venerdì, 19 Aprile 2024
Home Attualità MEGLIO PEGGIO DEI GIORNALI DI OGGI

MEGLIO PEGGIO DEI GIORNALI DI OGGI

VENERDì 5 MARZO 2021

IN EDICOLA/CULTURA

Diamo i numeri Sanremo

Diamo i numeri Sanremo

Canzoni buone solo per il coprifuoco – Le nostre pagelle agli artisti

di  | 5 MARZO 2021

Cosa resterà, del Festival 2021? Un pugno di canzoni buone per il coprifuoco, la rottamazione dell’Ancien Régime, la fuga del pubblico agée. La sensazione che il palco dell’Ariston sia il solito triangolo delle Bermude per i concorrenti, persi fra problemi acustici e la distanza dall’orchestra. E la concreta possibilità che a vincere possa essere qualcuno che non rischia la stecca in diretta, confinato com’è in isolamento. Lo smart-Sanremo, dopo che la Rai ha messo su a forza ’sto carrozzone.

AIELLO – 3 Urla come la bisnonna sorda alle prese con le interurbane. La vanteria sulle 13 ore di sesso (e ibuprofene) suona allarmante: “Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco”. Non meritava l’amnistia.

ANNALISA – 6,5 Se la cava con maliziosa nonchalance. Frase cult: “Dieci bocche sul mio cocktail”. Poi uno non capisce perché le zone rosse.

ARISA – 6 D’Alessio l’ha scritta pensando alla Tatangelo, Arisa la esegue (bene) rimuginando sulle proprie sfighe: eppure ora è felice in amore. Cortocircuito. Certo che se l’ex ti dice “potevi fare di più”…

BUGO – 4,5 Si nascondeva da un anno dietro la tenda, minacciando di fare Cavallo Pazzo. Sparge semi beatlesiani, cita Ronaldo e Celentano. Canta con la testa dentro un secchio.

COLAPESCE-DI MARTINO – 8 Prendi il Battisti di Con un nastro rosa, legalo con Alan Sorrenti, aggiungi una pattinatrice dance e ne ricaverai Musica leggerissima. Una scatola del tempo, retroilluminata.

COMA_COSE – 6,5 Dopo percorsi più avventurosi, Fausto e Francesca hanno tirato il freno a mano in vista di Sanremo. Però all’Ariston sono riusciti a fare bolla e intimità, da bravi congiunti.

ERMAL META – 9 Per distacco, la cosa migliore del Festival. Ballata sospesa nell’aria. Un verso come “Tu mi allunghi la vita inconsapevolmente” vale l’inserimento nelle antologie degli amorosi sensi.

EXTRALISCIO-TOFFOLO – 7,5 La longa manus di Elisabetta Sgarbi per un’intuizione sovversiva: la balera contaminata dall’indie dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Danza (tarantinamente ridanciana) in tempo di pandemia.

FASMA – 7 L’anno scorso appariva terrorizzato come un rapito dai narcos. Ora s’è tranquillizzato, tra schegge rock e slanci TikTok. Ha scritto pure un Manifesto per la tutela dell’arte. È pronto per un Dpcm.

MICHIELIN-FEDEZ – 6 Chiamami per nome non vale i precedenti duetti tra Fra e Fe. Ma se la Ferragni partorisce entro domani, può essere la spinta per la vittoria.

FRANCESCO RENGA – 4,5 Non può campare di rendita. Si presenta come uno al quale abbiano fregato shampoo e rasoi. La canzone è un campioncino da profumeria.

FULMINACCI – 7,5 La vita oltre Fregene: nella cool “Santa Marinella” tubavano Rossellini e la Bergman. Fulminacci incolla la foto di De Gregori sulla patente. Ora sorpassi i miti, e viaggi spedito.

GAIA – 6 Ascoltarla è come guardare in controluce il negativo di una vecchia foto: speri di scoprirci dentro un’ombra di malinconia. Non si faccia levigare troppo, Gaia: denudi l’anima. In un attimo il techno-fado diventa cliché.

GHEMON – 5,5 Ciondola a Broadway sognando musical e orchestrazioni swing. Se i poliziotti gli fanno il palloncino gli sequestrano la voce.

GIO EVAN – 4 Sul biglietto da visita ha scritto: “poeta, scrittore” etc. È anche l’ex aedo di Salvini-Isoardi. La sbilenca sortita sull’Arnica (la pianta, non la pomata) non mette radici.

IRAMA – 7,5 Vertigine futur-pop ben confezionata. Per il combinato disposto “buona canzone-televoto empatico” può diventare il primo trionfatore di Sanremo da remoto. Il Dad-Festival è lui.

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – 7 Si candidano tra gli indipendenti, troveranno consensi tra i votanti delle radio. Tra istanze neocantautorali e elettroniche, il compromesso del pezzo regge.

LO STATO SOCIALE – 6 Hanno lasciato Lodo dentro uno scatolone, in attesa del corriere. Ma anche se il leader non canta se la cavano da paraculi. Rimpiangono i Clash e il punk, divertono, giocano a fare i ribelli senza più una causa. E forse non l’hanno mai avuta.

MADAME – 7,5 Dardust e i Pinguini l’hanno aiutata a cucire la veste per il gala: Madame resta artisticamente “fluida”, ma rischia di essere meno autentica di quando, goffa e con i segni del disagio adolescenziale, mostrava genio in Sciccherie e Anna. Solo due anni fa.

MALIKA AYANE – 5,5 Voce da quartieri alti, e un delizioso birignao: Malika è una di quelle che agli apericena ti fulmina con un “tu di cosa ti occupi” e poi si gira annoiata. Figa e sfuggente.

