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12 Marzo 2021
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Dossier. Categorie “essenziali”, regione per regioneLa carica degli ordini : così ti salto la filaLo scandalo. Da Nord a Sud: tra avvocati, fisici, psicologi, giudici, dipendenti vari (vedi Patriciello), l’esercito dei “professionisti a rischio” (o quasi)di Dario De Luca, Natascia Ronchetti, Giacomo Salvini e Andrea Sparaciari
L'editoriale di Marco Travaglio
Fine della favolaDa qualche giorno leggiamo con raccapriccio le cronache delle indagini di varie Procure siciliane su alcune Ong specializzate nei “soccorsi” di migranti nel Mediterraneo. E notiamo con stupore il silenzio dei politici e dei commentatori di solito così prodighi di commenti, esternazioni, interviste, petizioni, appelli e contrappelli. Parlano solo Salvini e i giornali di destra, […]
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I Commenti
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La carica degli ordini : così ti salto la filaLa carica degli ordini : così ti salto la fila

Lo scandalo. Da Nord a Sud: tra avvocati, fisici, psicologi, giudici, dipendenti vari (vedi Patriciello), l’esercito dei “professionisti a rischio” (o quasi)

di Dario De Luca, Natascia Ronchetti, Giacomo Salvini e Andrea Sparaciari | 12 MARZO 2021

