LUNEDì 8 MARZO 2021

 

Ma mi faccia il piacere

di  | 8 MARZO 2021

Da Conte a Laocoonte. “Colao riscriverà il Recovery, ma aspetta deleghe e uffici” (Stampa, 25.2). “Il premier ha fretta, il Recovery Plan se lo riscrive da solo” (Repubblica, 1.3). “Franco riscrive il Recovery” (Stampa, 4.3). “Il governo si affida agli esperti McKinsey per il Recovery Plan” (Repubblica, 6.3). Ma quindi alla fine chi lo riscrive?

Un altro vulnus. “Giovannini: opere del recovery con i commissari” (Sole 24 ore, 3.3). “Giovannini: ‘La vera sfida del Recovery: completare le opere. Una task force per le verifiche’” (Messaggero, 7.3). Morto un tiranno se ne fa un altro.

Prosciolto a giudizio. “Corruzione: prosciolto Romeo, ma le agenzie scrivono il contrario” (Piero Sansonetti, Riformista edito da Romeo, 6.3). Infatti l’hanno rinviato a giudizio per associazione a delinquere, frode in pubbliche forniture e traffico di influenze illecite.

Condannato assolto. “Tognoli fu cacciato dalla politica con il rituale avviso di garanzia nel ‘92” (Paolo Guzzanti, Giornale, 6.3). “Un uomo onesto” (Messaggero, 6.3). “Indagato e poi condannato, Carlo Tognoli verrà assolto dalla Corte d’appello” (Corriere della sera, 6.3). No, verrà condannato definitivamente a 3 anni e 3 mesi per ricettazione delle tangenti di Mario Chiesa.

Vilipendio di cadavere/1. “Mio nonno sarebbe stato molto orgoglioso di un presidente del Consiglio come Draghi… E avrebbe voluto incontrare Greta Thunberg” (John Elkann, editore de La Stampa, intervistato da Massimo Giannini, direttore de La Stampa, sul centenario dalla nascita di Gianni Agnelli, già editore de La Stampa, 7.3). Povero Avvocato, nonostante tutto non meritava.

Vilipendio di cadavere/2. “Mio nonno farebbe subito il vaccino” (John Elkann, editore di Repubblica, intervistato da Repubblica, 7.3). Anche perchè avrebbe 100 anni. Comunque pure il mio.

Che schivo. “Anche a Roma serve un Draghi: sì a Vittorio Sgarbi sindaco” (Fabrizio Cicchitto, Il Tempo, 27.2). Li accomuna il riserbo.

Le vie di fatto/1. “Pd irreversibile proprio come l’euro” (Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, La Stampa, 7.3). Che cos’è, una minaccia?

Le vie di fatto/2. “Bonaccini? Una risorsa, ma non è il solo” (Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, Messaggero, 6.3). Vero: c’è pure Renzi.

Campa cavallo. “Serracchiani: io vicesegretaria? Prima le idee” (Corriere della sera, 4.3). Quindi c’è tempo.

Spuntature. “Pd, spunta l’idea di Fassino reggente” (La Stampa, 6.3). “Spunta Finocchiaro” (Repubblica, 6.3). “Bonaccini è il favorito, ma insieme a lui c’è Orlando. Spunta anche Roberta Pinotti” (Fanpage, 6.3). “Per la successione spunta Letta” (Repubblica, 7.3). Il seguito alla prossima spuntata.

Good news. “Il felice ritorno in primo piano dello Stato, simboleggiato dai ruoli assunti dal Capo della Polizia, da un Generale degli Alpini, da un Direttore generale di Bankitalia…” (Antonio Polito, Corriere della sera, 7.3). Per non parlare di McKinsey, Ernest&Young, Pricewaterhouse Coopers e Accenture: gli Stati.

Quante dosi, Figliuolo? “I miei consigli al generale Figliuolo: per battere il nemico faccia come Churchill”, “Carissimo generale Figliuolo, chi le scrive è una persone che ha grandissima fiducia nelle nostre Forze Armate e ripone grandi speranze nel suo operato… In bocca al lupo e massima fiducia nelle sue capacità, sperando che presto ‘i resti di quello che fu uno dei più potenti virus del mondo risalgano in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza’” (Roberto Burioni, Corriere della sera, 7.3). Bravo, ora riponi anche la lingua e va’ a ciapà i ratt.