MANESKIN – 8,5 Hanno provato a inguaiarli con una risibile accusa di plagio. Che per chi fa rock è una medaglia, come sanno i Led Zeppelin. Botta incendiaria. Honni soit.

MAX GAZZÈ – 6 Dopo aver studiato il bugiardino del testo e auscultato il musicale borbottio la diagnosi è chiara: Max soffre di gazzeismo autoreferenziale coattivo. Esistono cure.

NOEMI – 8 S’è guadagnata le copertine con la sua metamorfosi. Ora sa pure scavare meglio dentro la voce: meno tecnica e nuove consapevolezze. Glicine sembra fragile, ma cresce. Un inno di rinascita.

ORIETTA BERTI – 7 Prendete una squinzia dei social e catapultatela a Sanremo tra 60 anni. La farebbero a pezzi. Invece Orietta canta ancora meglio di tante pronipoti. Lezione di vita.

RANDOM – 2,5 Amadeus: “Ho selezionato 26 brani, non potevo toglierne alcuno”. Eccoci costretti a far le due di notte per il buon vicinato defilippiano. Ciarpame da buttare nell’umido.

WILLIE PEYOTE – 8 I maligni sospettano che l’O tempora, o mores del rapper sia un’operetta morale acchiappalike costruita a tavolino. L’importante è che sia solida. E lo è.

Clamoroso

Vittorio Adorni, Bernard Hinault e Vincenzo Nibali sono tutti nati il 14 novembre [Ruzzo, Giornale].

In prima pagina

• Francesco oggi vola in Iraq. È la sua prima visita ufficiale dall’inizio della pandemia e il primo viaggio di un Papa nel paese. C’è grande preoccupazione

• Terremoto nel Pd, Zingaretti si dimette da segretario: «Mi vergogno che si parli solo di poltrone e primarie. Il bersaglio sono io»

• Davide Casaleggio lancia il manifesto Controvento: «No alle poltrone, è tempo di idee ribelli». Per i vertici del M5s «è un atto di guerra»

• Ieri a Sanremo la serata delle cover

• Oggi in Svizzera, tale Roberto Sanna, 34 anni, sardo di Pula, malato di Sla, si sottoporrà al suicidio assistito. Lo hanno accompagnato la madre, la fidanzata, il fratello e lo zio.

[tutta la storia nei Delitti e suicidi]

• Ieri i morti di Covid sono stati 339. Il tasso di positività sale al 6,7%, +322 terapie intensive. Le persone vaccinate con due dosi in Italia sono 1.535.081 (2,57% della popolazione)

 • L’Ema ha annunciato che ha iniziato l’iter per autorizzare il vaccino Sputnik

• D’intesa con la Commissione europea, il governo blocca l’esportazione in Australia del vaccino AstraZeneca.

• Come previsto, il governo ha rinviato in autunno le Regionali calabresi, le Comunali e le suppletive per la Camera a Siena

• Lamberto Giannini è il nuovo capo della Polizia

• Gli esami di maturità partiranno il 16 giugno: prevista solo la prova orale in presenza

• La Lombardia in arancione scuro fino al 14 marzo, c’è un focolaio anche alla Scala di Milano. Speranza vuole estendere AstraZeneca agli over 65, come ha deciso di fare ieri la Germania

• La povertà assoluta torna a crescere e tocca il record dal 2005. Lo dicono le stime dell’Istat per il 2020

• In Birmania è in atto una dura repressione. A Mandalay una folla immensa si è radunata ai funerali di Kyal Sin, la ragazza di 19 anni uccisa mercoledì dalla polizia

• Il Principe Filippo, 100 anni a giugno, è stato operato al cuore. L’intervento è andato bene

• Per la prima volta l’astronave Starship della SpaceX di Elon Musk ha completato un atterraggio (anche se è esplosa un quarto d’ora dopo)

• Ieri sera l’Inter ha battuto il Parma 1-2 e allunga sul Milan a +6

Titoli

Corriere della Sera: Zingaretti si dimette / Il Pd sotto choc

la Repubblica: Draghi ferma AstraZeneca / «No all’export di vaccini»

La Stampa: Zingaretti: «Mi vergogno del Pd»

Il Sole 24 Ore: AstraZeneca, da Italia e Ue stop all’export

Avvenire: Poveri a domicilio

Il Messaggero: Vaccini, stop alle esportazioni

Il Giornale: Draghi fa esplodere il Pd / Zingaretti si dimette: è caos

Qn: Draghi blocca l’export dei vaccini

Il Fatto: I giallorotti: Draghi spacca Pd e 5 Stelle

Libero: Soccorso Russo

La Verità: Distrutte 100.000 mascherine / Scoppia il bubbone delle dogane

Il Mattino: «La Campania è da zona rossa» ma l’Asl taglia gli stipendi al 118

il Quotidiano del Sud: Vaccini, il Mezzogiorno dà l’esempio

il manifesto: L’amaro del capo

Domani: Primo risultato del governo Draghi / Zingaretti si dimette e il Pd esplode