Oltre 900 anziani ammassati davanti al centro vaccinale dell’ospedale Niguarda di Milano. Tutti, ieri, con la prenotazione in mano. Peccato che le dosi disponibili fossero 600. È l’ennesimo errore commesso da Aria, la SpA di Regione Lombardia che gestisce il disastroso sistema di prenotazione dei vaccini. Persino il commissario Bertolaso è stato costretto a scusarsi. Anche perché mentre gli over 80 continuano ad aspettare il vaccino (sono in attesa in oltre 550mila), la Lombardia ha già vaccinato psicologi, veterinari (pure in pensione), biologi. Anche avvocati, seppure solo quelli che collaborano con i centri anti-violenza, e che di conseguenza entrano spesso in contatto con i pronto soccorso. Altre Regioni hanno imboccato strade diverse, nel decidere quali siano le categorie professionali che devono essere vaccinate perché svolgono servizi essenziali.Anzi: ognuna ha fatto a modo proprio. C’è chi ha detto sì ai magistrati, e chi li ha esclusi. Chi ha aperto agli avvocati, e chi no. Chi ha vaccinato i veterinari liberi professionisti.Un caos originato dalla circolare del ministero della Salute dell’8 febbraio scorso. Circolare che tra le categorie prioritarie ha indicato anche un generico “altri servizi essenziali”. Una voce depennata nella nuova circolare, due giorni fa, che ridefinisce le regole, sulla base delle classi di età, con la precedenza alle persone “estremamente fragili”. Nel frattempo, però, ogni Regione, si era già mossa con un buon margine di discrezionalità. Mentre praticamente tutti gli Ordini professionali davano l’assalto alla diligenza per accedere alle vaccinazioni.In Campania sia gli avvocati sia i giornalisti hanno chiesto al governatore Vincenzo De Luca l’accesso prioritario. Non l’hanno ottenuto. Le due categorie ce l’hanno fatta invece a convincere il governatore della Sicilia Nello Musumeci: e tra loro ci sono, oltre al vicepresidente della Regione Gaetano Armao e all’assessore alla Salute Ruggero Razza, numerosi politici tra deputati e parlamentari, da Renato Schifani a Valeria Sudano. In Calabria gli avvocati sono rimasti fuori dalla partita. In compenso qui sono rientrati tra le categorie prioritarie i dipendenti delle prefetture, insieme ai magistrati. Anche la Regione Piemonte, tra il personale dei servizi essenziali, ha indicato gli avvocati insieme ai giudici. Idem la Puglia, ma solo per le toghe e gli amministrativi dei distretti di Corte d’appello di Bari e di Lecce: da metà marzo, con il vaccino AstraZeneca. Il Lazio, invece, per ora ha detto no anche ai magistrati, mentre ha aperto a psicologi, farmacisti, biologi che esercitano la libera professione. Il caso più eclatante resta quello della Toscana, dove tra giudici, avvocati, impiegati degli uffici giudiziari, già in oltre 8mila sono stati “coperti”. Sui cinque parlamentari residenti in questa regione che sono anche avvocati uno solo si è però vaccinato: il senatore di Italia Viva Francesco Bonifaz. Altri invece hanno deciso di rinunciare per una questione di “opportunità”. Non si è vaccinato l’ex ministro della Giustizia del M5S Alfonso Bonafede, né la deputata renziana Maria Elena Boschi. Ma neanche il leghista Manfredi Potenti. Stessa scelta del deputato di Forza Italia Maurizio D’Ettore. “Non chiediamo un trattamento preferenziale” dice Antonino Galletti, presidente degli avvocati di Roma. “Ma la giustizia, così come la scuola, la sanità e la sicurezza, sono servizi che devono essere assicurati. Non siamo una lobby”.Quanto agli psicologi, è il loro presidente nazionale, David Lazzari, a ricordare che fu nel 2018 l’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin “a riconoscerci come professionisti sanitari a tutti gli effetti: quindi da inserire tra le categorie prioritarie”.Linea rigorista per la Liguria: ha “tirato” dentro i magistrati ma non gli avvocati, nonostante le pressioni di questi ultimi. L’Emilia-Romagna nel suo piano vaccinale, per la fase 1, ha inserito anche tra i liberi professionisti, oltre agli psicologi, i veterinari, i fisici e i chimici, gli assistenti sociali, salvo poi rimandare a successivi approfondimenti con il ministero della Salute la “categorizzazione dei servizi essenziali”. Mentre sempre avvocati e magistrati hanno, fino ad ora inutilmente, chiesto tempi certi in Umbria per la vaccinazione. Un bailamme nel quale si è inserito di tutto.In Piemonte Lega e Fratelli di Italia hanno chiesto via prioritaria anche per gli autotrasportatori, i tassisti e gli ambulanti dei mercati. In Liguria un consigliere regionale della lista Toti, Stefano Anzalone, ha scritto al direttore generale dell’ospedale San Martino chiedendogli di vaccinare il titolare e i dipendenti di un bar perché si trova nelle vicinanze della struttura sanitaria, dove fa spesso anche consegne. C’è poi il caso del Molise. Qui sono state fatte 31.924 somministrazioni, delle quali 12.579 a personale sanitario e sociosanitario. Peccato che gli operatori della sanità, pubblica e privata, siano non più di 6mila. Chi sono dunque gli altri 6mila vaccinati? Vale la pena ricordare che qui sono stati vaccinati tutti dipendenti delle aziende, compresi quelle della tv di Isernia, che fanno capo all’imprenditore della sanità Aldo Patriciello, eurodeputato di Forza Italia. Mentre i caregiver che si occupano dei ragazzi Down, a Campobasso, sono ancora in attesa di essere vaccinati, come denuncia Giovanna Grignoli, responsabile cittadina dell’associazione persone Down.A proposito di privilegi, dopo la richiesta di essere vaccinati da parte di 36 senatori guidati da Paola Binetti, anche i deputati iniziano a farsi avanti. Ieri mattina alla Camera Maria Teresa Baldini (Forza Italia) ha chiesto alla Presidenza di avviare le pratiche per la vaccinazione. “I parlamentari vengono da tutta Italia, il distanziamento non si verifica mai e molti colleghi si sono ammalati” ha spiegato Baldini. “Per questo vaccinare i parlamentari è una questione di sicurezza”. Una richiesta accolta da Enrico Borghi (Pd): “Il Parlamento è o non è un servizio pubblico essenziale? Si abbia il coraggio di affrontare questo aspetto perché non riguarda un malinteso senso di privilegio, ma riguarda il senso stesso della rappresentanza parlamentare”. La parola passa ora al Presidente della Camera Roberto Fico.

Consip, s’indaga sul giudice che non archiviò Renzi sr.Consip, s’indaga sul giudice che non archiviò Renzi sr.Il caso. Verdini a verbale: “Letta mi chiese di candidare Sturzo”, il gip che ha voluto nuove indagini sul padre di Matteo. Perugia ora ha aperto un fascicolo

di  | 12 MARZO 2021

Gli scacchisti la chiamano zugzwang. È quella situazione in cui, fatta una mossa, l’avversario può rispondere solo in un modo, e così via, in una sorta di catena che porta a un risultato predeterminato. A quanto pare lo zugzwang avviato da Denis Verdini il 26 ottobre 2020 nella Procura di Roma un risultato l’ha prodotto: è stato sentito dalla Procura di Perugia dove è stato aperto un fascicolo che riguarda Luigi Sturzo, il gip del caso Consip che in passato ha “bacchettato” i titolari del fascicolo – il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi – rigettando la loro richiesta di archiviazione nel filone che coinvolge Tiziano Renzi (indagato inizialmente per traffico di influenze illecite, ndr) e lo stesso Verdini, e delegando nuove indagini. La Procura guidata da Raffaele Cantone dovrà ora verificare se per Sturzo si profili l’ipotesi dell’abuso d’ufficio per non essersi astenuto per le vicende che riguardano proprio Verdini. Con lui è stato sentito – anch’egli come persona informata sui fatti – anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