Elementare, Mario. “Caro Draghi, Di Maio ha delle responsabilità per la morte di Attanasio”, “Di Maio, rispondi: perchè Attanasio è stato mandato allo sbaraglio?”, “Gli 007 lo avvisarono: Di Maio spieghi o lasci” (Paolo Guzzanti, Riformista, 24 e 26.2). Ha sparato lui: gliel’ha detto Scaramella in commissione Mitrokhin.

Slurp/1. “La parola è d’argento, il silenzio è Draghi” (Salvatore Merlo, Foglio, 5.3). E la lingua è di velluto.

Slurp/2. “Guardare Joe, Justin, Angela con la consueta ammirazione, ma senza invidia. È più bello essere l’Italia, oggi” (Luciano Nobili, deputato Iv, postando una foto di Draghi al G7, Twitter, 20.2). È il Nuovo Rinascimento.

Il titolo della settimana/1. “Patto Macron-Draghi per costruire il dopo Merkel” (Repubblica, 1.3). Mo’ scelgono pure il nuovo cancelliere tedesco.

Il titolo della settimana/2. “Cos’ha veramente detto Ratzinger al Corriere. C’è un Papa solo. Ma non è detto che sia Francesco” (Antonio Socci, Libero, 2.3). Vuoi vedere che è Pio IX?

Il titolo della settimana/3. “I partiti tornano centrali, grazie a Draghi” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 6.3). Uahahahah.

Il titolo della settimana/4. “Recovery, scoppia il caso della consulenza a McKinsey. ‘Ma a deciderà (decidere, ndr), sarà il Mes (il Mef, ndr)’” (La Stampa, 7.3). Comprendiamo il panico, ma qualcuno li avverta che il Mes è finito.

 Clamoroso

Negli ultimi tre o quattro anni i cinesi hanno prodotto più cemento di quello consumato dagli Stati Uniti in un secolo [Sabadin, La Stampa].

In prima pagina

• In Svizzera il referendum per vietare la copertura totale del viso in pubblico, criticato perché giudicato razzista e islamofobo, visto che di fatto serve a vietare il burqa, è passato con il 52 per cento dei voti

• In Iraq Papa Francesco prega tra le macerie della guerra a Mosul. Poi incontra il padre di Alan, bimbo simbolo dei naufragi

• Matteo Renzi intende querelare La Stampa e Tpi. I due giornali ieri hanno rivelato che il leader di Italia Viva si trova a Dubai, dove alloggerebbe in un hotel da 1500 euro a notte

[in Terza Pagina l’articolo della Stampa incriminato]

• Zingaretti è andato ospite da Barbara D’Urso

• I morti ieri sono stati 207, dall’inizio della pandemia il conteggio ufficiale ne ha registrati 99.785. Il tasso di positività sale al 7,6%, +34 terapie intensive, +443 i ricoveri. Le persone vaccinate con due dosi sono 1.649.883 (2,77% della popolazione)

• Da oggi in Italia sono sei milioni di studenti seguiranno le lezioni a distanza

• Il ministro della Salute Speranza ha annunciato che «ci sono nuove evidenze» tali per cui il vaccino di AstraZeneca sarà somministrato anche a chi ha più di 65 anni

• Da oggi il Regno Unito riapre le scuole. Ieri Israele ha riaperto bar e ristoranti

• Dall’Etna una colonna di fumo alta dieci chilometri e colata di lava: interi comuni coperti di cenere e lapilli

• È morto il miliardario Olivier Dassault, s’è schiantato su un elicottero in Normandia

• Roberto Sanna è morto come aveva deciso: suicidio assistito in una clinica in Svizzera

• Mentre in Italia era notte è andata in onda l’annunciatissima intervista che Harry e Meghan hanno concesso a Oprah Winfrey. Questa mattina, a colazione, la regina sarà messa al corrente dei contenuti