Delitti e suicidi

«La Sla ha bussato alla porta di Roberto meno di un anno fa e lui non l’ha riconosciuta. Cominciava a camminare male, ma solo i colleghi se n’erano accorti. “Cosa hai fatto? Che è successo?”, gli chiedevano alla Gds, una ditta che lavora per la raffineria di Sarroch, nel Cagliaritano. Quello che Roberto non riusciva ancora a vedere, lo hanno visto i medici. E sembrava una diagnosi accettabile, con cui si poteva convivere. L’estate scorsa Roberto Sanna, 34 anni di Pula, ha cresimato un ragazzo, usava una stampella, della malattia parlava in modo sereno. Don Marcello Loi, il parroco che ha officiato quel sacramento, al telefono ci dice che non gli sembrava spaventato o troppo preoccupato. Soprattutto, gli sembrava che stesse ancora bene. Ecco perché non si aspettava, mercoledì mattina presto, di ricevere la telefonata che lo avvisava della decisione presa dal giovane: andare in Svizzera per il suicidio assistito. Stava partendo. Il racconto dell’ultimo saluto degli amici per strada, mentre lasciava Pula diretto all’aeroporto di Cagliari, un ciao dal finestrino che era come una carezza per ciascuno di loro, lo ha fatto Marco Noce sull’Unione Sarda. Non c’erano telefonini, nessuno si è sognato di fare un video o un selfie. Paralizzati dallo sconcerto, hanno rispettato la decisione presa da Roberto quando ormai la malattia lo aveva costretto a letto, totalmente dipendente dagli altri, la prospettiva di restare in vita solo grazie al respiratore» [Elvira Serra, CdS].

Assieme a Roberto sono partiti per la Svizzera la mamma Martina, la fidanzata Gioia, il fratello Andrea e lo zio Aldo. L’operazione è fissata per oggi, venerdì 5 marzo. Dopo un colloquio con lo psicologo, gli verrà dato un farmaco che, lentamente, lo accompagnerà alla morte.

 

Le dimissioni di Zingaretti

Con un post su Facebook pubblicato alle 16.17 di ieri, Nicola Zingaretti ha annunciato le dimissioni dal ruolo di segretario del Partito democratico.

«Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.

Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere.

Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.

Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa di una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd.

Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili.

Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.

Ciao a tutte e tutti, a presto. Nicola»

«Non lo aveva detto a nessuno. Non aveva avvertito quelli che ormai considera gli avversari interni, cioè il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e l’ex presidente del partito Matteo Orfini. Ma c’è di più: Nicola Zingaretti non aveva anticipato le sue intenzioni di dimettersi nemmeno al vice segretario Andrea Orlando e all’alleato Dario Franceschini. Neanche loro, che pure hanno con il leader del Pd un rapporto molto stretto ne sapevano niente. Hanno appreso la notizia dai social e dalle agenzie di stampa. E si sono consultati tra di loro per capire il da farsi. La mossa del segretario ha spiazzato i massimi dirigenti del partito: avversari interni e alleati. E ora nel Pd ci si interroga su questa uscita: Zingaretti intende mollare davvero oppure il suo annuncio di dimissioni è un modo per stanare tutti, amici e nemici, e poi rilanciare?» [Meli, CdS].

«La parola passa dunque ai mille che si riuniranno il 13 e 14 marzo. Per Statuto, in caso di dimissioni, l’assemblea può eleggere un nuovo segretario oppure sciogliersi. Nel primo caso, se Zingaretti non tornerà sui suoi passi, il successore dovrà essere votato dai due terzi dei componenti. Numeri che ci sono, visto che due anni fa l’attuale leader vinse le primarie con il 66%» [Vitale, Rep].

«Dopo lo sgomento iniziale, dal partito si è levato un coro di inviti a ripensarci, non solo dalla maggioranza, anche se spicca il silenzio di Bonaccini e dei sindaci, da Nardella a Gori» [Jerkov, Mess].

«Franceschini ha twittato “tutti insieme per Zingaretti” ma molti nel Pd sospettano che si tratti di un “bacio di Giuda”» [Ajello, Mess].

Secondo i suoi fedelissimi, Zingaretti non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi: «Non sarebbe una cosa seria e Nicola è una persona seria».

Giuseppe Conte gli ha telefonato. Draghi, a quanto pare, no.

«Aridatece il Pci» [Jena, Sta].

Il Papa oggi vola in Iraq

Papa Francesco questa mattina alle 7:30 decollerà da Roma sul volo Alitalia AZ4000 e atterrerà a Baghdad quando da noi saranno le 12. Inizierà così la sua prima visita ufficiale dall’inizio della pandemia, una visita in un paese pieno di rischi, politicamente instabile, dove si sono registrati diversi attentati nelle ultime settimane e dove la pandemia sembra ancora fuori controllo. Per quattro giorni Francesco girerà l’Iraq da nord a sud, toccando città che erano state controllate dall’Isis. La visita si concluderà lunedì 8 marzo dopo 700 chilometri e decine di incontri. Sarà la prima visita di un Papa nella storia dell’Iraq.

[vedi anche la sezione Oggi]

«Il volo papale Alitalia AZ4000 Roma-Baghdad sarà il primo al mondo con a bordo tutti passeggeri vaccinati contro il Covid. Circa 130 persone — tra pontefice, seguito vaticano, una settantina di giornalisti, personale della compagnia aerea e addetti alla sicurezza — sono state immunizzate. Secondo il comunicato di Alitalia a salutare Bergoglio sottobordo ci sarà il commissario della compagnia Giuseppe Leogrande. L’equipaggio di undici persone, anche loro vaccinate contro il Covid-19, sarà composto da tre piloti (tutti con 15-19 mila ore di volo alle spalle) e otto assistenti di volo. Gli spostamenti interni al Paese – Najaf, Nassiriya, Erbil – saranno gestiti dal vettore locale Iraqi Airways» [Berberi, CdS].

