità che il fronte venga congelato da un accordo politico fra le grandi potenze: più avanti saranno in quel momento, e maggiori rivendicazioni sul piano politico potranno avanzare» [CdS].
•
Il presidente Gronchi, durante un discorso alla Camere riunite in occasione del centenario dell’unità d’Italia, torna sul suo interventismo: «Spetta a me dire queste cose? Forse qualcuno ancora sorgerà a parlare di esorbitanza delle funzioni costituzionali di un Capo dello Stato. Ma io credo in coscienza che spetti a questo più per dovere che per diritto il segnare indirizzi e orientamenti quando lo ritenga essenziale agli interessi della Nazione. E con ciò nessun tentativo di sovrapporsi o di sostituirsi al Parlamento o all’Esecutivo ai quali resta integra e rispettata la libera responsabilità di accogliere o non questi orientamenti».
•
Viene inaugurata la nuova sede dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli a Milano, in via Romagnosi 3. L’inaugurazione avviene alla presenza del ministro della Pubblica Istruzione Giacinto Bosco e di numerosi studiosi italiani e stranieri.
Ottanta anni fa
Martedì 25 marzo 1941. Il Regno di Jugoslavia entra a fare parte dell’Asse e dichiara guerra alla Gran Bretagna. A Vienna, presente il suo ministro degli Esteri Cinkar Markovič, il presidente del Consiglio jugoslavo Dragisa Cvetkovič firma il trattato di adesione del suo paese al Patto Tripartito [Salmaggi e Pallavisini]. Anche la Bulgaria aderisce al Patto Tripartito.
•
Nella notte sei “barchini” esplosivi appartenenti al reparto speciale della marina italiana denominato X MAS partono dalla base di Lero, nell’Egeo, al comando del tenente di vascello Luigi Faggioni in direzione di Creta.
Cento anni fa
Venerdì 25 marzo 1921. Sanguinosa inaugurazione del fascio di San Giovanni in Persiceto (Bo). Un’automobile carica di fascisti si blocca dinanzi al caffè Martini per punire un gruppo di avventori che avevano commentato negativamente il passaggio del veicolo. Ucciso l’operaio Pirro Mocci [Franzinelli1].
Centodieci anni fa
Sabato 25 marzo 1911. Incendio a New York. Alle 16.40 nella fabbrica di camice Triangle Waist, un palazzone di Washington Place nel quale lavorano sottopagata cinquecento ragazze tra i 15 e i 25 anni e un centinaio di uomini, scoppia un incendio. Alcune donne riescono a scappare dalla scala anti incendio ma presto questa, sotto il peso di tante disperate, crolla. «“La folla da sotto urlava: ‘Non saltare!’, scrisse il New York Times. ‘Ma le alternative erano solo due: saltare o morire bruciati. E hanno cominciato a cadere i corpi’. Tanti che ‘i pompieri non potevano avvicinarsi con i mezzi perché nella strada c’erano mucchi di cadaveri’. ‘Qualcuno pensò di tendere delle reti per raccogliere i corpi che cadevano dall’alto’, scrisse il Daily, ‘ma queste furono subito strappate dalla violenza di questa macabra grandinata. In pochi istanti sul pavimento caddero in piramide orrenda cadaveri di trenta o quaranta impiegate alla confezione delle camicie’. ‘A una finestra del nono piano vedemmo apparire un uomo e una donna. Ella baciò l’uomo che poi la lanciò nel vuoto e la seguì immediatamente’. ‘Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte”» [Stella, Cds]. Delle 146 vittime, 39 erano italiane, immigrate.
•
A Mosca la seduta odierna della Duma è durata esattamente due minuti. Il presidente, dopo aver pregato i deputati di alzarsi in piedi, con voce tremante e piena di emozione ha letto l’ukase imperiale. L’assemblea si disciolse, quindi, in un silenzio funebre, che è stato rotto soltanto nei corridoi.
Nei giorni scorsi, dopo che il Consiglio imperiale aveva respinto lo Zemstvo – un sistema di autogoverno locale –, il primo ministro Stolypin aveva presentato le sue dimissioni, respinte dallo zar Nicola II.
Centoventi anni fa
Lunedì 25 marzo 1901. L’onorevole Zanardelli rilascia un’intervista al New York Herald: «È passato il tempo in cui il Ministero italiano agiva come obbediente servitore di Berlino. L’esperienze degli ultimi venti anni dimostrarono quanto pochi positivi vantaggi e molti negativi può l’Italia ricavare dalla Triplice. Fra i negativi havvi l’inimicizia colla Francia».
•
A Nizza la Mercedes 35 Hp vince per la prima volta una gara automobilistica.
Centoquaranta anni fa
Venerdì 25 marzo 1881. A Nizza i morti dell’incendio del teatro sono finora 70, per la maggior parte operai nizzardi e italiani (vedi 23 marzo 1881 e 29 marzo 1881) (Comandini).