• In Iran liberata dopo cinque anni l’operatrice umanitaria Nazanin Zaghari-Ratcliffe. Era accusata di spionaggio

• In attesa di Inter-Atalanta di stasera, il Milan ha battuto il Verona e s’è avvicinato a tre punti dalla vetta. Alla Roma basta il gol di Mancini per superare il Genoa, il Crotone di Cosmi batte 4-2 il Torino, pareggio con sei reti tra Fiorentina e Parma e con quattro reti tra Sampdoria e Cagliari

• Marta Bassino ha vinto la Coppa del Mondo di slalom gigante

• Tamberi conquista l’argento agli Europei indoor di atletica: salta a 2,35 ma non basta per confermare l’oro di due anni fa

Titoli

Corriere della Sera: Spinta per vaccinare tutti

la Repubblica: Un lockdown per ripartire

La Stampa: Retromarcia sul cashback / Tre miliardi in più ai poveri

Il Sole 24 Ore: Speranza di vita ed effetto Covid: persi 1,4 anni, 5 a Cremona

Il Messaggero: «Ora misure per assumere»

Il Giornale: I verbali di Lamorgese che inchiodano le ong

Leggo: «Tutti vaccinati entro l’estate»

Qn: Boom di ricoveri, ma il picco è vicino

Il Fatto: Scuola, a casa 9 ragazzi su 10 / E “Lombardia da lockdown”

Libero: Lasciate che i privati comprino i vaccini

La Verità: Processo a Salvini già finito / Lamorgese testimonia a favore

Il Mattino: Speranza: sprint sui vaccini / Ma mancano gli infermieri

il Quotidiano del Sud: Cari ministri, forza e coraggio

Domani: Meno mimose / più quote rosa

Parigi, donne in piazza per chiedere più diritti

8 marzo, ora il governo faccia la sua parte

Se non si agisce ora con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, quando?

DI LINDA LAURA SABBADINI

Donne. Protagoniste globali del presente, artefici del futuro. Hanno dato e danno tanto. Ma, purtroppo, nel nostro Paese, il procedere “naturale” delle cose le priva di opportunità.

Otto marzo, no proclami. Impegni. È un dovere morale e costituzionale di chi governa. Nel mondo protagoniste di battaglie di libertà, di difesa della terra. Leader in posti chiave del potere, combattenti contro l’epidemia in sanità e nella ricerca, normali tessitrici di coesione sociale.

Quanta energia creativa femminile, quanta forza sprigionata per la libertà, negli ultimi due anni. Affascinante la dolce ventiduenne sudanese vestita di bianco, come una regina nubiana, che incitava alla rivolta contro il dittatore Omar Al Bashir. Declamando versi di un poema rivoluzionario.

Commoventi, le donne bielorusse, vestite di bianco anche loro, che sfilavano per le strade di Minsk contro il dittatore Lukashenko, insieme con la loro leader Svetlana Tikhanovskaya, 38 anni. Tante e combattive le donne polacche e argentine che lottavano per sconfiggere la piaga dell’aborto clandestino e per i diritti delle donne. Emozionanti e giovanissime Greta Thunberg in Svezia, Ridhima Pandey in India, Alexandria Villaseñor negli Stati Uniti, e tante, tante altre, alla testa di un movimento globale di giovanissimi che ha invaso il mondo in difesa del pianeta e del loro futuro.

Esempi potenti, visibili, ineccepibili, simbolici. Tutti parte di una grande energia femminile sprigionata per la libertà e il benessere di tutti. Anche al potere. Banca europea, governo finlandese e neozelandese, Commissione europea, vicepresidenza e ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Tutti guidati da donne.

Neanche la pandemia ha fermato la forza delle donne. Al contrario. Le donne sono state un vero pilastro nella battaglia contro il Covid. Maggioranza del personale sanitario. In prima linea nella ricerca sul virus. Più presenti nei lavori esposti al rischio di contagio. Si reinventano come insegnanti, e come madri e figlie nella cura dei propri cari, accrescendo il loro ruolo di tessitrici di relazioni, di curatrici dell’anima. Smart working. Grande protagonismo femminile nella normalità di dare più del massimo nella straordinarietà, anche nel nostro Paese.