Casaleggio va alla guerra

Con un post sul Blog delle Stelle, l’associazione Rousseau ha annunciato il Manifesto Controvento, un «codice etico di riferimento per la propria azione, ma anche un perimetro solido e ben definito di termini e condizioni di utilizzo dell’ecosistema Rousseau». La presentazione ufficiale sarà mercoledì prossimo, ma sembra la nascita del partito di Davide Casaleggio, in contrapposizione con il M5s. «Un atto di guerra», l’hanno definito a caldo dal Movimento, i cui vertici si dicono all’oscuro dell’iniziativa. Nel manifesto di Rousseau si legge: «Non è più tempo di accontentarsi. Non è più tempo di limitare l’immaginazione. Non è più tempo di tenere i sogni a terra. Non è più tempo di avere sogni moderati. È tempo di confronto, di idee ribelli, di sogni che non siano bollati di utopia da chi non ha capacità, voglia o coraggio di realizzarli. Per tornare a volare alto dobbiamo sfidare il vento del “si è sempre fatto così».

Lo Sputnik al vaglio dell’Ema

L’Ema, Agenzia europea del farmaco, ha annunciato di aver dato inizio alla valutazione dello Sputnik V. Per fare in fretta l’Agenzia seguirà il metodo della “rolling review”: analizzerà i dati sull’efficacia del siero man mano che vengono resi disponibili, senza aspettare la fine della sperimentazione.

Draghi blocca 250 mila dosi di vaccino dirette in Australia

L’Italia ha bloccato l’esportazione verso l’Australia di 250.070 fiale del vaccino AstraZeneca prodotte nello stabilimento Catalent di Anagni. «La mossa è stata resa possibile dal regolamento europeo entrato in vigore a fine gennaio che stringe le maglie sull’export dei vaccini prodotti in Europa verso Paesi terzi. Il regolamento riguarda solo gli accordi di acquisto anticipato siglati dalla Commissione Ue fino ad oggi con sei case farmaceutiche: Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca, Sanofi, Johnson & Johnson, CureVac. Le norme sono valide fino a fine mese, ma sono prorogabili, e danno un diritto di veto alla Commissione sull’export. Ma la procedura deve essere attivata dallo Stato membro. E così è andata. Il ministero degli Esteri guidato da Luigi Di Maio ha dato parere negativo sull’esportazione delle fiale verso l’Australia, e lo stesso hanno fatto il ministro della Salute Roberto Speranza e l’Agenzia delle Dogane guidata da Marcello Minenna. La ragioni del blocco sono due: la prima è la penuria di vaccini in Italia, nonostante la terza ondata sia ormai alle porte. La seconda è che in Australia la situazione non è invece così negativa» [Bassi e Melina, Mess].

Elezioni amministrative rinviate in autunno

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge ad hoc per rinviare elezioni regionali in Calabria, le Comunali (previste tra l’altro a Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino) e le suppletive per la Camera a Siena, che si terranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Le persone coinvolte sarebbero state 12 milioni: troppe, secondo il governo, per consentire di tenere comizi in sicurezza prima dell’estate.

La novità del decreto è che per quest’anno sarà ridotto di un terzo il numero di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature.

Giannini nuovo capo della Polizia

Lamberto Giannini è il nuovo capo della polizia. Il Consiglio dei ministri l’ha nominato oggi al posto di Franco Gabrielli, diventato nel frattempo sottosegretario con delega ai servizi. Una scelta nel segno della continuità: da dicembre era a capo della segreteria del dipartimento di pubblica sicurezza, di fatto il braccio destro di Gabrielli. Nato a Roma nel 1964, in polizia dal 1989, Giannini è un esperto di antiterrorismo, interno e internazionale. Ha lavorato alle questure di Torino e Roma, prestando servizio nella Digos e occupandosi tra le altre cose delle indagini sulle nuove Brigate Rosse di Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, responsabili degli omicidi Massimo D’Antona e Marco Biagi, delle indagini sulla morte della studentessa della Sapienza Marta Russo e sull’omicidio della giornalista Maria Grazia Cutuli in Afghanistan. Nel 2004 era stato nominato capo della Digos di Roma, incarico che ha mantenuto fino al 2013. Nel 2015 era diventato capo del Servizio antiterrorismo della polizia e nel 2017 presidente del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo.

Come sarà la maturità 2021

Gli esami di maturità 2021 per 470 mila studenti partiranno il 16 giugno alle 8.30. È quanto prevedono le ordinanze firmate dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Ci sarà una prova orale, in presenza, che partirà dalla discussione di un elaborato il cui argomento sarà assegnato dai consigli di classe entro il 30 aprile. Elaborato che dovrà essere consegnato dagli studenti non oltre il 31 maggio. «La durata indicativa del colloquio sarà di 60 minuti. Il credito scolastico sarà attribuito fino a un massimo di 60 punti, di cui fino a 18 per la classe terza, fino a 20 per la classe quarta e fino a 22 per la classe quinta. Con l’orale verranno assegnati fino a 40 punti. La valutazione finale sarà espressa in centesimi, sarà possibile ottenere la lode» [Bruno e Tucci, Sole].

Il coronavirus in Italia

Persone vaccinate (due dosi): 1.535.081 (2,57% della popolazione)

Prime dosi (totali): 3.374.842 (5,66% della popolazione)

Attualmente positivi: 446.439

Deceduti: 98.974 (+339)

Dimessi/Guariti: 2.453.706 (+13.488)

Ricoverati: 22.632 (+458)

di cui in Terapia Intensiva: 2.475 (+64)

Tamponi: 41.338.022 (+339.635)

Totale casi: 2.999.119 (+22.865, +0,77%)

[YoutTrend]

Il tasso di positività, che mercoledì era al 5,8%, ieri è salito al 6,7.