Centosessanta anni fa
Lunedì 25 marzo 1861. Alla Camera Audinot svolge la sua interpellanza sulla «questione di Roma» chiedendo se non sia oramai tempo di proclamare Roma capitale d’Italia. Il conte di Cavour pronunzia memorabile discorso: «[…] Mi sia lecito il ricordarvi che l’attuale questione è forse la più grave, la più importante che sia stata mai sottoposta ad un Parlamento di libero popolo. La questione di Roma non è soltanto di vitale importanza per l’Italia, ma è una quistione la cui influenza deve estendersi a 200 milioni di cattolici sparsi su tutta la superficie del globo; è una quistione la cui soluzione non deve solo avere un’influenza politica, ma deve esercitarne altresì una immensa sul mondo morale e religioso […]. / L’Italia ha ancor molto da fare per costituirsi in modo definitivo, per isciogliere tutti i gravi problemi che la sua unificazione suscita, per abbattere tutti gli ostacoli che antiche istituzioni, tradizioni secolari oppongono a questa grande impresa […]. Ma, finché la questione della capitale non sarà definita, vi sarà sempre motivo di dispareri e di discordie fra le varie parti d’Italia. […] La scelta della capitale è determinata da grandi ragioni morali. È il sentimento dei popoli quello che decide le questioni ad essa relative. / Ora, o signori, in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali, che devono determinare le condizioni della capitale di un grande Stato. Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia di Roma dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la capitale di un grande Stato. […] Convinto di questa verità, io mi credo in obbligo di proclamarlo nel modo più solenne davanti a voi, davanti alla nazione, e mi tengo in obbligo di fare in questa circostanza appello al patriottismo di tutti i cittadini d’Italia e dei rappresentanti delle più illustri sue città, onde cessi ogni discussione in proposito, affinché noi possiamo dichiarare all’Europa, affinché chi ha l’onore di rappresentare questo paese a fronte delle estere potenze possa dire: la necessità di aver Roma per capitale è riconosciuta e proclamata dall’intiera nazione […]». Cavour dice tra l’altro: «Io credo di avere qualche titolo a poter fare quest’appello a coloro che, per ragioni che io rispetto, dissentissero da me su questo punto; giacché, o signori, non volendo fare innanzi a voi sfoggio di spartani sentimenti, io lo dico schiettamente: sarà per me un gran dolore il dover dichiarare alla mia città natia che essa deve rinunciare risolutamente, definitivamente ad ogni speranza di conservare nel suo seno la sede del Governo (Approvazione). Sì, o signori, per quanto personalmente mi concerne, gli è con dolore che io vado a Roma. Avendo io indole poco artistica (Si ride), sono persuaso che, in mezzo ai più splendidi monumenti di Roma antica e di Roma moderna, io rimpiangerò le severe e poco poetiche vie della mia terra natale».
Da Parigi fa discutere un’ipotesi di mediazione, suggerita dal principe Luigi Gerolamo Napoleone, genero di Re Vittorio Emanuele. Propone di «dare al Papa in tutta proprietà la città Leonina, sulla sponda destra del Tevere con rendite sufficienti, mentre la sponda su cui sorge la massima parte della città di Roma sarebbe restituita all’Italia». È in linea di massima l’assetto che formalizzerà il Concordato nel 1929, ma nei giorni risorgimentali l’ipotesi non è considerata accettabile da nessuno [Lupo, Sta].
•
Per tutta risposta Pio IX scomunica Cavour e gli autori o promotori “dell’attentato commesso contro la Santa Sede”
A Roma Pio IX oggi percorre a piedi il passeggio del Pincio in mezzo al pubblico (Comandini).
•
L’ambasciatore di Grammont a Roma è autorizzato telegraficamente da Parigi a trattare per l’acquisto da parte dell’imperatore Napoleone III dei beni farnesiani di Francesco II in Roma e provincia (Comandini).
•
Nella zecca pontificia a Roma si sta coniando la medaglia decretata da Francesco II per ricordo ai difensori di Gaeta. I conii sono stati incisi dagli artisti della zecca Bianchi e Zaccagnini (Comandini)
Centottanta anni fa
Giovedì 25 marzo 1841. I Whig tentano di annullare la nomina di John Chambers come governatore dell’Iowa a favore dell’amico di Webster, il militare nonché politicante James Wilson del New Hampshire; tuttavia quando Webster prova a prendere una tale decisione, il presidente Harrison gli chiede di leggere ad alta voce una sua nota appena scritta a mano «William Henry Harrison, Presidente degli Stati Uniti, vi dice, signori che, per Dio, John Chambers sarà il governatore dell’Iowa perché così ho deciso io!».
Centonovanta anni fa
Venerdì 25 marzo 1831. «Il generale Zucchi si dirige, con le truppe divise in due colonne, verso Rimini. Qui avendo avviato la maggior parte dei soldati a Fano e a Senigallia, si vede costretto a battere in ritirata, con appena millecinquecento soldati che compongono la sua retroguardia, un disuguale combattimento contro il generale Mengen che, alla testa di cinquemila uomini, avanguardia del corpo del generale Geppert, incalza gl’italiani».
Quattro giorni prima, il generale Frimont aveva occupato, senza incontrare ostacoli, Bologna e ne affidava il governo al Cardinale Opizzoni.
Duecento anni fa
Domenica 25 marzo 1821. In Grecia, inizia la guerra d’indipendenza dagli ottomanni che occupano il suolo da ormai quattro secoli. A dare il via al conflitto il vescovo di Patrasso Germanos che ha issato la bandiera greca sul monastero di Aghias Lavras, a Kalàvrita nel Peloponneso.