Ora la parola è a voi che governate. In Italia il 70% della grave caduta di occupazione è femminile. Il part time non voluto è il doppio dell’Europa. La precarietà è più diffusa che tra gli uomini. Solo il 12% dei bimbi va a un nido pubblico. Se non si agisce ora con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, quando?

Bisogna mettere mano al sovraccarico di lavoro di cura sulle spalle delle donne. Bisogna redistribuirlo nella società tramite i servizi e nella coppia con politiche che favoriscano il coinvolgimento dei padri. Trasformare gran parte del lavoro familiare non retribuito in lavoro retribuito.

Intervento massiccio sui servizi educativi per l’infanzia (60% di bimbi ai nidi), grosso investimento nel welfare di prossimità per anziani e disabili con domiciliarizzazione della cura, raggiungimento dei limiti fissati dalla Convenzione di Istanbul per le case rifugio e i centri antiviolenza. Piano straordinario per l’imprenditoria femminile, non briciole come nel piano precedente. Abbattimento delle barriere all’ingresso delle donne nei settori a predominanza maschile. Non sprechiamo danaro in misure frammentate o di cui non è certo l’impatto sull’occupazione femminile. E poi puntiamo decisamente sul potere alle donne nelle aziende, nelle amministrazioni pubbliche, in tutto il Paese. Il governo può farlo! Imponiamo come donne uno stile di leadership nuovo che trasformi il modo di gestire il potere.

Oggi il rover cattura immagini di Marte anche grazie al lavoro di donne. Facciamo in modo che quando i nostri nipoti guarderanno quelle su Nettuno, e oltre, la differenza di genere, i privilegi di genere, siano ricordati come una imperfezione della storia umana, ai suoi albori.

 

Sanremo

di Aldo Grasso

Corriere della Sera

Perché Sanremo si è trasformato in X Factor? Non per caso ha vinto la band lanciata dal talent di Sky. Una trasformazione per conquistare il pubblico più giovane? Per avere più sintonia con le radio? Perché il buon Amadeus non aveva altro da scegliere? Perché le canzoni le hanno suggerite le case discografiche o cosa resta di loro? Se sì, non lamentiamoci degli ascolti.

Beati i tempi in cui, senza pudore, si poteva dire che «Sanremo è lo specchio del Paese» (non era vero, ma la metafora funzionava, specie nella versione baudesca e tautologica: «Sanremo è Sanremo»). Il voto finale è il risultato un po’ cervellotico di una sommatoria che comprende giuria demoscopica, televoto, orchestra, sala stampa. Come se nessuno volesse assumersi una responsabilità diretta.

Capisco molto bene perché Amazon Prime e Netflix abbiano investito in spot pubblicitari nel corso della kermesse: vogliono conquistare pubblico della tv generalista e avviarlo alle delizie dello streaming (dall’orario del treno a «lo schermo è mio e lo gestisco io»). Non capisco perché, ogni anno, Sanremo faccia pubblicità gratis a Mediaset. Ieri Maria De Filippi, oggi Barbara Palombelli (il monologo più autoreferenziale della storia della tv; mancava solo l’accenno a Radio Rai ai tempi dell’Università). Loro non c’entrano, ovvio, ma c’entra forse lo zampino di Lucio Presta? Non ho capito la presenza di Achille Lauro, ma mi adeguo: le sue non erano esibizioni canore ma «quadri», qualunque cosa voglia dire.

Come dice Pippo Franco nel finale di Gole ruggenti di Pier Francesco Pingitore (un film su Sanremo del 1992), «Il Festival è come il fumatore di spinello. Tira sempre». Quest’anno non ha tirato come avrebbe dovuto. Di chiaro c’è solo che senza Fiorello questa edizione sarebbe stata un disastro, che il Paese si sarebbe depresso più di quanto già non lo sia.