«Preannunciata dagli epidemiologi, temuta da governo, governatori e, soprattutto, operatori economici, la terza ondata è oramai tra noi» [Russo, Sta].

La Lombardia ha registrato 5.174 nuovi contagiati. Era dal 27 novembre che non superava la soglia dei cinquemila casi in un giorno.

Da ieri tutta la Lombardia è passata in zona arancione scuro o rinforzato e ci rimarrà almeno fino al 14 marzo. Lo prevede un’ordinanza dal presidente della Regione Attilio Fontana. Da oggi chiudono tutte le scuole ad eccezione degli asili nido, sarà obbligatorio lo smart working nei casi in cui è possibile, e non si potrà andare nelle seconde case; sui mezzi pubblici saranno obbligatorie le mascherine chirurgiche o analoghe (e quindi non quelle in stoffa).

Alla Scala di Milano una cinquantina di persone, tra cui 35 ballerini e tre membri della direzione del Ballo, sono risultate positive al tampone. Le attività del teatro sono state sospese per due settimane, con una sola eccezione: lo Stabat Mater di Rossini, che doveva essere trasmesso in streaming su Raiplay oggi alle 18, andrà in onda lo stesso, visto che professori d’orchestra e membri del coro sono tutti negativi.

«In questi momenti, la musica sacra sembra assai appropriata» [Sta].

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto agli scienziati di verificare la possibilità di estendere il vaccino di AstraZeneca agli over 65, come deciso ieri dalla Germania.

Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

«Con Il Portavoce sto vendendo più di Barack Obama», è l’affermazione che Giorgio Gandola, sulla prima pagina della Verità, attribuisce a Rocco Casalino, spin doctor del premier Giuseppe Conte in due governi. Come sempre Ta-Rocco, per usare l’azzeccato nomignolo appioppatogli da Dagospia, le spara grosse. Nella sua prima settimana in libreria, Il Portavoce (Piemme) ha venduto infatti 3.665 copie, piazzandosi al 15° posto in classifica. Nella stessa settimana, Una terra promessa (Garzanti) di Barack Obama ne ha vendute quasi il triplo, 9.604, occupando il 6° posto in classifica. Si deve dedurne che Casalino non la racconta giusta. E poiché da quando è uscito, a metà novembre, il saggio di Obama ha già totalizzato 120.152 copie, per venderne di più a Ta-Rocco servirà un Grande Puntello, più che un Grande Fratello.

Nella rubrica «Il racconto», sul Fatto Quotidiano, Andrea Vitali, il medico diventato romanziere di successo, si dedica a una briosa dissertazione statistica sui consumi alcolici nel bar che frequenta abitualmente. Parlando della grappa bianca, egli riferisce che essa è prediletta da «quei soggetti che, ligi a vecchi costumi, usano avviare la mattina di lavoro corroborando lo spirito con quel liquore». Definizione assai impropria: la grappa non è un liquore bensì un distillato, per la precisione un’acquavite di vinaccia che per legge può essere ricavata solo in Italia da uve raccolte e vinificate esclusivamente nel nostro Paese.

«Se esistesse un “Archivio dei giorni perduti”, alla voce “scuola” bisognerebbe aggiungere 112 miliardi di pagine. Tanti sono i giorni di didattica in presenza che bambini e ragazzi di tutto il mondo hanno smarrito dall’inizio della pandemia, esattamente un anno fa», scrive Viola Ardone nell’incipit di un articolo sulla prima pagina della Stampa. Anche ammettendo che dall’inizio della pandemia siano state interrotte le lezioni in presenza per tutti i 365 giorni (il che non è) e che il fenomeno abbia riguardato per l’intero anno tutti i 195 Stati sovrani riconosciuti dall’Onu (il che non è), i giorni in cui sono saltate le lezioni ammonterebbero a 71.175. L’unico dato importante è che sono stati 1,2 miliardi (stima dell’Unesco) gli studenti costretti a ricorrere alla didattica a distanza, ecco tutto. Ma ciascuno di loro avrebbe perduto, nella peggiore delle più fantasiose ipotesi, 365 giorni di scuola (71.175 volendo riferirsi al totale degli Stati sovrani). Solo che è più reboante, per i giornali, parlare di 112 miliardi di giornate perse.

Titoli da un’unica edizione del Domani. Pagina 9: «Per approdare al successo, i bitcoin hanno dovuto tradire la loro missione». Pagina 10: «La parentesi di Draghi deve servire a rendere Renzi inoffensivo». Pagina 11: «Per essere efficace il Recovery plan deve ripartire dalle nostre città». Ecco un quotidiano che ha il senso del dovere.

Parlando dello snobismo sulla Verità, Silvana De Mari afferma: «La parola deriva da s. nob., che vuol dire sine nobilitate. Era scritto nei college inglesi di fianco ai nomi di quelli che non erano né conti né marchesi, e che quindi spesso sviluppavano un complesso di inferiorità che compensavano con un comportamento ignobile di aggressione agli umili». Trattasi di una mera ipotesi che fu avanzata, peraltro in termini un po’ diversi, da Alfredo Panzini nel Dizionario moderno (1908): «Snob è voce di incerta etimologia. Nobs, abbreviazione di filius nobilis, dicevasi nei collegi dei giovanetti patrizi; coloro che vi si accostavano o ambivano accostarsi erano detti quasi-nobs, indi snobs». Nel Grande dizionario della lingua italiana (edito fra il 1961 e il 2002), Salvatore Battaglia ne parla così: «Secondo un’opinione citata dal Panzini, ma non accreditata, deriverebbe invece dall’abbreviazione s.nob. che i cancellieri apponevano sugli elenchi delle famiglie plebee e corrispondente alla locuzione latina sine nobilitate “senza nobiltà”». Il vocabolario Treccani dirime la questione in questo modo: «È priva di fondamento l’opinione, molto diffusa, che sia un’abbreviazione della locuzione latina s(ine) nob(ilitate) “senza nobiltà”». Infine, ecco la definizione sullo Zingarelli 2021: «Voce inglese, di origine scandinava, propriamente “calzolaio, uomo rozzo”; divulgata dal Libro degli Snob, di W. M. Thackeray (1811-1863), ma presente nel gergo antico dell’Università di Cambridge per indicare ogni estraneo a quell’ambiente e come tale non socialmente qualificato».