L’indagine perugina riguarda quindi il gip che ha dato una sterzata al caso Consip, invitando i pm romani ad approfondire l’inchiesta anche sulla figura di Tiziano Renzi, ed è obiettivamente una bomba a ridosso dell’udienza preliminare prevista per il prossimo 26 aprile. Vediamo ora cosa ha dichiarato Verdini il 26 ottobre 2020 davanti al pm Mario Palazzi, in un verbale d’interrogatorio reso nell’ambito dell’inchiesta Consip dove, lo ricordiamo, è indagato per concussione e turbativa d’asta: “Mi sembra necessario rappresentare un episodio di cui sono a conoscenza: nell’ottobre 2012 si dovevano presentare le liste per elezioni regionali in Sicilia e vi erano interlocuzioni nell’ambito del centrodestra in cui militavo per individuare una candidatura unitaria alla Presidenza (risultato che in realtà non venne raggiunto perché il centrodestra si presentò infine con due candidati e venne sconfitto dal centrosinistra). Nei mesi precedenti, allorquando eravamo impegnati nella formazione delle liste e nella possibile individuazione di tale candidato unitario, venni contattato dall’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che propose la candidatura del magistrato Gaspare Sturzo alla Presidenza della Regione Siciliana. Avemmo anche numerosi altri incontri con i rappresentanti delle varie forze politiche del centrodestra e io ebbi modo sempre di esprimere, con la schiettezza che mi è propria, ma per valutazioni politiche e non personali, la mia netta contrarietà alla candidatura del dott. Sturzo”. E ancora: “Non ricordo di aver parlato direttamente con lui, non lo escludo, ma era noto a tutti i miei interlocutori politici questa mia netta contrarietà”. In sostanza Verdini, con le sue parole, crea un collegamento tra il suo mancato appoggio alla candidatura Sturzo (lontana ormai ben 8 anni) e la decisione del gip che ha sollecitato indagini su di lui. Ed è da questo verbale che nasce il fascicolo a Perugia – procura competente a indagare sui magistrati romani – dove sono state sentite come persone informate sui fatti sia Verdini sia Letta. Sturzo avrebbe dovuto astenersi come previsto dall’articolo 39 del codice di procedura penale? Le fattispecie previste dalla norma sono tassative e una soltanto sembra avere un nesso con le dichiarazioni di Verdini: “Se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto e una delle parti private”. Soltanto nel caso in cui Sturzo – la vicenda risale a 8 anni prima della sua decisioni da gip – abbia nutrito una grave inimicizia nei riguardi di Verdini, insomma, avrebbe avuto l’obbligo di astenersi. E sarà questo che dovrà valutare la Procura guidata da Raffaele Cantone.

La storia è pubblica ed è nota: nel 2012 la Sicilia si avvia a eleggere il nuovo consiglio regionale. Sturzo – pronipote di don Luigi Sturzo – vanta una carriera da pm a Palermo fino al 2001. Dal 2004 si sposta alla Presidenza del Consiglio (con Berlusconi e Letta) in qualità di consigliere giuridico. Nel 2012 crea la lista civica “Italiani Liberi e Forti” con la quale si candida a presidente ottenendo lo 0,9 per cento. La destra si divide presentando due candidati – Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci – e la presidenza va a Rosario Crocetta e quindi al centrosinistra. Il Fatto, quando per la prima volta ha pubblicato il verbale in questione, ha contattato fonti vicine a Sturzo che hanno negano con forza la ricostruzione di Verdini specificando che il gip non l’ha mai incontrato, tanto meno per parlare con lui di candidature. L’unico fatto certo di quei giorni – non abbiamo trovato dichiarazioni pubbliche di Verdini, né di Letta, né a favore, né contro – sono le dichiarazioni rilasciate da Miccichè il 30 giugno 2012 a Libero su Sturzo: “La gente in Sicilia vuole vedere chi è bravo e affidabile, non come si chiama”.