Aldo Grasso

C’era una volta

Dieci anni fa

Mercoledì 9 marzo 2011. Caso Yara. Le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio registrano finalmente la prima svolta: la ragazzina è stata colpita con due armi diverse. A provocare le lesioni sono state una lama e un altro corpo contundente, non ancora individuato. «È ripartito il giro degli interrogatori a tappeto da parte degli investigatori che indagano sul rapimento e l’assassinio di Yara Gambirasio. Di una quarantina di loro sarebbe già disponibile il Dna, prelevato duranti quegli incontri in modo coattivo, cioè a loro insaputa tramite bicchieri, tazze di caffè o sigarette. Non potranno avere valore legale ma potranno servire a indirizzare le indagini una volta arrivata la relazione del medico legale che ha condotto l’autopsia» [SkyTg24].

In Libia, mentre la comunità internazionale continua a discutere sull’opportunità e sulle modalità di intervento, continuano gli scontri tra le forze leali a Gheddafi e i suoi oppositori. Le forze governative rafforzano le loro posizioni militari nelle cittadine occidentali e combattono per riconquistare le città che si erano liberate [IlPost].

In Egitto le attiviste della primavera araba vengono sottoposte dai militari ai “test della verginità” [Accorsi, Europa].

Venti anni fa

Venerdì 9 marzo 2001. Ieri il presidente della Repubblica Ciampi ha sciolto le Camere. Si andrà alle elezioni.

Venticinque anni fa

Sabato 9 marzo 1996. Giovanni Parisi conquista il titolo mondiale dei welter junior (Wbo).

«Il Palalido di Milano aveva fatto il pienone con circa quattromila spettatori. Tra il pubblico c’era un incredibile numero di ex campioni del mondo. C’erano pure Sandro Mazzinghi e Nino Benvenuti, che a sorpresa si erano applauditi. C’era la Milano bene in una sorta di Gran Gala pugilistico ripreso da Tele+2, ottima televisione visibile solo agli abbonati. Il match clou era rappresentato dal Titolo Mondiale WBO dei superleggeri Giovanni Parisi e il portoricano Ramon Fuentes. […] Dopo un inizio prudente, pian piano il nostro pugile cominciò a sciogliersi. La potenza di Parisi non era cosa da trascurare e alcuni suoi montanti lasciavano il segno. Fuentes comunque incassava senza batter ciglio vere e proprie mazzate fino al momento del crollo all’ottavo round, quando l’arbitro decise di fermare il match viste le difficoltà del portoricano che non vedeva più i colpi, ma soprattutto si era piegato in due per un sinistro al fegato che gli aveva mozzato il fiato. Le sorti erano fino a quel momento, guardando i cartellini, favorevoli di poco a Fuentes. Logicamente la conclusione fu festeggiata da un pubblico in delirio, che quella sera aveva “ritrovato” la boxe dopo un periodo non brillante. Giovanni Parisi, come Nino Benvenuti, con questo successo aveva conquistato il secondo titolo mondiale in due categorie diverse. Non si badò a spese per la serata milanese che vide altri grandi protagonisti come Vincenzo Nardiello, Mauro Galvano, Sandro Casamonica, Alessandro Duran e Francesco Pernice» [Bruno, boxering].

Trenta anni fa

Sabato 9 marzo 1991. «Il presidente del Consiglio Andreotti pone agli alleati di governo tre questioni: la disoccupazione giovanile; i poteri delle Regioni; il bicameralismo perfetto. “Non possiamo continuare con due Camere che fanno le stesse cose, in questo modo si perde troppo tempo” questo il suo ragionamento. Il segretario del Psi Craxi ricorda di aver posto per primo la questione, ai tempi del suo ingresso a Palazzo Chigi. Era il 1983» [Cazzullo, CdS].

Sessanta anni fa

Giovedì 9 marzo 1961. Dall’aeroporto di Londra è partito ieri Sir Winston Churchill, per raggiungere a Gibilterra il panfilo Christina del suo amico Onassis, con cui compirà una crociera nelle Indie Occidentali.

I russi inviano nello spazio, a bordo dello Sputnik 4, la cagnetta Chemushka, alcuni topolini, rane e per la prima volta anche un porcellino d’india.