Titolo dalla Gazzetta di Mantova del 1° marzo: «Gravissimo ma vivo il dottor Posteraro». Poiché nell’edizione del giorno precedente un altro titolo, a tutta pagina, annunciava «Il Montecchi piange il primario di Riabilitazione. II dottor Posteraro stroncato da una malattia a 62 anni», il «ma» segnalava che in redazione erano dispiaciuti non già per il macabro errore bensì perché il medico non si rassegnava a morire. L’indomani, sospiro di sollievo in pagina: «La notizia della prematura scomparsa del dottor Lucio Posteraro, 62 anni, vinto da una grave malattia, è ora confermata». Più che la scomparsa, era prematura la notizia della morte.

SL

C’era una volta

Dieci anni fa

Domenica 6 marzo 2011. Dopo la violentissima battaglia di Zawiyah, dove l’esercito di Gheddafi ha ucciso almeno 30 manifestanti, sono ripresi gli scontri in tutta la Libia.

A Dar’a, in Siria, una città a maggioranza sunnita nel sud del paese, un gruppo di ragazzi dai 13 ai 16 anni, colpevoli di aver realizzato dei graffiti sul muro di una scuola, sono stati arrestati. Tra le scritte si legge: «Il popolo vuole rovesciare il regime», «È il tuo turno, dottore», messaggio diretti contro il presidente tiranno Assad. La polizia promette ai genitori che i ragazzi sarebbero stati detenuti soltanto per poche ore ma in serata erano ancora dentro.

È da cinquant’anni che la Siria è governata dalla famiglia Assad. Nel paese si fa un uso massiccio di della censura, dello spionaggio e dell’intimidazione. «Nei primi mesi della primavera araba la rete televisiva Al Jazeera definì la Siria “il regno del silenzio”, perché, a differenza dei suoi vicini, dall’interno dei suoi confini non sembrava alzarsi nessuna voce di protesta o di dissenso» [IlPost].

Il cantante Filippo Maria Fanti decide di chiamarsi Irama.

Venti anni fa

Martedì 6 marzo 2001. Con la legge n. 64 nasce il servizio civile nazionale. Non solo un’alternativa alla leva obbligatoria, ma un’opportunità per svolgere incarichi di assistenza, promozione e utilità sociale.

Venticinque anni fa

Mercoledì 6 marzo 1996. Scoppia la guerra cecena. I ribelli attaccano il quartier generale del governo russo a Groznyj. Muoiono 70 soldati e poliziotti russi e 130 combattenti ceceni.

Trenta anni fa

Mercoledì 6 marzo 1991. A Brindisi attraccano due navi mercantili albanesi, la Tirana e la Liriya, cariche di 6.500 profughi. Subito dopo arrivano altre imbarcazioni. Alla fine della giornata, sulle banchine del porto si contano 15mila persone.

«La banchina Sant’Apollinare del porto di Brindisi si riempì di feriti, di donne e bambini stremati dal viaggio e dalle troppe ore passate in piedi o stipati come sardine nelle navi sequestrate dagli stessi albanesi nei porti di Durazzo e Valona dove l’esercito albanese aveva avuto l’ordine di non intervenire. Furono tutti mobilitati, polizia, carabinieri, vigili urbani e Capitaneria di porto, tutti cercarono di contenere l’enorme folla assetata e affamata, un continuo via vai di ambulanze per soccorrere le persone ferite nella ressa o estenuate dal viaggio. Alle loro spalle, in mare, una processione interminabile di imbarcazioni e navi continuava ad arrivare sino a raggiungere in quella sola giornata quota 15.000 profughi. Alcune centinaia riuscirono ad eludere la sorveglianza e si riversarono nelle strade della città in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti e vestiti puliti». [BrindisiReport]. Altri sbarchi nei giorni successivi.

Tra i profughi c’è anche l’artista Alfred Mirashi, in arte Milot. «Aveva 19 anni quando a Durazzo salì su un barcone senza un soldo in tasca, senza vestiti di ricambio, senza una valigia. E senza neppure rendersi conto di quel che stava accadendo, risucchiato da una fiumana di gente che stava scappando in massa da un’Albania resa povera e senza futuro dalla fine del regime di Enver Hoxha. “La mia famiglia – spiega Milot – viveva nei gulag, eravamo schiavi dei campi, e a noi era vietato studiare perché condannati per sempre ai lavori forzati nelle campagne. Fu così che, per me, l’Italia divenne una sorta di terra promessa” […] Alfred Mirashi finì a Cervinara, sperduto paesino al confine tra l’Irpinia e il Sannio, meno di diecimila anime, in provincia di Avellino, nella valle Caudina tra i monti del Partenio e il maestoso Taburno. “Mi chiesero cosa sapessi fare e io risposi che ero un intagliatore di legno. Mi prese a lavorare con sé Felice Ferraro. Poi, quando espressi il desiderio di partecipare al concorso per accedere all’Accademia di Brera, fui aiutato dalla famiglia del filosofo Carlo Bianco e dai suoi figli”. Nel ’99 i quotidiani di Milano titolarono “Un albanese vince il primo premio all’Accademia di Brera”. Era Milot, che l’arte ce l’aveva nel sangue» [Custodero, Rep].