I magistrati devono fare solamente i magistrati

Nei giorni scorsi, tre episodi hanno interessato il Csm e l’Anm; i primi due casi hanno visto il Csm autorizzare il “fuori ruolo” di due esponenti correntizi di rilevo: Luca Forteleoni di Magistratura indipendente ed Elisabetta Cesqui di Magistratura democratica. Il primo, dopo una infuocata votazione (10 c. 9), addirittura secretata (!), ha ottenuto il nullaosta per assumere il prestigioso incarico di componente dell’Autorità anticorruzione; la seconda, sempre a seguito di una sofferta votazione (12 c. 7 e 3 ast.) quello per assumere l’incarico di Capo gabinetto del neo ministro del lavoro Orlando (vicesegretario del Pd).Il Forteleoni è stato, per anni, pm in Sardegna ed ebbe un momento di notorietà quando nel 2014 fu eletto al Csm nelle liste di MI con ben 1.500 voti e venne “sponsorizzato” dal leader della corrente, l’allora sottosegretario Cosimo Ferri, che inviò ai colleghi migliaia di sms per sostenere l’elezione del candidato.La Cesqui, esponente storica di Md, è una veterana dei fuori ruolo essendo stata dal giugno 1998 al giugno 2001 Vice capo gabinetto del ministro di Giustizia (prima di Diliberto: Pdci e, poi, di Fassino: Ds) e, dall’ottobre 2014 al giugno 2018, quale capo gabinetto del ministro di Giustizia (Orlando: Pd) e Capo dell’ispettorato generale (a parte i quattro anni di carica elettiva al Csm: 2006-2010).La delibera – ritenuta dagli oppositori adottata in netta violazione delle norme e, in particolare, della circolare del Csm del fuori ruolo – ha ottenuto il voto anche del suo capo gerarchico alla Procura generale della Cassazione, Salvi (altra storica toga di Md), nonostante la carenza di organico presso detto ufficio. Particolare significativo è che la delibera è stata adottata anche perché trattasi di “incarico di vertice dell’amministrazione particolarmente significativo dell’attuale contingenza socio-economica, in ragione del rilievo delle politiche pubbliche che il ministero del Lavoro è chiamato a realizzare” (!!).

Con tali provvedimenti, il Csm – nonostante l’impegno profuso da Nino Di Matteo e da qualche altro componente – dimostra di non voler recidere il perverso cordone ombelicale che lega i componenti togati alle correnti dell’Anm e di non essere fautore di una rigida linea che di fatto elimini ovvero riduca drasticamente i fuori ruolo.

Forse, al Consiglio Superiore non è chiaro che i magistrati devono fare esclusivamente i magistrati: esercitare l’attività giurisdizionale senza la necessità – (se non in casi del tutto eccezionali: ad esempio esperti presso le Commissioni parlamentari di inchiesta) – di dover occupare importanti poltrone dei ministeri o delle varie Authority.

Del resto, è da evitare proprio il fuori ruolo per l’incarico di capo gabinetto (di ministri, presidenti di Regione, ecc.), essendo inammissibile che un magistrato diventi persona di assoluta fiducia – comunque in posizione subalterna (e non è dignitoso) – di un politico del quale dovrà condividerne le scelte ed eseguirne le direttive. Peraltro, la chiamata nominativa da parte dell’autorità politica può far sorgere il sospetto – al di là del merito del magistrato – di una colleganza ideologica tra il chiamante e il chiamato.

Il terzo episodio riguarda un’altra toga storica di Md, Donatella Ferranti, attualmente in servizio presso la Cassazione, già potente segretaria generale del Csm e, poi, per dieci anni deputata del Pd (anche presidente della Commissione Giustizia alla Camera). La Ferranti si è dimessa dall’Anm per evitare di essere processata dai probiviri che hanno chiesto all’A.g. di Perugia le chat di Palamara, dalle quali risulta che la Ferranti ha reiteratamente e insistentemente “pressato” il Palamara (sia quando era al Csm che dopo) caldeggiando la nomina di un amico al prestigioso incarico di Avvocato generale della Cassazione (nomina, poi, avvenuta nel successivo Consiglio, senza nulla togliere al merito del candidato).

Ora, la strada intrapresa dai probiviri sembra essere quella giusta per liberare finalmente l’Associazione dalla presenza di esponenti di rilievo delle correnti (citati nelle chat) i quali probabilmente saranno invogliati a dimettersi per evitare di essere espulsi dall’Associazione per violazione dell’art. 10 del codice etico: “Il magistrato non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri. Il magistrato si astiene da ogni intervento… sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazione di sedi o conferimento di incarichi”.