Settanta anni fa

Venerdì 9 marzo 1951. «Siccome mi sei simpatico (io amo molto le persone un po’ malinconiche e piene di fermenti, che mettono lune e sognano miliardi), credo che ti aiuterei, a parole e, potendo, coi fatti, a far cose straordinarie. Tu hai poca fiducia nell’esplosione che ti porti dentro. E in fondo, siccome sei poeta, sei un timido» [Lettera di Neri Pozza a Dino Buzzati].

Centodieci anni fa

Giovedì 9 marzo 1911. A Vicenza i funerali di Fogazzaro: «La breve e semplice deposizione della salma di Fogazzaro nel feretro ha avuto questa mattina una singolare potenza di commozione. C’erano sette amici tra i più fidi, che gli sono stati vicini negli ultimi giorni della malattia e che gli restano vicini sino all’ultimo. Durante la notte essi avevano ancora vegliato la salma, come la triste notte passata, cedendosi a vicenda l’onore di fare la guardia al maestro. Alle 5 venne portata la cassa, una lunga e lucida cassa in noce foderata di zinco e di pino ed imbottita di raso celeste. Sul coperchio una gran croce lucente in ottone. Piero Giacosa, che di Fogazzaro era l’amico fraterno, sollevò coll’aiuto dei compagni il corpo del morto. Intorno al cataletto erano per quella pietosa funzione, il conte Camillo Franco, il duca Gallarati Scotti, Carugali, Filippo Sacchi, Giovanni Malvezzi, Zanotti Bianco. La salma fu sollevata con religione, come una sacra reliquia; e sull’abito nero venne avvolto un sudario. Solo il capo ne rimase scoperto e in quel candore il volto appare adesso meno scarno, meno diverso dal viso del poeta, che il ricordo ha foggiato per sempre nella nostra mente.

A nome delle sue due figliuole, la signora Giacosa ha posato nel feretro un piccolo mazzo di viole. Mezz’ora dopo arrivarono all’ospedale le figliuole del Fogazzaro. La signora Rita che è sempre in casa del marchese Roi, non aveva potuto muoversi. L’automobile si fermò dinanzi alla camera ardente nel quieto cortile deserto, e ne scese subito la signorina Maria. Essa è abbattuta dal dolore. Sul suo viso c’è come il solco lucido delle lagrime piante in tutti questi giorni ed ella si avvia verso la sala dove sa che giace il corpo del padre» [CdS].