Cinquanta anni fa

Sabato 6 marzo 1971. A Roma nevica. Alle 8 di mattina si contano già 15 centimetri. Chiuso per molte ore l’aeroporto di Fiumicino, incidenti stradali, crollo di alberi, numerose assenze negli uffici e nelle scuole. In tutta Italia fa un gran freddo, con temperature quali non si ricordavano da oltre mezzo secolo.

«Scade alla mezzanotte di oggi la tregua sul Canale di Suez fra egiziani e israeliani. Escluso un rinnovo formale del cessate il fuoco, non sembra d’altra parte probabile una ripresa delle ostilità. Mentre il governo egiziano ha presentato precise condizioni per il prolungamento formale della tregua, Israele ha rinunciato a richiamare i riservisti nella convinzione che non vi saranno incidenti. Il pericolo di uno scontro accidentale è però aumentato» [CdS].

Sessanta anni fa

Lunedì 6 marzo 1961. La regina Fabiola e re Baldovino sono tornati in Spagna per riprendere il viaggio di nozze interrotto dai gravi incidenti scoppiati in Belgio poco dopo le loro nozze. A Siviglia, dove sono scesi, i due sposi hanno posato per la folla di fotografi che li aspettava in aeroporto.

Mentre le cronache dedicano ampio spazio all’improvvisa malattia di Elizabeth Taylor che versa in condizioni preoccupanti in una clinica di Londra, l’attrice Marilyn Monroe ha lasciato l’ospedale presso il quale era in cura per un forte esaurimento nervoso.

Nicole Laquin – la prima donna nuda della Televisione francese –ha dovuto far cambiare la cassetta delle lettere di casa sua: non bastava più a contenere tutta la corrispondenza del suoi ammiratori.

Settanta anni fa

Martedì 6 marzo 1951. A New York, alle 10.30 del mattino, si inizia il processo Rosenberg. Julius Rosenberg, ingegnere elettrico di 33 anni, è accusato di essere il capo di una cellula di spie comuniste di cui fanno parte anche sua moglie Ethel e un altro attivista di sinistra, Morton Sobell. I principali accusatori sono David Greenglass e sua moglie Ruth. Tutto il processo ruota intorno a un episodio avvenuto nel settembre del 1945, quando, secondo i Greenglass, Julius ricevette da David dei documenti segreti sulla bomba atomica ed Ethel li ricopiò.

Ottanta anni fa

Giovedì 6 marzo 1941. Dal bollettino n. 272: «Sul fronte greco nulla di notevole da segnalare. Nostri aerei hanno bombardato impianti portuali dell’isola di Mitilene. Nell’Africa Settentrionale intensa attività di ricognizioni terrestri ed aeree. In Africa Orientale, nel settore di Cheren, abbiamo contrattaccato forze nemiche che tentavano di infiltrarsi di notte nelle nostre linee, catturando alcuni prigionieri.

In Olanda, il tribunale di guerra tedesco condanna a morte 18 appartenenti all’Organizzazione di lotta clandestina. Sono le prime vittime della resistenza olandese all’invasore tedesco [Salmaggi e Pallavisini].

Novanta anni fa

Venerdì 6 marzo 1931. Complotto a Monaco. «I monegaschi sono disciplinati. Quando, come si ricorderà, all’Inizio della stagione invernale il Principe regnante Luigi prese il grave provvedimento di sciogliere il Consiglio nazionale e il Consiglio comunale, togliendo una parte delle prerogative costituzionali ai suoi sudditi, la parte di questi che voleva protestare fu convinta della necessità di rimanere tranquilla durante tutto l’inverno. Fu loro infatti tenuto il seguente ragionamento. “Se voi provocate disordini e manifestazioni durante i mesi d’inverno, i forestieri se ne vanno e allora addio incassi del Casino e utili dei grandi alberghi. Anche noi avremo la crisi economica e sarà necessario aumentare le tasse o stabilirne delle nuove. Rimanete dunque tranquilli per il momento; in primavera vedremo”. E gli abitanti del minuscolo Staterello sono stati buoni buoni durante tutto l’inverno. Ma ora, che la primavera si approssima, un vento di fronda comincia nuovamente a spirare nel Principato della roulette. Si parla nientemeno d’un complotto tendente a rovesciare dal trono, non prima del prossimo aprile beninteso, il Principe Luigi per mettere al suo posto il Principe Pietro. Pietro di Polignac, come si ricorderà, era il Principe consorte dello Principessa Carlotta, erede della corona monegasca alla morte di Luigi II. Solamente, l’accordo fra il conte francese e la sua principesca metà era diventato a poco a poco tanto problematico da determinare una sentenza di separazione, arbitrata a Parigi da Poincaré. In seguito a tale sentenza Pietro di Polignac perdeva ogni diritto al trono dei Grimaldi. Secondo voci messe oggi in circolazione, viene affermato che egli non vuole piegarsi più alla ria sorte ad onta dei molti quattrini che ha ricevuto al momento della separazione e, stabilitosi in un castello a due chilometri dalla frontiera monegasca, trama nell’ombra per rovesciare alla fine della stagione invernale il suo principesco ex-suocero» [CdS].