Antonio Fogazzaro, nato a Vicenza nel 1842 «da Teresa Barrera e da Mariano, che esercitò su di lui un’influenza notevole e persistente, com’è documentato da alcuni personaggi dei suoi romanzi ispirati alla figura paterna, primo fra tutti il Franco Maironi di Piccolo mondo antico» [Treccani]. Avvocato e procuratore per volere del padre, lasciò la professione forense per la letteratura. Scrittore cattolico tardoromantico. Indagò con toni sensuali e misticheggianti i drammi intimi di anime elette. Fra i suoi romanzi anche Piccolo mondo moderno e Malombra. «Nel settembre del 1881, a pochi mesi dall’uscita di Malombra, Antonio Fogazzaro ricevette questa lettera, ferma e cortese: “Signor Fogazzaro, finisco di leggere Malombra e sento il bisogno di esprimerle l’espressione vivace che mi ha prodotto il suo libro, l’ammirazione alta e grande che sento per l’opera e per l’autore. Malombra parmi una delle più alte e delle più artistiche concezioni romantiche che sieno comparse ai nostri giorni in Italia e fra tanti giudizi contradditori che avrà visto del suo libro le farà piacere il sentir dire l’impressione che esso ha suscitato in uno che segue un indirizzo artistico diverso dal suo. Giovanni Verga”» [Rep]. «“Gli italiani sorridono quando io parlo del mio caro Fogazzaro”, scriveva François Mauriac nel 1955 in uno dei suoi Bloc-Notes, per dire di un piacere di lettura: “Quel gout j’avais”! Critici e scrittori italiani del Novecento non hanno amato Fogazzaro. “Fu un gentiluomo, dilettante di problemi religiosi, dilettante di casistica erotica, e anche dilettante scrittore”, scrisse Mario Fubini. E la critica marxista ha visto in quei romanzi la rappresentazione irritante d’“una vita sociale” come “una quieta e beata arcadia, dove tutto va per il verso giusto”, che è poi naturalmente “il verso gradito a chi sta in alto”. Eppure Mauriac, fra tanto scetticismo, si consolava nel pensiero che il “suo” Fogazzaro non fosse dimenticato dal pubblico. Ne hanno fatto fede le ristampe continue dei romanzi, ne hanno testimoniato (prima ancora degli sceneggiati televisivi), le riduzioni per il cinema di Malombra e di Piccolo mondo antico di Soldati. A dispetto dei critici, insomma, il successo dello scrittore vicentino ha avuto una buona continuità nel tempo» [De Rienzo, CdS]. Ultimo libro, Leila. Scriveva il critico Giuseppe Antonio Borgese che «i personaggi di Leila partecipano vivamente alla vita dello spirito. Vi sono i rappresentanti dell’estrema destra, l’arciprete don Tita, il canonico don Emanuele, le bizzochere che fan loro bordone, gente di costumi immacolati, ma di cuor gretto e di mente chiusa, cristiani osservantissimi secondo la lettera, ma ignari di ciò che sia veramente la fede e la carità, sepolcri imbiancati. La gente di mal costume, il losco sior Momi, padre di Leila, la madre galante, i furbi e gl’imbroglioni fan lega con costoro: sante alleanze» [Sta]. «Nel 1866 sposò, nonostante le riserve del padre (che proprio quell’anno fu eletto deputato nel collegio di Marostica, mandato che mantenne fino al 1873), la contessa Margherita di Valmarana […]. Nel 1870 iniziò a tenere per i successivi dodici anni, insieme con la moglie, un diario, nel quale i due coniugi registravano gli elementi significativi della loro vita familiare e soprattutto del rapporto con i figli (è del 1869 Teresa, del 1875 Mariano e del 1881 Maria)» [Treccani]. «Fu nominato senatore del Regno d’Italia nel 1896. Dal 1901 al 1911 fu più volte tra i candidati al Premio Nobel per la letteratura, che tuttavia non vinse. Aderì al Modernismo teologico» [Wikipedia].

Centoquaranta anni fa

Mercoledì 9 marzo 1881. Dopo il terremoto di Ischia, da tutte le parti d’Italia affluiscono soccorsi a Casamicciola. Il Comitato della Stampa di Napoli manda giornalmente mille chilogrammi di pane. La Camera approva il progetto di legge per lo stanziamento della somma di 100 mila lire per sussidi ai danneggiati (Comandini).

Centocinquanta anni fa

Giovedì 9 marzo 1871. A Bordeaux, il presidente dell’Assemblea Nazionale apre la seduta leggendo una lettera di Victor Hugo, il quale dice che diede ieri le sue dimissioni perché la Camera non ha voluto ascoltarlo. Louis Blanc esprime il suo profondo rincrescimento per queste dimissioni (Comandini).

A Genova continuano ad affluire garibaldini: oggi ne arrivano 200 con la ferrovia e altri 200 per via di mare (Comandini).

A Firenze Giuseppe Verdi si reca al Teatro alla Pergola, dove si rappresenta La Traviata ed è entusiasticamente acclamato (Comandini).

Centosessanta anni fa

Sabato 9 marzo 1861. «Il principe Napoleone scrive ad un amico liberale italiano (Cavour) a Torino: “Facendomi alla tribuna del Senato francese il propugnatore della causa d’Italia, sono stato inspirato dalla mia profonda simpatia pel vostro paese e da una sincera convinzione. Gli interessi della Francia e dell’Italia sono comuni, sono quelli della civilizzazione e della libertà. Desidero ardentemente che il trionfo della vostra causa sia prossimo, perché ho la certezza che esso stringerà fra il vostro paese ed il mio vincoli più intimi nell’avvenire. Gradite, etc.”» (Comandini).

I cannoni della cittadella di Messina cominciano un lento fuoco contro le opere di assedio piemontesi, dopo che il maresciallo Fergola ha scritto al gen. Cialdini che procurerà di non offendere la città (Comandini).

Centottanta anni fa

Martedì 9 marzo 1841. La Corte Suprema degli Stati Uniti sentenzia nel caso “Amistad”, liberando gli africani che presero il controllo della nave nella quale erano stati illegalmente ridotti in schiavitù.

«Parte dell’opinione pubblica statunitense non accettò il verdetto, e nacque un forte movimento di dissenso. Visto che il governo degli Stati Uniti si era rifiutato di coprire le spese per il ritorno in Africa dei Mendi sopravvissuti, gli abolizionisti pagarono di tasca loro affinché gli africani potessero essere ospitati nel Connecticut, dove avrebbero ricevuto lezioni di inglese e l’insegnamento della Bibbia. Altri filantropi raccolsero il denaro necessario per il loro rimpatrio. Un anno dopo, dunque, gli ormai ex schiavi poterono finalmente rivedere la costa africana […]. La Amistad fu una goletta costiera a due alberi battente bandiera spagnola, la quale operò nel XIX secolo. Divenne il simbolo dell’abolizione dello schiavismo in seguito a un ammutinamento messo in atto da schiavi africani nel luglio 1839» [ipercorsidellastoria.org]. Sulla vicenda il libro di Barbara Chase-Riboud e soprattutto il film del 1997 diretto da Steven Spielberg.

Nasce al Fiorio, su proposta di Cavour, la società del Whist: il suo ruolo di ritrovo per gli intellettuali cittadini è attestato da un cronista dell’epoca, Valere, che nel 1840 scrisse che lì si potevano trovare «giornali italiani, stranieri, politici, scientifici, letterari, le principali riviste e le diciassette gazzette che si stampavano a Torino».

«Inizialmente nato come ritrovo per giocare a whist e a scacchi, il circolo ben presto diventò il ritrovo della più alta aristocrazia torinese, dove poter conversare, giocare, leggere giornali e libri e infine anche pranzare. Esso, tuttavia, si distingueva dagli altri club fondati precedentemente a Torino per aver accettato tra gli iscritti non solo i membri dell’aristocrazia, ma anche alcuni professionisti, magistrati, banchieri e professori» [histouring.com].

La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano delibera «al signor architetto Pietro Pestagalli una remunerazione straordinaria di 1.800 lire per studi e disegni del Caseggiato in Camposanto».

Il Caseggiato è oggi noto come Palazzo dell’Orologio.

Centonovanta anni fa

Mercoledì 9 marzo 1831. Francesco IV, alla testa di un corpo estense e di numerose truppe austriache, fornite d’artiglieria, entra a Modena da Porta S. Agostino e ordina la riapertura del processo a Ciro Menotti. il Generale Zucchi riordina gli insorti ai quali si aggiungono le guardie nazionali e i membri del Governo provvisorio. Alla testa di ottocento uomini, lasciato il territorio modenese. si avvia verso Castelfranco, al confine bolognese.

Duecento anni fa

Venerdì 9 marzo 1821. Carlo Alberto fa chiamare Santorre di Santarosa e gli annuncia di aver fatto prendere misure di sicurezza per il re. Santarosa ne intuisce il voltafaccia, il principe ha ormai deciso di sabotare il moto e manda contrordini ad Alessandria, Fossano, Vercelli.

Trentamila napoletani e cinquantamila austriaci si danno battaglia tra i confini del Regno di Napoli nei pressi di Rieti e l’abitato di Antrodoco e le omonime gole, con le retrovie che arrivano fino all’Aquila. In serata lo scontro risulta vinto dagli austriaci. È la prima battaglia del Risorgimento.

«L’obiettivo delle truppe costituzionaliste del generale Guglielmo Pepe era quello della difesa del centro di Antrodoco e delle Gole ritenute da sempre le Porte del Regno di Napoli. Il generale austriaco von Frimont, già conte di Palota, vincitore, fu nominato principe di Antrodoco dal re di Napoli. L’esercito austriaco, a ricordo dell’evento, formò il 9° Reggimento Ussari “Furst Von Antrodoco” che operò in varie campagne d’armi soprattutto nel Nord Italia e in Croazia [Mess].