Cento anni fa

Domenica 6 marzo 1921. Grande adunata di camicie nere per l’inaugurazione del fascio cittadino. Terminata la cerimonia, un’automobile è colpita da fucilate provenienti dalla Camera del lavoro. Uccisi due anziani ex tamburini dell’esercito piemontese (Costantino Brioglio e Antonio Strucchi), ferito il comandante dei fascisti torinesi De Vecchi. Fascisti e carabinieri hanno espugnato poi la Casa del popolo con un cannoncino e due mitragliatrici: negli scontri sono caduti lo squadrista della Enrico Toti Luigi Scaraglio, i socialisti Francesco Novarese e Domenico Patrucco; le forze dell’ordine hanno arrestato circa duecento “sovversivi” [Franzinelli1].

Centoventi anni fa

Mercoledì 6 marzo 1901. A Brema l’imperatore Guglielmo viene ferito non gravemente alla faccia da un esaltato, Diego Weyland, che gli scaglia contro un anello di rotaia.

Centoquaranta anni fa

Domenica 6 marzo 1881. Il numero delle vittime nel terremoto di Casamicciola sono più di quelle stimate all’inizio. Il danno alle case appare sempre più grave. Continuano ad affluire gli aiuti. Grande commozione in tutta Italia (Comandini).

Centocinquanta anni fa

Lunedì 6 marzo 1871. Pio IX tiene stamane un concistoro segreto e pronuncia parole di rammarico e di sdegno per gli avvenimenti del settembre. Respinge fin d’ora ogni idea di accettare le Guarentigie (Comandini).

Centosessanta anni fa

Mercoledì 6 marzo 1861. «Ai Comuni il deputato Edwin James pronunzia discorso apologetico della rivoluzione italiana; sir Robert Peel augura che l’Italia sia unita e rigenerata con Roma; Gladstone, cancelliere dello scacchiere, fa l’elogio di Vittorio Emanuele; descrive le iniquità del regime borbonico a Napoli, ed augura il rinnovamento dell’Italia; Maguire vuol far parere prospere le condizioni degli Stati del papa; Arturo Russell rileva dalla discussione che la politica del governo inglese verso l’Italia è stata quale lo spirito pubblico inglese volevala; Roebuck è tutto propenso per l’unità italiana, ma l’Inghilterra non deve volerla vassalla della Francia; lord John Russell dimostra tutti i malanni del governo pontificio, e quanto alla Venezia crede che l’Austria non tarderà a riconoscere la convenienza di cederla all’Italia» (Comandini).

«Scoperta una misteriosa congiura per restaurare a Napoli la dinastia di Gioacchino Murat, al posto di Re Francesco II delle Due Sicilie e di Vittorio Emanuele II di Savoia. La notizia è diffusa martedì 6 marzo 1861, quando la “cospirazione è ormai sventata”. Vera o falsa che sia, è indicativa dell’instabilità di questi giorni. Il periodico L’Italia riferisce che a scoprire “la trama” è stato un garibaldino d’origine francese, tale Inveler. Avrebbe rivelato che «ufficiali del passato governo borbonico e impiegati destituiti avevano accettato volentieri un partito che dava loro il destro di vendicarsi dei loro nemici e riacquistare la perduta dignità». Secondo Inveler “un tal medico svizzero, chiamato Whytand, andava attorno arrolando uomini, corrispondendo per lettere e missive segrete coi capi, spargendo armi e denari”. “I documenti che sono venuti in mano alla polizia sono gravissimi” assicura L’Italia”. “Tra gli altri vi ha una lettera di un noto scrittore al Whytand in cui gli scrive ch’egli da Marsiglia porterà seco e fucili e revolver”. Chi è questo misterioso scrittore? Nessuno lo dice. Si aggiunge però che «due giorni dopo che la lettera è stata intercettata dalla polizia fu pubblicato nel periodico l’Indipendente un lungo articolo, in cui dicevasi esser possibil cosa ripristinare a Napoli la dinastia di Murat”. Si racconta che armi sono state sbarcate in Calabria e nel Salernitano. Ma “per fortuna solenni e alte rivelazioni sono state fatte alla polizia”» [Lupo, Sta].

Centonovanta anni fa

Domenica 6 marzo 1831. Al Teatro Carcano di Milano debutta La sonnambula di Vincenzo Bellini. Sul palco il soprano Giuditta Pasta, il mitico tenore Giovanni Battista Rubini quale Elvino e il basso Luciano Mariani nel ruolo del Conte Rodolfo. Dedicata da Bellini all’amico musicista Francesco Pollini, l’opera ottiene un grandissimo successo

«Vincenzo Bellini compose l’opera in soli due mesi mentre si trovava a Moltrasio sul lago di Como, ospite nella villa dei Conti Lucini Passalacqua e vicino alla residenza di Giuditta Turina, una giovane dama con cui intratteneva una relazione sentimentale. Inizialmente il duca Litta di Milano aveva commissionato al compositore catanese un’opera tratta da Hernani di Victor Hugo (in seguito musicato da Giuseppe Verdi) ma l’opposizione della censura austriaca spinse il musicista ad abbandonare il progetto originario e a scegliere, anche su suggerimento di Felice Romani, un soggetto di carattere pastorale e idilliaco. Comunque parte della musica già composta per Hernani fu impiegata proprio nella Sonnambula e, successivamente, anche nella Norma» [amiciliricaviozzi.it].

Duecento anni fa

Martedì 6 marzo 1821. Nel gabinetto di Carlo Alberto, Roberto d’Azeglio, Santorre di Santarosa, Carlo di San Marzano, il cav. Giacinto Provana di Collegno e il conte Moffa di Lisio informano il principe di Carignano dell’imminente rivoluzione militare e chiedono costituzione e guerra all’Austria. Carlo Alberto concede il proprio assenso.